BRESCIA – Le “tavolette enigmatiche” sono manufatti antichi, ricchi di mistero e fascino, che continuano a intrigare archeologi e studiosi. Esse sono oggetto di grande curiosità. Queste piastrine di argilla o pietra sono caratterizzate da incisioni e segni di difficile interpretazione, forse associate a funzioni rituali, simboliche o pratiche non ancora del tutto comprese. Un esempio emblematico di queste tavolette proviene dal sito archeologico del Lucone di Polpenazze, un insediamento palafitticolo situato sulle rive del Lago di Garda, in Italia, che risale all’età del Bronzo.
Il Lucone e le sue scoperte
Il Lucone di Polpenazze è uno dei più importanti siti palafitticoli dell’Italia settentrionale, inserito nel 2011 nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Qui, a partire dagli anni ’70, gli archeologi hanno scoperto numerosi reperti che offrono una finestra unica sulla vita delle comunità preistoriche che abitavano questa regione circa 4.000 anni fa. Tra i vari manufatti rinvenuti, le cosiddette “tavolette enigmatiche” si sono rivelate tra i più intriganti.
Descrizione delle tavolette
Le tavolette enigmatiche del Lucone sono piccoli oggetti in terracotta, di forma rettangolare o quadrata, con superfici incise con una varietà di simboli e segni. Alcune presentano motivi geometrici, come linee, cerchi e croci, mentre altre riportano figure più complesse che potrebbero rappresentare piante, animali o figure umane stilizzate. L’interpretazione di questi segni è ancora oggetto di dibattito, e non è chiaro se fossero usate come strumenti di scrittura, simboli di status, amuleti, o oggetti di qualche altro significato rituale o pratico.
Funzione e significato
L’ipotesi più diffusa nel recente passato è che le tavolette enigmatiche avessero una funzione rituale o simbolica. Alcuni studiosi suggeriscono che potrebbero essere state utilizzate in pratiche religiose, forse come offerte agli dei o come strumenti per la divinazione. Altri sostengono che potrebbero rappresentare una forma primitiva di scrittura o di registrazione, anche se i segni incisi non sembrano corrispondere a nessun sistema di scrittura conosciuto dell’epoca.
Un’altra teoria è che queste tavolette fossero utilizzate per scopi educativi o per l’apprendimento di nozioni matematiche o astronomiche. I segni geometrici potrebbero rappresentare concetti astratti o avere un significato calendariale, legato alle fasi lunari o ad altri fenomeni naturali. Ma tra un attimo vedremo l’ipotesi preponderante – che registra una convergenza di studiosi – che si è affacciata negli ultimi anni, cercando di interpretare la diffusione e la collocazione di questi antichi “documenti”.
Il contesto europeo delle tavolette enigmatiche
Le tavolette enigmatiche non sono un fenomeno isolato. Simili manufatti sono stati rinvenuti in altre parti d’Europa, spesso in contesti preistorici o protostorici. Ad esempio, tavolette con caratteristiche simili sono state trovate in insediamenti palafitticoli della Svizzera e della Germania meridionale. Questo suggerisce che tali oggetti facessero parte di un più ampio repertorio culturale dell’Europa centrale durante l’età del Bronzo.
Vicini alla soluzione dell’enigma?
Sentiamo il parere degli archeologi del sito esteso Unesco “Palafitte preistoriche dell’arco alpino – Italia”, alle quale appartiene anche il Lucone. “Il Lucone – affermano – è il sito da cui proviene il maggior numero di tavolette enigmatiche in terracotta e in pietra. Nel tempo si sono fatte varie interpretazioni sul significato di questi oggetti, dai calendari alle forme di pre-scrittura, fino alle interpretazioni più fantasiose come mappe stellari con indicate costellazioni e fasi lunari o, perché no, rotte per viaggi spaziali”.
“Questi oggetti – proseguono gli studiosi – sono costituiti da un supporto di forma per lo più lenticolare o rettangolare, su cui sono incise delle linee orizzontali, lungo le quali sono impressi o incisi motivi come triangoli, cerchi, quadrati e rettangoli. Presto però ci si rende conto che i simboli ricorrenti, rappresentati in sequenze e la comunanza dello stile in esemplari rinvenuti a grande distanza tra loro dall’Arco Alpino fino al Danubio, porta a pensare a un legame con lo scambio, il commercio o comunque la comunicazione”.
“L’ipotesi più accreditata – affermano gli archeologi – è quella di un uso simile alle nostre bolle di accompagnamento per merci particolari come il metallo, dato che la maggior parte dei siti di rinvenimento erano vivaci centri di produzione metallurgica. L’uso delle tavolette enigmatiche scompare completamente nella Tarda età del bronzo, forse perché i commerci, trasferiti nell’area dell’Egeo e del Mediterraneo, portano le nostre popolazioni a entrare in contatto con culture più evolute e a utilizzare il loro metodo di scrittura. Le tavolette restano comunque un mistero. Si è persa la chiave per comprendere questo linguaggio simbolico anche se elementare”.