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Quegli ingranaggi di 2100 anni fa sono gli antenati del computer. Uno studio ricostruttivo dagli esiti sorprendenti


Il Meccanismo di Antikythera – datato tra il 150 a. C. e il 100 a. C. – era uno strumento computazionale per l’astronomia matematica, che incorporava i cicli dell’astronomia babilonese e il gusto greco per la geometria. – dicono gli studiosi Toni Freeth, Davide Higgon, Aris Dacanalis, Lindsay MacDonald, Myrto Georgakopoulou e Adam Wojcik, autori del saggio “Un modello del cosmo nell’antico meccanismo greco di Antikythera”, pubblicato da Nature.

Il meccanismo di Antikythera ha sfidato i ricercatori sin dalla sua scoperta. Ora diviso in 82 frammenti, solo un terzo dell’originale sopravvive, tra cui 30 ruote dentate in bronzo corrose. “La nostra sfida era creare un nuovo modello per abbinare tutte le prove sopravvissute. – affermano gli studiosi. E la sfida è riuscita.

“Quella macchina – proseguono i ricercatori – calcolò le longitudini eclittiche della Luna, del Sole e dei pianeti, la fase della Luna, le fasi sinodiche dei pianeti; i giorni esclusi del Calendario Metonico, le eclissi. Possibilità, tempi, caratteristiche, anni e stagioni; le levate e i tramonti eliaci di stelle prominenti e costellazioni, il ciclo delle Olimpiadi. Un antico compendio astronomico greco di sbalorditiva ambizione. È il primo dispositivo noto che ha meccanizzato le previsioni delle teorie scientifiche e avrebbe potuto automatizzare molti dei calcoli necessari per il proprio progetto. Sono i primi passi verso la meccanizzazione della matematica e della scienza. Il nostro lavoro rivela il Meccanismo di Antikythera come una bellissima concezione, tradotta da una superba ingegneria in un dispositivo geniale. Sfida tutti i nostri preconcetti sulle capacità tecnologiche degli antichi greci”.

La macchina fu ritrovata nel 1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi sull’isoletta rocciosa di Anticitera. Al largo dell’isola, alla profondità di circa 43 metri, scoprirono il relitto di una nave mercantile romana, naufragata nel secondo quarto del I secolo a.C e adibita al trasporto di oggetti di prestigio, tra cui statue in bronzo e marmo.

Il meccanismo originario era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello spessore di un libro. Era stato realizzato in rame e originariamente montato in una cornice in legno. Era ricoperta da oltre 2000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato (il testo completo dell’iscrizione non è ancora stato pubblicato).