Sono stati presentati in queste ore, in anteprima, i risultati e le considerazioni analitiche dello strepitoso ritrovamento di statue ed ex voto di bronzo e di circa 5000 monete antiche riportate alla luce nel santuario termale di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. L’Università di Salerno – chiamata a collaborare con l’indagine sulle monete – ha creato questo primo, importante approfondimento, a ridosso dei sensazionali ritrovamenti degli ultimi mesi, inserendo il convegno nelle iniziative del Dottorato in Metodi e Metodologie della Ricerca Archeologica e Storico-Artistica (Dottorato MeM), che ha così aperto il nuovo anno accademico.
All’incontro, dopo il saluto da parte del Magnifico Rettore dell’Università di Salerno prof. Vincenzo Loia – sono intervenuti Jacobo Tabolli, Ada Salvi e Emanuele Mariotti, coordinatori delle attività di scavo che hanno dialogato con Renata Cantilena e Giacomo Pardini, docenti del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università di Salerno e componenti del collegio del Dottorato MeM.
L’ultima campagna di scavi ha permesso il rinvenimento – in provincia di Siena – del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
Si tratta di oltre venti statue – hanno detto i relatori – che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti. L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso di preservare le iscrizioni in etrusco e latino che furono incise sulle statue.
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II e il I secolo a.C. Si tratta di un periodo storico di grandi trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale di Roma, nel santuario del Bagno Grande nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue all’acqua sacra.
Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra. Le statue dovevano essere posizionate sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sugli eleganti blocchi in travertino. A più riprese – sicuramente nel corso del I secolo d.C. – le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo. Un mutamento dell’orizzonte culturale? Un semplice cambiamento del rito?
La vasca ha restituito più di cinquemila monete romane (in oro, argento e lega di rame) datate prevalentemente tra il I ed il III secolo d.C. che, come gli altri reperti, sono state offerte in questo luogo sacro.
Dunque non si tratta di uno scarico di materiale sacro nell’acqua calda – hanno detto gli archeologi – bensì di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C., mentre agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso e il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico sacro a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto”.
Lo scavo è condotto dal Comune di San Casciano dei Bagni su concessione della Direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura. Le attività di ricerca sono coordinate dal prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena e la direzione sul campo è del dott. Emanuele Mariotti per conto del Comune di San Casciano dei Bagni; la tutela è diretta dalla dr.ssa Ada Salvi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo (SABAP-SI). La campagna di scavo è stata integralmente finanziata dal Comune di San Casciano dei Bagni e si avvale anche del contributo di società e fondazioni internazionali (Ergon, Heureka Ambiente, Vaseppi Trust, Fondazione Friends of Florence, Max Ulfane). La conservazione e il restauro sono condotte dalla dott.ssa Wilma Basilissi dell’Istituto Centrale del Restauro in collaborazione con la dott.ssa Simona Pozzi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. Il Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze ha inoltre coadiuvato la direzione scientifica dello scavo nelle operazioni di sicurezza del cantiere di scavo e dei reperti.
Nell’ottica di collaborazione e scambio con altri Istituti la SABAP-SI ha formalizzato un accordo con il DiSPaC/Unisa per lo studio dei reperti monetali (responsabile scientifico prof. Giacomo Pardini); tale attività è stata inserita nel più ampio progetto di ricerca, tutela e valorizzazione dei rinvenimenti monetali in Italia denominato “Coin Finds Hub – Italy” (responsabili scientifici proff. Renata Cantilena, Federico Carbone e Giacomo Pardini), attuato grazie ad una Convenzione quadro tra UNISA e gli Istituti centrali del MiC (DGMusei, DGABAB, ICA, ICCD, ICCU).