“Non svegliate le fate”. Gli scavi archeologi in corso in Calabria nelle loro case. Chi erano. Quali luoghi in Italia e in Europa prendono il loro nome

Negli ultimi giorni, nel sito archeologico chiamato “Area delle Fate”, situato in contrada Cutura di Rose, è stata avviata una nuova campagna di scavi guidata dal dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria sotto la direzione del professor Armando Taliano Grasso. Questo sito, che già in passato aveva rivelato importanti tracce di insediamenti antichi, è circondato da una ricca storia legata alle leggende popolari e agli aspetti più misteriosi del passato. Luogo tabù per la presenza di antiche sepolture, mantenne questa aura per un paio di millenni, anche quando, ormai, i resti parevano meno evidenti.

Ma là sul terrazzamento c’era, effettivamente, qualcosa di strano.

Ombre sinistre, versi di animali selvatici. Fuochi che non sembravano accesi da mano umana. Le fate erano dame bianche, come veli nebbia, lacerti di nube.

Individuato nel 2011 nel corso di un’attività di indagine svolta congiuntamente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e dal Laboratorio di Topografia Antica e Antichità Calabresi (LABTAAC) dell’Università della Calabria, grazie anche alla collaborazione dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, il santuario in località Santicelli/Area delle Fate, frequentato da genti anelleniche già a partire dall’età del Ferro fino agli ultimi decenni del III secolo a.C., occupa una superficie di circa 1.000 mq, su un alto costone sovrastante la destra idrografica del torrente Iavas, tributario del Crati, non lontano dal moderno abitato di Rose, a circa 12 km a nord-est di Cosenza.

Nel 1940 una piccola statuetta in bronzo di Kore con fiore di loto fu rinvenuta nel territorio comunale. Persefone, chiamata anche Kore (Κόρη, cioè giovinetta), Kora, o Core, è una figura della mitologia greca, fondamentale nei Misteri eleusini, entrata in quella romana con il nome di Proserpina. Essendo la sposa di Ade, era la dea minore degli Inferi e regina dell’oltretomba. Donne dell’oltretomba. Ecco perché, allora, il paese è collegato alle fate.

Storia del sito “Area delle Fate”

L’area delle Fate è conosciuta soprattutto per le sue caratteristiche archeologiche legate a luoghi di sepoltura preistorici e a tracce di insediamenti umani che risalgono all’età del Bronzo. Esiste pertanto una stretta connessione tra il toponimo e ciò che stava sotto il terreno. Una correlazione che ci permette di dire che molto speso il nome di queste località ci può condurre alla scoperta di siti archeologici.

Le prime indagini sul sito hanno rivelato una stratificazione storica importante, con evidenze di frequentazione dall’epoca protostorica fino al periodo medievale. Gli scavi precedenti avevano portato alla luce tombe ipogee e resti di strutture abitative che testimoniano la presenza di comunità ben organizzate.

Il nome stesso, “Area delle Fate”, richiama le antiche leggende locali che descrivono questo luogo come abitato da creature sovrannaturali, piccole fate o “janas”, termine che, ad esempio, in Sardegna è legato a simili credenze popolari. Questo legame con il mito delle fate è forse dovuto alle caratteristiche stesse del sito: tombe scavate nella roccia e strutture megalitiche che hanno affascinato le popolazioni locali per secoli, trasformandosi in dimore immaginarie di spiriti e creature fatate.

Luoghi di sepoltura o abbandonati: il mito delle Fate

La connessione tra il nome “fate” e i luoghi di sepoltura è ricorrente in molte culture mediterranee e oltre. I “Domus de Janas” in Sardegna, come accennato, sono tra i più celebri esempi di questo tipo di mitologia legata a luoghi cimiteriali. Anche in Italia centrale, in aree come l’Appennino tosco-emiliano, i dolmen e le tombe megalitiche sono spesso associate a leggende di fate o spiriti ancestrali. In Francia, le leggende che circondano i menhir della Bretagna evocano storie di fate che abitano i grandi monoliti e che li utilizzano per proteggere i morti.

In molti casi, la presenza di città abbandonate o di necropoli ha contribuito a creare un’aura di mistero attorno a questi luoghi. Nell’”Area delle Fate” di contrada Cutura, le tombe e gli edifici abbandonati sembrano suggerire un’antica città dimenticata, un insediamento che un tempo era florido ma che col tempo è stato progressivamente abbandonato. Questi luoghi, come accade per molti siti archeologici, mantengono un legame speciale con il passato, trasformandosi in simboli di un tempo remoto abitato da creature invisibili, per lo più immaginarie.

Domus de Janas: le “case delle fate”

Uno degli esempi più affascinanti di queste antiche tombe legate a leggende di fate sono le “Domus de Janas” della Sardegna. Queste strutture ipogee sono tombe scavate direttamente nella roccia, utilizzate principalmente durante il periodo preistorico per la sepoltura dei defunti. Risalenti al Neolitico, sono distribuite su gran parte dell’isola e si caratterizzano per la loro forma particolare, che ricorda delle piccole case, da cui il nome popolare di “case delle fate” o “case delle streghe”.

Le Domus de Janas non erano solo semplici sepolture; alcune di esse presentano decorazioni raffinate che evocano simboli religiosi e spirituali dell’epoca, come corna di buoi scolpite, simbolo di fertilità, e segni incisi che probabilmente avevano un significato rituale. La leggenda popolare narra che queste tombe fossero dimore di creature magiche, le “Janas”, fate o streghe che proteggevano i segreti della natura e delle rocce.

Altri esempi di “Aree delle Fate” e leggende

Oltre alla Sardegna e al sito di Cutura di Rose, vi sono numerosi altri esempi di luoghi chiamati “delle fate” in Italia e nel mondo. In Irlanda, le “Fairy Forts” sono strutture circolari risalenti all’età del ferro e considerate residenze delle fate. Anche qui, il mito della presenza di esseri soprannaturali si mescola con le antiche tradizioni funerarie e con la percezione popolare dei luoghi come sacri o pericolosi.

Un altro esempio emblematico è il “Castello delle Fate” in Germania, una collina circondata da misteri e leggende che narrano di creature magiche che abitano le grotte nascoste all’interno della montagna. Anche se la componente soprannaturale è frutto della fantasia popolare, i siti archeologici rivelano spesso tracce di insediamenti umani o di antichi riti funerari.

Nel corso delle campagne di scavo nel sito “Area delle Fate” di Rose, sono stati rinvenuti diversi materiali che testimoniano una lunga storia di insediamenti. Tra i reperti più significativi vi sono:

  • Ceramiche preistoriche: alcuni frammenti risalgono all’età del Bronzo e mostrano tracce di decorazioni geometriche, che erano tipiche delle culture locali della Calabria antica.
  • Strumenti in pietra: come schegge di selce e utensili litici, probabilmente utilizzati per la caccia o per la lavorazione di materiali durante la vita quotidiana degli antichi abitanti.
  • Resti ossei: principalmente umani, trovati nelle tombe ipogee. Questi resti, spesso associati a corredi funerari semplici, suggeriscono che l’area fosse utilizzata per scopi funerari, come già accennato dal nome stesso del sito.
  • Elementi architettonici: blocchi di pietra lavorata, che indicano la presenza di strutture abitative o religiose, forse legate a pratiche rituali.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa