Gualtiero Marchesi, come si “impagina” un piatto pensando a Mirò

La creazione si rifà ad un personale codice poetico: rigoroso, lineare ed insieme assolutamente libero, gioiosamente inventivo. Permane in me, con forza, la lezione di Juan Miró, maestro e punto di riferimento imprescindibile. Anche in questo piatto prevale una visione luminosa, ilare, ludica direi, della vita e del mondo.

di Gualtiero Marchesi

[N]el mio piatto nero ho disposto, a sinistra, una striscia di riso con cozze e zafferano. A destra, un bouquet di zucchine tagliate sottili. La creazione si rifà ad un personale codice poetico: rigoroso, lineare ed insieme assolutamente libero, gioiosamente inventivo. Permane in me, con forza, la lezione di Juan Miró, maestro e punto di riferimento imprescindibile. Anche in questo piatto prevale una visione luminosa, ilare, ludica direi, della vita e del mondo. Forme allusive e sbeffeggianti, seppure incasellate nei recinti armonici della precisione compositiva. Perché mondo e vita sono, ad un tempo, senno e dissennatezza. E perché l’estetica del cibo richiede – non meno di quella di un quadro – lo stupore di un lampo repentino.

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Redazione
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