[I]nterpretando, nella sua consueta figura di “italiano medio”, la scollatura tra arte contemporanea e grande pubblico, Alberto Sordi ci offre una delle più esilaranti critiche all’arte concettuale , in genere, e a tutte le provocazioni della Biennale. Lo spezzone,che presentiamo qui sotto, è un magistrale, divertentissimo pezzo critico della massa nei confronti di un linguaggio elitario, riservato a pochi collezionisti e a un pubblico sempre più folto che cerca di capire. Sembra che l’annotazione di Sordi sia proprio questa: tanta arte contemporanea è di così difficile fruizione da creare, nell’enigma, un senso di inferiorità in chi non la comprende. Ed è per questo che i grandi eventi richiamano un pubblico oceanico. L’oscurità non compresa, esclude. Solo le élite danno l’impressione di comprendere. E gli altri cercano di accedere ai luoghi dell’incomprensibile per non essere ricacciati nella massa indistinta.
Lo stesso tema delle Vacanze intelligenti era stato comicamente analizzato in modo analogo dal Doganiere Rousseau, il celeberrimo pittore amato dagli artisti parigini d’inizio Novecento.
Ridere con Alberto Sordi dell'arte contemporanea
Sembra che l'annotazione di Sordi sia proprio questa: tanta arte contemporanea è di così difficile fruizione da creare, nell'enigma, un senso di inferiorità in chi non la comprende. Ed è per questo che i grandi eventi richiamano un pubblico oceanico. L'oscurità non compresa, esclude. Solo le élite danno l'impressione di comprendere. E gli altri cercano di accedere ai luoghi dell'incomprensibile per non essere ricacciati nella massa indistinta.Rivediamo un esilarante, magistrale brano in cui Albertone mette a nudo i tic del concettuale, la distanza del grande pubblico da un linguaggio-non linguaggio e le assurdità dei critici che s'arrampicano sui vetri