Scava nel bosco. Trova 3 oggetti millenari “misteriosi”. A cosa servivano. Rispondono gli archeologi

La notizia è giunta nelle ore scorse dall’Ufficio archeologico regionale. Un cercatore autorizzato, con metal detector, che stava compiendo un sopralluogo nei campi, nei pressi del villaggio di Śniatycze (Voivodato di Lublino, in Polonia) ha trovato una massiccia fibula e altri oggetti antichi.

Cos’è una fibula? E’ una grossa spilla, generalmente di bronzo. Anche in questo caso il materiale è bronzeo. L’oggetto proveniente dallo scavo risale a 2.500 anni fa.

Nel corso dell’indagine il cercatore ha portato alla luce pure materiali relativamente più recenti, ma di grande interesse: la testa di un flagello medievale – utilizzato soprattutto per fronteggiare le cariche della cavalleria corazzata – e un’ascia da guerra di un periodo leggermente successivo. Oggetti terribili che, per converso, ci portano al desiderio di superamento di ogni guerra o conflitto. Verso la pace.

Fibula dell’Età del Bronzo

La fibula prospettata frontalmente mostra decorazioni e forme che rinviano a elementi naturali

La fibula – eccola – è lunga 7 cm e la larghezza massima dell’arco è di 2,4 cm. Serviva a congiungere le falde degli abiti ed era certamente un elemento distintivo.

Quand’era indossata si presentava come la vediamo nella foto. Singolarmente, l’oggetto presenta la forma che potrebbe essere ricondotta a quella del corpo di una formica o di un insetto, ma probabilmente essa voleva soprattutto rappresentare il rapporto tra seme, foglia e frutto.

Casualità o la raffigurazione sintetica voleva ricordare l’appartenenza del proprietario a un preciso gruppo sociale o una tribù? C’è anche un altro caso da configurare: la fibula, così conformata, potrebbe essere una sorta di portafortuna, collegato alla propiziazione dell’abbondanza.

Sulla superficie superiore dell’arco è visibile una decorazione. All’estremità è presente una guaina per un ago di fissaggio e una protuberanza convessa sopra di essa. La decorazione risale alla cultura lusaziana ed è datata al periodo finale di questa cultura, ovvero Hallstatt D (circa 550400 a.C.).

La cultura lusaziana mostrava segni di un sistema sociale stratificato, con tombe ricche per alcune élite. Con l’età dei metalli, infatti si consolidano le classi e le differenze sociali. Al vertice stanno coloro che usano i metalli per la difesa e la conquista – guerrieri – e coloro che producono i metalli stessi.

“Questa scoperta è di grande importanza per gli archeologi. Sia dal punto di vista della conservazione, perché abbiamo un nuovo sito archeologico e potrebbe essere un cimitero della cultura lusaziana, sia dal punto di vista di nuove acquisizioni nel campo della ricerca”, afferma Wiesław Koman, archeologo della filiale di Zamość dell’Ufficio provinciale per la protezione dei monumenti di Lublino.

A giudizio dell’archeologo, fibule di questo tipo sono molto rare e si trovano solo nei luoghi di sepoltura della cultura lusaziana. “Questa è la quinta spilla di questo tipo trovata in Polonia”, dice Koman. Finora, gli archeologi hanno trovato tre fibule nel cimitero lusaziano di Kietrz (voivodato di Opole) e la quarta nel sito di Cracovia-Pleszów (voivodato della Piccola Polonia).

Il flagello medievale

Altro reperto interessante portato alla luce in questi giorni – lo vediamo nell’immagine, qui sotto – è la testa del flagello o mazzafrusto – la mazza che frusta -, un’arma del periodo compreso tra l’XI e il XIII secolo. L’oggetto ha un corpo arrotondato.

E’ lungo circa 7 cm e spesso circa 2,7 cm, e presenta un grande foro per attaccare una corda o una cinghia. Ha segni visibili di colpi sulla sua superficie.

Il mazzafrusto, noto anche come “flagello boemo“, è denominato così in quanto divenne l’arma nazionale della Boemia, particolarmente associata agli Ussiti.

La temibile arma medievale che venne inizialmente utilizzata soprattutto dalle popolazioni del contado

Originariamente strumento contadino derivato dalle fruste per la trebbiatura del grano, fu impiegato nel Medioevo sui campi di battaglia.

Esso si componeva di un manico, di una catena o una corda e – legata ad essa – di una palla di ferro, con superficie liscia o con aculei.

Era difficilmente controllabile e, pertanto, particolarmente pericolosa anche per chi la impugnava, non ideale per combattimenti prolungati, ma efficace per attacchi repentini e mortali, specie contro la cavalleria pesante in carica. Fu utilizzata dalle armate ribelli, inclusi gli Ussiti e dai contadini tedeschi in rivolta.

L’ascia del guerriero

Il terzo reperto è un’ascia da battaglia in ferro, prodotta tra il XIII e il XV secolo. L’arma è lunga 15 cm, ha una lama leggermente arcuata, fino a 6,7 ​​cm, e una testa che misura 3 per 2,5 cm.

Il possente strumento di difesa e offesa, che permetteva di evitare le insidie del corpo a corpo

Gli archeologi della filiale di Zamość dell’Ufficio provinciale per la tutela dei monumenti stanno pianificando di ispezionare il sito del ritrovamento, che riserverà, certamente, tante sorprese. I reperti saranno presto trasferiti al Museo di Zamość.

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Redazione
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