Restaurati tre mulini arcaici che producevano il grano magico della pasta di Gragnano. Emerse strutture misteriose. La storia

La Valle dei Mulini, situata nei Monti Lattari nel comune di Gragnano, è stata il centro di attività molitorie per circa seicento anni. Questa valle, attraversata dal torrente Vernotico, ha ospitato numerosi mulini che, tra il 1266 e il 1272, furono autorizzati a costruirsi per aumentare la produzione di farina. Questi mulini, sfruttando le acque del Vernotico alimentato dalle sorgenti della Forma, hanno giocato un ruolo cruciale nella produzione di farina e, in minor misura, di pasta

“Stiamo riportando all’antico splendore la Valle dei Mulini di Gragnano un luogo dove ogni cosa, ogni frammento, ogni tassello ci parla della nostra storia millenaria. – dice il sindaco di Gragnano, Nello D’Auria – I lavori, fortemente voluti dalla nostra amministrazione comunale e portati avanti dagli uffici in collaborazione con la Soprintendenza, stanno proseguendo spediti.
Già due Mulini sono stati quasi completamente recuperati e sono meravigliosi. Un terzo è quasi pronto. A conclusione degli interventi, saranno sei le strutture recuperate. Nel frattempo, però, le pulizie e il taglio controllato della vegetazione stanno facendo emergere alcune costruzioni che mai si erano viste prima e che stanno suscitando l’interesse degli studiosi.
La Valle dei Mulini costituisce un tassello importante della Grande Bellezza della nostra Città e noi continueremo a valorizzarla per renderla sempre più un punto di forza dei percorsi turistici sul nostro territorio”.

La Valle dei Mulini, situata nei Monti Lattari nel comune di Gragnano, è stata il centro di attività molitorie per circa seicento anni. Questa valle, attraversata dal torrente Vernotico, ha ospitato numerosi mulini che, tra il 1266 e il 1272, furono autorizzati a costruirsi per aumentare la produzione di farina. Questi mulini, sfruttando le acque del Vernotico alimentato dalle sorgenti della Forma, hanno giocato un ruolo cruciale nella produzione di farina e, in minor misura, di pasta.


La loro posizione strategica nei pressi del borgo di Gragnano, vicino al castello omonimo e lungo una mulattiera che collegava Castellammare di Stabia ad Amalfi, favoriva l’approvvigionamento di grano proveniente dal porto di Castellammare di Stabia. La presenza di acqua e la vicinanza al mare contribuivano al successo dei mulini, diventando la principale fonte di sostentamento per Napoli e i suoi dintorni nel corso degli anni.

Durante il XVIII secolo, la Valle dei Mulini raggiunse l’apice della sua attività, macinando oltre un milione e centomila quintali di grano all’anno. Tuttavia, a partire dalla metà del XIX secolo, l’industria emergente della pasta, basata sulla farina di grano duro, soppiantò gradualmente i mulini che producevano farina di grano tenero. Nel 1859, i pastifici superavano i mulini in città, accentuando la situazione negativa con un’imposta del 1869 basata sul numero di giri delle macine.

L’attività dei mulini declinò definitivamente intorno agli anni quaranta del XX secolo. Abbandonati, i mulini furono progressivamente coperti dalla vegetazione, ma la loro architettura peculiare li rende un interessante esempio di archeologia industriale. A partire dagli anni 2000, la Valle dei Mulini è diventata una destinazione turistica, anche notturna, grazie all’illuminazione delle strutture.

I mulini di Gragnano si distinguevano da quelli fluviali per l’utilizzo di ruote verticali invece di orizzontali, un sistema innovativo sviluppato dagli Amalfitani per adattarsi al flusso non costante del Vernotico. L’acqua veniva canalizzata e accumulata in una torre, sfruttando la pressione e l’energia cinetica per muovere la macina. Spesso, c’era anche una torre aggiuntiva che fungeva da volano. Il grano veniva macinato da due ruote in pietra, e la farina di alta qualità cadeva direttamente nei sacchi attraverso scanalature, mantenendo intatte le proprietà organolettiche grazie alla bassa velocità delle macine e al limitato surriscaldamento.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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