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Stilettate di Zana. Con Friedrich. Il tormento dell’esilio che cancella. E la speranza della piazza


Donna al tramonto del Sole è un dipinto a olio su tela di Caspar David Friedrich realizzato nel 1818. È attualmente esposto al Museum Folkwang ad Essen.
STILETTATE
di Tonino Zana
Esilio e piazza. In queste ore precedenti la Pasqua, in una settimana accettata come santa, si rincorrono le idee legate all’esilio e alla piazza, all’agorà e all’orto di Cincinnato. Attenzione, mi riferisco a quella parte di noi orientata ritirarsi nell’orto e mi permetto di avvertirla di una condizione cincinnatesca: lui sapeva di diventare, prima o poi, dittatore per un semestre con raddoppio, di ordinarsi il tempo della vittoria e ricevere doni per il riposo. Laute pensioni.
Messo coì, l’esilio è un desiderio, altrimenti l’esilio del profugo ucraino è la tragedia dell’uomo moderno, altro che Ulisse, il quale sa, per corrispondenza primaria – l’esordio di internet celeste sul tandem dei-eroi – di arrivare, primo o dopo, a Itaca, intanto godurie e onde affliggenti.
Dunque, il nostro esilio, oggi, è molto più rabbioso, simile a quello napoleonico e garibaldino, rabbioso e depressivo. Noi, oggi, moriamo in esilio, ce ne andiamo e non siamo ricordati. Le tombe si alleggeriscono, le ceneri si disperdono, le memorie si accorciano.
Allora? Varrebbe la pena di ricominciare e ricreare un clima, un modo di vivere alla ricerca delle buone cose, talmente arrostite alla bontà di infarcirsi di amore e fondersi con un’epoca rivista e riconquistata, l’epoca dell’idealità, della speranza dell’arte da cogliere. Che cosa? Proteggersi dal male, dalle malattie, proteggere i nostri cari e cercare la loro protezione, insegnare il modo con cui si protegge. Per primo, una coperta o una canottiera leggerissima – inverno estate -, secondo il cibo giusto, terzo, no allo scontro e però attenti a prepararsi a sospendere e battere qualche follia di passaggio. Quindi, come afferma spesso, un mio amico geniale, lasciar fare e mettersi a scartare le intenzioni e le parole brutte.
E la piazza?
Beh, quella compare subito dopo, finiti i compiti dell’esilio. Di solito si incontra al mattino, compare sull’angolo di una qualsiasi contrada e ti prende un abbraccio di muri con tanto di ossigeno avanzato alle dee dell’amore. Venere e compagnia bella. Giove, certo, fa la sua parte. Parità di genere.