39 lingotti di oricalco furono rinvenuti dal segnalatore Francesco Cassarino nel mare di Gela. Provenienti verosimilmente dalla Grecia o dall’Asia Minore, presenti in un relitto che dovrebbe datarsi alla prima metà del VI secolo a.C. L’oricalco è un metallo simile al moderno ottone, noto come metallo prezioso per la sua somiglianza all’oro nell’antichità. Prodotto per cementificazione di rame e zinco principalmente, più piccole percentuali di Nichel, Piombo e Ferro.
Ricerche successive condotte tra il 2014 e il 2017 nel mare di contrada “Bulala”,ì permisero di recuperare complessivamente 80 lingott, a est del petrolchimico di Gela. Una scoperta che costituisce un unicum in tutto il bacino del Mediterraneo. Platone lo citò nella descrizione dell’isola di Atlantide: “…le mura erano costruite con pietre rosse bianche e nere … ed erano ricoperte da stagno e dal prezioso metallo orichalcum…”.
Questo rinvenimento dimostra la ricchezza di Gela in epoca arcaica, circa 100 anni dopo la sua fondazione del 689 a.C. ad opera di Antifemo e Eutimo, nonché la presenza di ricche e specializzate officine artigianali per la produzione di oggetti di grande valore estetico. La presenza di oricalco a Gela potrebbe connettersi con l’origine rodia della città. Non è trascurabile il fatto che gli antichi Greci indicavano in Cadmo (figura mitologica greco-fenicia) l’inventore dell’oricalco.
“Il rinvenimento di lingotti di oricalco nel mare di Gela” – dichiarò il Soprintendente Sebastiano Tusa – “apre prospettive di grande rilievo per la ricerca e lo studio delle antiche rotte di approvvigionamento di metalli nell’antichità mediterranea. Finora nulla del genere era stato rinvenuto nè a terra nè a mare. Si conosceva l’oricalco attraverso notizie testuali e pochi oggetti ornamentali. Inoltre si conferma la grande ricchezza e capacità produttiva artigianale della città di Gela in epoca arcaica come area di consumo di oggetti di pregio. L’oricalco era, infatti, per gli antichi un metallo prezioso la cui invenzione produttiva attribuivano a Cadmo”.