Recuperati due spilloni di 3200 anni fa che giacevano in una sepoltura sul mare del Salento

Gli oggetti risalgono all'età del Bronzo e costituivano uno status symbol. Sono stati rinvenuti nei pressi del litorale, in un'urna ad incinerazione. Sono stati sottoposti a restauro. Nell'area rinvenute 30 deposizioni funerarie

Tornano agli antichi splendori i due spilloni recentemente rinvenuti in una delle tombe della necropoli a cremazione di Torre Guaceto, nel Salento. Dopo l’intervento di restauro realizzato dagli esperti del Museo Sigismondo Castromediano di Lecce, i manufatti faranno rientro presso il laboratorio di archeologia della riserva.
Si sono incontrati ieri mattina presso il museo archeologico leccese, i rappresentanti istituzionali degli enti coinvolti nella fruttuosa collaborazione che ha portato al restauro di un importante corredo funerario femminile del II millennio a.C. scoperto nel 2021 sotto la superficie dorata della spiaggia delle conchiglie dell’area protetta.

Hanno partecipato al tanto atteso evento, il presidente del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, Rocky Malatesta, la soprintendente, Francesca Riccio, il direttore dello scavo e del laboratorio di archeologia, Teodoro Scarano, ed il presidente del Polo Biblio-Museale di Regione Puglia, Luigi De Luca.

I monili oggetto dell’intervento conservativo provengono dalla tomba 6 della necropoli protostorica a cremazione di Torre Guaceto e sono due spilloni in bronzo, del cosiddetto tipo Franzine, accompagnati da due perle d’ambra che si datano al Bronzo Recente (XIII-XII secolo a.C.).

Il precario stato di conservazione dei reperti riconosciuto al momento della scoperta aveva indotto gli enti coinvolti nell’attività di ricerca, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce, Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, a trasferirli presso il laboratorio di restauro del Museo Castromediano.

La riconsegna di oggi rappresenta l’ennesimo risultato raggiunto grazie alla stretta collaborazione che lega le tre istituzioni e che sancisce le politiche di conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della riserva che, grazie anche all’istituzione di un proprio laboratorio di archeologia, rappresenta un unicum nel panorama italiano.

Ora, in attesa di individuare uno spazio museale utile alla loro valorizzazione e fruizione, i reperti restaurati saranno custoditi presso il laboratorio di Torre Guaceto, nel quale sono conservati anche tutti gli altri materiali rinvenuti nella necropoli a cremazione attualmente in corso di studio.

Le indagini condotte negli ultimi due anni, in regime di concessione da parte del Ministero della Cultura, dall’Università del Salento in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà dell’Università di Bologna con il sostegno del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, hanno portato all’individuazione di oltre 30 deposizioni funerarie che, in base ai materiali archeologici rinvenuti e alle datazioni radiocarboniche effettuate su un primo campione di resti umani, potrebbero collocarsi tra la fine del XIV ed il XII secolo a.C., ovvero tra la fine del Bronzo Medio e le prime fasi del Bronzo Finale.

Una scoperta straordinaria figlia dello sforzo di ricerca che l’Università del Salento conduce nel territorio dell’area protetta di Torre Guaceto da oltre 15 anni con un progetto indirizzato allo studio dell’archeologia dei paesaggi costieri.

“L’attività archeologica nella nostra riserva – ha commentato il presidente del Consorzio di Gestione dell’area protetta, Malatesta -, rappresenta non soltanto una prospettiva fondamentale per storicizzare un luogo così unico e speciale, ma mostra anche un modello di collaborazione istituzionale molto efficace, impreziosito da un mecenatismo culturale che il tessuto economico del territorio ha messo a sua disposizione da qualche anno a questa parte, generando così un sistema davvero virtuoso su cui poter costruire grandi progetti anche in futuro”.

“La vicenda del recupero e del restauro di reperti così importanti come i due spilloni di Torre Guaceto testimonia ulteriormente l’importanza delle ricerche archeologiche nel territorio salentino” – ha aggiunto la soprintendente Riccio – “E’ un tema che ci sta particolarmente a cuore e che ci impegna nel sovraintendere a un gran numero di concessioni – alcune delle quali in corso da molti anni – conferite a studiosi ed operatori a livello nazionale e internazionale. Alla ricerca e allo studio si accompagnano necessità di conservazione e valorizzazione per le quali, sempre più, è importante poter contare su una proficua collaborazione interistituzionale”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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