Durante le operazioni di scavo in un’area identificata come una vecchia cava, poi sacralizzata, nel distretto di Kulp di Diyarbakır, nel sud-est della Turchia, è stato rinvenuto un cimitero contenente le sepolture di 54 bambini, tutti d’età compresa tra 0 e 6 anni di età.
Dopo la scoperta di monete risalenti all’imperatore bizantino Anastasio I durante un’indagine di superficie in varie zone del quartiere di İnkaya, la Direzione del Museo di Diyarbakır ha continuato in questi mesi gli scavi avviati nel 2021 nella regione, impiegando un team di 35 persone, di cui 15 esperti. Le monete di Anastasio I il Dicoro (Durazzo, 430 circa – Costantinopoli, 9 luglio 518) imperatore romano dal 491 al 518, inquadrano l’epoca.
In seguito al ritrovamento dei resti di una chiesa risalente a 1500 anni fa, sono stati avviati gli scavi nell’area precedentemente identificata come una vecchia cava. Le squadre coinvolte nei lavori hanno intensificato gli sforzi quando hanno rinvenuto le tombe dei bambini.
Il direttore ad interim del Museo di Diyarbakır, Müjdat Gizligöl, ha riferito all’Agenzia Anadolu che sono state scoperte 54 tombe durante gli scavi. Attualmente, il processo di scavo è ancora in corso. Gizligöl ha indicato che, secondo le prime analisi, sembra che il luogo sia stato utilizzato inizialmente come cava e successivamente trasformato in una necropoli, destinata esclusivamente alla sepoltura di bambini. Non si tratta, come è avvenuto in altri casi, di sepolture scavate in seguito ad eventi epidemici. Ma di una vera, piccola necropoli appartenente al tempo ordinario.
Gizligöl ha dichiarato che alcune tombe presentano la presenza di più di un bambino, evidenziando una disposizione intenzionale delle sepolture. Il luogo di sepoltura, caratterizzato da tombe disposte in direzione est-ovest e racchiuse in cisti di calcare, sarà oggetto di uno studio approfondito che andrà a stabilire con massima precisione l’età, il sesso e le cause della morte dei bambini.
La dottoressa Nazlı Akbaş, assistente ricercatrice e antropologa presso l’Istituto di scienze sociali dell’Università di Gaziantep, ha fornito ulteriori dettagli sulla scoperta. Ha spiegato che, basandosi su esami preliminari, sembra che i bambini non siano deceduti a causa di un’epidemia. Akbaş ha avanzato l’ipotesi che la sepoltura dei bambini possa essere correlata alla pratica battesimale del cristianesimo nel primo periodo bizantino, suggerendo che i bambini non battezzati potrebbero essere sepolti al di fuori della chiesa anziché al suo interno. Ha inoltre sottolineato similitudini con casi precedenti, come gli scavi dell’Amorium ad Afyonkarahisar, dove solo neonati e bambini erano sepolti in un’area specifica del cimitero, senza la presenza di un battistero nelle immediate vicinanze.
Lidia Vitale, docente della Sapienza – Università di Roma, Dipartimento di Scienze dell’Antichità, ha dedicato studi allo specifico argomento delle sepolture infantili nel mondo tardo antico. “Attraverso l’esame integrato dell’apparato letterario e dell’analisi della distribuzione spaziale si delinea un primo quadro dell’organizzazione e della distribuzione delle sepolture infantili all’interno dei cimiteri tardoantichi. – scrive la studiosa – L’usanza di sepoltura dei bambini si differenzia da quella degli adulti per la distribuzione degli spazi e per i comportamenti rituali e sociali. Queste prove cercano di far luce sul contesto sociologico e sulle pratiche comunitarie dietro queste differenze. L’analisi delle fonti letterarie fa luce su alcuni atteggiamenti della comunità nei confronti delle sepolture infantili evidenziati dai dati archeologici, ma allo stesso tempo permangono alcune zone grigie da chiarire”.
Nel mondo romano spesso si usava dare sepoltura ai neonati e ai più piccoli nell’ambito della casa, senza ricorrere alle incinerazioni e a cerimonie pubbliche. Il corpo del bambino veniva sacralizzato a livello domestico e non poteva essere aggredito dalle fiamme. Sepolture ad inumazione sono state trovate sotto i pavimenti degli edifici domestici o nell’immediato esterno delle abitazioni, contro i muri della casa. Spesso i bambini più piccoli venivano deposti in anfore, che dovevano fungere da elemento protettivo, quasi fossero culle. Il lutto, in questi casi, rimaneva privato, senza il coinvolgimento della comunità. Ma è evidente che la presenza dei piccoli corpi in ambiti domestici evitava anche il distacco e consentiva l’estensione affettuosa della protezione dei bambini. Con l’avvento del Cristianesimo si procedette a un riordino di questa materia. Ai bambini furono destinati – in alcuni casi – aree precipue, spesso non lontane dai fonti battesimali. Zone di Limbo in cui coloro che non erano stati sottoposti al battesimo venivano comunque ritenuti oggetto di una Pietà collettiva.