Si pensava fosse un falso. Test innovativi confermano l’antichità del vaso di Brygos

L'Università di Catania ha messo a punto un sistema di misurazione che integra e supera i dati della termoluminescenza. Una scoperta notevole.

Il kàntharos attico a figure rosse che rappresenta Dioniso con satiri e menadi è di interesse archeologico particolarmente importante ed è attribuibile alla produzione del Pittore di Brygos.

A stabilire l’autenticità del kàntharos, un vaso sulla cui fascia figurata è rappresentato Dioniso con satiri e menadi attribuito al noto pittore greco antico, vissuto tra il VI e il V secolo a.C. e considerato uno dei maggiori artisti della ceramica attica a figure rosse, è stato il test basato sulla Termoluminescenza messo a punto dai docenti dell’Università di Catania nell’ambito dell’attività multidisciplinare in collaborazione con la rete CHNet – Cultural Heritage Network dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Ricercatori all’opera per la datazione certa del reperto ceramico

Una metodologia innovativa finalizzata all’autenticazione di reperti ceramici tramite l’ottimizzazione di test basati sulla Termoluminescenza nell’ambito di un progetto avviato nel 2019 in collaborazione con il Laboratorio del Falso dell’Università di Roma Tre.

La luminescenza, infatti, è alla base di tecniche di datazione di materiali di interesse per il patrimonio culturale quali manufatti in ceramica e terracotta, ma anche laterizi e malte per stabilire la cronologia di edifici storici.

I ricercatorid dell’Università di catania hanno confermato l’epoca del vaso, attribuibile poi, sotto il profilo stilistico, al Pittore di Brygos

Nel Laboratorio Analisi Superfici Roma Tre – LASR3, diretto dal prof. Luca Tortora, i docenti dell’Università di Catania – Anna Gueli, responsabile dei laboratori PH3DRA del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana”, e Carlo Trigona del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica – hanno realizzato la fase di prelevamento del campione e le misure indirette per la stima delle variazioni termiche in presenza del proprietario del manufatto.

«Nel corso della fase del prelevamento è stata applicata la procedura messa a punto in laboratorio per l’analisi di compatibilità con l’età presunta di manufatti in ceramica e terracotta incrociando i risultati della Termoluminescenza con quelli ottenuti con i metodi di misura e trasduzione non invasivi. Si tratta di uno dei temi di ricerca dei gruppi coinvolti nel campo della conservazione preventiva per la misura di parametri microclimatici – spiegano i docenti Anna Gueli e Carlo Trigona dell’Università di Catania -. I risultati ottenuti hanno permesso di confermare l’attribuzione del kàntharos alla produzione più antica del Pittore di Brygos e anche di validare la nuova procedura nata nei laboratori di ricerca dell’ateneo catanese».

Una tecnica avanzata che verrà presentata al prossimo congresso internazionale Metrology for Archaeology and Cultural Heritage “MetroArcheo” in programma a Milano dal 20 al 22 ottobre prossimi.
«Il ricorso al test di autenticità per il kàntharos è stato reso necessario perché il limitato numero di manufatti della stessa tipologia e il buono stato di conservazione del reperto avevano generato un dibattito sulla sua autenticità – aggiungono i docenti -. Per questo manufatto l’applicazione del test Termoluminescenza standard non era sufficiente in quanto pur rispondendo alla domanda “Vero o falso?” non avrebbe consentito una valutazione dell’età del reperto. Ciò è stato, invece, possibile grazie al “nuovo” test di autenticità che consente un elevato grado di precisione dei dati sperimentali che non sempre è possibile ottenere con le procedure di routine».

Il Pittore di Brygos – che operò ad Atene tra il 490 e il 470 a.C. – è considerato, con il suo maestro, uno dei maggiori artisti della ceramica attica a figure rosse. Fu, soprattutto, decoratore di coppe – come il suo maestro, Onesimo – con uno stile elegante una tecnica raffinata. Fu decoratore particolarmente inventivo e originale nella scelta dei particolari e nella rappresentazione dell’ebbrezza e dell’estasi, caratteristica che condivise con il contemporaneo Pittore di Kleophrades, insieme all’impiego di procedimenti pittorici: il bruno chiaro diluito, le macchie rosse per il sangue, le ombre sui corpi.
Non sappiamo quale fosse il suo nome. Conosciamo, invece, chi realizzò materialmente i vasi, prima che fossero dipinti. Il ceramista si chiamava Byrgos. Pertanto l’autore dei dipinti viene identificato come il Pittore di Byrgos. Ebbe molti seguaci.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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