Sfida femminista, nell’ambito artistico, per portare le bambine in una posizione dominante nell’insulto al mondo, attraverso il gesto di “fare pipì”. Un comportamento spesso aggressivo, nel maschio, che sarebbe una limitazione – l’invidia del pene, descritta da Freud? – all’assetto bellico delle ragazze. Tra ironia, divertimento e imposizione di un punto di vista del pink power, l’8 agosto 2020 è collegato, a Nantes, in Place Royale , all’arrivo di Fontaine (nell’immagine al centro) della scultrice Elsa Sahal, che risulta anche un omaggio omaggio alle figure di trionfante femminilità Imperiosamente erto su due colonne rosa, che ricordano le caramelle vaporose e morbide dell’infanzia, il torso di bambina sfida, alla distanza, con un vigoroso getto, il Manneken-Pis -il ragazzino che piscia, nel dialetto della capita belga-, una statua realizzata in fusione bronzo, alta una cinquantina di centimetri, che si trova nel cuore di Bruxelles. Essa, oltre ad essere correlata alla fortuna e all’abbondanza, è divenuta il simbolo d’indipendenza della capitale belga, non solo perchè era nota nel circondario, ma in quanto l’azione che essa svolge assume le caratteristiche di pronta aggressività contro il nemico.
L’opera originale fu plasmata e fusa, tra nel tardo Cinquecento e il Seicento, durante il regno di Alberto e Isabella Brabante, che ressero il ducato tra 1598 e il 621 -, riprendendo forse modelli rinascimentali toscani.Numerose sono le leggende fiorite attorno all’origine di questa statua, ma ne citiamo solo un paio legate a una lettura eroica del pene e dell’orina. Secondo una di esse, la statua ricorda un bambino che avrebbe spento con la pipì la miccia di una bomba che i nemici avevano lanciato sulla città alla città; un’altra narra che nel XII secolo un altro bambino, figlio di un celebre duca, fu sorpreso ad urinare contro albero durante le fasi cruciali di una battaglia. Così questa immagine simboleggiò il coraggio militare dei belgi.
Fu forse per l’intervento della chiesa locale che nacque l’uso di coprire con abiti eleganti la statua impudica. Il guardaroba attuale comprende più di ottocento costumi, che sono per lo più conservati nel museo della città. Il primo abito ufficiale realizzato per il “ragazzino che fa pipì” fu donato nel 1698 da Massimiliano-Emanuele di Baviera, governatore generale dei Paesi Bassi spagnoli. Nel 1747 il re di Francia, Luigi XV, pensò ad un vestito sontuoso per placare l’ira dei cittadini di Bruxelles, dopo il furto dell’opera in bonzo da parte dei soldati francesi. Il cerimoniale prevede che egli indossi uno dei suoi preziosi pezzi del guardaroba, trentasei volte all’anno, secondo un prefissato calendario dello sfoggio.
Nell’ambito della parità di genere, per assecondare le richieste delle donne di Bruxelles e riconoscere, in questo modo anche le loro virtù civiche legate all’indipendenza, è stata realizzata, sempre con una fusione in bronzo, la sorellina di Manneken- Janneke-pis, una ragazzina – Janneke ha questo significato – in miniatura – è alta circa trenta centimetri – che si accuccia per fare pipì e che, in questo modo, alimenta una fontana. Janneke è opera dello scultore Denis-Adrien Debouvrie (1985) ed è stata inaugurata nel 1987.
Utilizzata nella medicina antica come sostanza disinfettante – lo attesta, tra gli altri Plinio, nella Storia naturale – e considerata, un tempo, un liquido corroborante, l’urina è sempre stata letta in una connotazione di fecondità-aggressività. Sin da bambino, il maschio inizia a considerare il proprio pene come un’arma da dirigere in modo offensivo, e ciò spesso capitava nelle società contadine, dove lo spruzzo d’orina, nel corso dei giochi infantili, veniva utilizzato per colpire insetti, uccidere farfalle, disegnare sulla neve o durante vere e proprie battaglie tra bande in cui l’arma era proprio quella. Si pisciava anche contro ciò che si disprezzava e, in senso più ampio, contro le forze oscure del destino, con una funzione magica peraltro testimoniata dai simboli della pittura. Ma ciò che distingue l’orina dalle feci è che essa, per quanto costituisca simbolicamente un proiettile, ha le caratteristica di un’arma lecita: all’orina, nei giochi contadini, si risponde con l’orina; l’orina si subisce, ma non costituisce un’offesa irrimediabile come essere colpiti dalle feci.