Sono riemersi, durante il restauro, la sclera candida e gli iridi color ghiaccio di Cosimo I de’ Medici, busto monumentale in bronzo, che venne realizzato da Benvenuto Cellini tra il 1545 e il 1548, conservato al museo del Bargello, a Firenze. Fino ad oggi gli occhi erano coperti da una patina scura, probabilmente stesa durante restauri ottocenteschi, con il fine di uniformare il bronzo e renderlo più severo. Il busto assume ora una potenza sorprendente. “L’argento – spiega il critico Bernardelli Curuz – ha il potere di accendere quello sguardo, anche nell’oscurità più profonda. Cellini moltiplicò, attraverso l’uso di una lamina d’argento, il processo di divinizzazione del Duca di Toscana, richiamandosi a procedure analoghe compiute nelle statuaria antica. Dobbiamo sempre pensare quanto fosse sorprendente, nel passato, vedere due occhi accendersi, in una statua, grazie a un riflesso. La posizione del volto di Cosimo e la semi-sfericità degli occhi favoriscono, durante le ore diurne, il processo di riflessione della luce del cielo, fino a trasformare lo sguardo in un monito abbacinante. Durante le ore notturne, gli stessi occhi dardeggiano quando riflettono la fiamma di una torcia o di un candeliere. Cellini sottolineò, evidentemente questo aspetto fatale: il duca doveva essere considerato intermediario tra gli uomini e le potenze celesti, tra la storia minuta della gente e la Storia della nazione. Il suo sguardo è determinato, ma al tempo stesso rapito dall’Altrove, da grandi imprese, da incomparabili progetti che dovevano apparire come ispirati da Dio”.
“Lo sguardo di luce di Cosimo – prosegue il critico d’arte – si collega anche alla raffigurazione di Medusa (colei che “protegge”, in greco) che l’uomo reca sul pettorale. Secondo il mito, le Gorgoni – alle quali Medusa appartiene – avevano, infatti, il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il loro sguardo. Quindi Cosimo assume da quella figura, che egli domina come Perseo, la potenza dello sguardo che è in grado di annichilire il nemico. Cosimo non guarda verso il basso per pura clemenza”.
Il fortunato recupero è stato possibile grazie al restauro iniziato ad aprile 2021, in vista del prestito della scultura al Metropolitan Museum di New York per la mostra The Medici: Portraits and Politics, 1512-1570 (26 giugno – 11 ottobre 2021). Affidato alla restauratrice Ludovica Nicolai, l’intervento prevedeva inizialmente la sola rimozione di alcuni prodotti di corrosione della lega formatisi all’interno del busto. Nell’occasione, stimolata da un’ipotesi che era stata lanciata dalla critica, la restauratrice – di concerto con la dottoressa Ilaria Ciseri, curatore delle collezioni del Museo Nazionale del Bargello, che ha seguito il restauro – ha pensato di procedere ad un piccolo saggio sulla superficie degli occhi, per verificare se fosse stata realizzata in argento.
“Il tentativo ha dato subito un risultato emozionante – racconta Ilaria Ciseri – celato sotto uno strato scuro e compatto è infatti emerso il chiarore di un metallo di colore diverso dal bronzo e in breve la restauratrice ha potuto accertare che il metallo era proprio argento. Benvenuto Cellini aveva dunque adottato una tecnica usata fin dall’antichità per impreziosire i volti delle sculture, inserendo lamine d’argento all’interno degli occhi”.