È terminata la prima fase del progetto di ricerca internazionale sul tesoro di dracme celtiche in argento rinvenute nel territorio di Manerbio nel 1955. Il cosiddetto “Tesoretto di Manerbio”, doveva essere un cassa confederale di tre tribù celtiche (galliche) costituita da tre tipi diversi (in quantità pressoché uguali) monete in argento coniate sul modelli di pezzi in argento della città greca di Marsiglia. Le monete datano fra il 150 e il 140 circa a.C. Due terzi del ritrovamento furono rubati prima dell’arrivo degli archeologi, quanto resta è oggi esposto nel Museo di Santa Giulia a Brescia.
“Queste 4194 dracme in argento costituiscono il complesso più importante di monete celtiche in Europa, datato tra il 150 e il 140 a.C. Le monete sono di tre tipi e sono riferibili a tre popoli celtici (Insubri, Libui e Cenomani). Forse si trattava di tesoro comune custodito in un luogo sacro. – dicono gli studiosi di Brescia Musei – Il progetto di ricerca, promosso da École française di Roma, Laboratoire Archeologie et Philologie d’Orient et d’Occidente di Parigi, con Soprintendenza Archeologia, belle Arti e Paesaggio delle provincie di Bergamo e Brescia, Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, prevede lo studio approfondito del tesoro tramite pesatura delle monete, scansione 3D e analisi delle immagini con la finalità di individuare schemi iconografici e i coni monetali attraverso l’applicazione di intelligenza artificiale. Grazie a questo studio sarà possibile gettare nuova luce sull’importante deposito e avere informazioni dettagliate sulla vita dei popoli nel nostro territorio nel II secolo a.C.”. Prima dell”arrivo dei romani, il Bresciano e le province vicine furono colonizzate, soprattutto a livello della pianura e delle zono collinari inferiori, da popolazioni celtiche venute dalla Francia, mentre le zone prealpine e le montagne restarono appannaggio delle popolazioni originarie.
Che funzione aveva questo vasto deposito di monete portate alla luce nel 1955, in località Gavrine Nuove a sud di Manerbio? Secondo il racconto del ritrovamento il tesoro fu scoperto per caso da un gruppo di operai, che stavano scavando una buca. All’improvviso videro un vaso di terracotta, che venne frantumato rilevando il contenuto: una massa metallica cementata di circa trenta chili, che venne lavata nell’acqua del vicino fossato e che si rivelò costituita da monete d’argento.
Questo “tesoro” è il più importante complesso di monete celtiche a livello europeo, senza contare che quanto a oggi si è conservato corrisponde forse solo a un quarto della quantità originaria.
“Purtroppo, mancando notizie precise sul contesto di rinvenimento -proseguono gli studiosi di Brescia Musei – non è possibile comprendere quale fosse la funzione di questo insieme di monete: un episodio di tesaurizzazione privata (qualcuno che aveva nascosto il proprio denaro e non era potuto tornare a recuperarlo)? Oppure il tesoro aveva un significato diverso, come ormai ritiene gran parte degli studiosi? Non si sa neppure quante fossero in origine le monete, che vennero comunque recuperate cementate a blocchi, alcuni dei quali sono stati smontati solo di recente presso il Medagliere Civico di Milano. Dall’ultimo conteggio le monete risultano 4194, tutte dracme d’argento padane; si tratta quindi di tipi coniati dalle genti celtiche della pianura padana il cui prototipo fu la moneta di Marsiglia (l’antica Massalia fondata dai greci di Focea), portata in Italia dai celti che passarono le Alpi nel IV sec. a.C.”.
La cosiddetta “dracma pesante” di Marsiglia, in argento (peso medio 3,74 grammi), recava al diritto la testa di Artemide, divinità poliade (protettrice della città) e, al rovescio, un leone che avanza ruggendo.