Strutture romane sotto le radici degli alberi. Sopralluogo archeologico in provincia di Messina

Oggetto di indagine i resti dell'imponente acquedotto antico che alimentava Taormina. Il collegamento con la ninfa Melia, che donava le acque dolci

Primo sopralluogo per lo studio e la valorizzazione delle strutture romane, sui rilievi della provincia di Messina. Oggetto di elevato interesse, i resti dell’acquedotto romano, che portava le copiose acque di questa zona a Taormina.

Siamo a Mongiuffi Melia un comune di 541 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia, a 375 metri di altitudine. Immerso in una valle ricca di platani, vigneti ed uliveti secolari, fin dal periodo Romano costituiva uno dei più importanti serbatoi per l’approvvigionamento della città di Taormina. Il toponimo Melia è probabilmente collegato all’Oceanina Melia, sposa d’Inaco, figlia di Oceano e Tetide venerata nella Beozia, antica regione della Grecia, come ninfa delle acque. Acque dolci preziose.

Definita dallo scrittore francese Roger Peyrefitte “Le vallon le plus joli du monde”, la Valle del Ghiòdaro rappresenta uno dei tesori culturali e naturalistici siciliani. Dominata dalla presenza del Monte Kalfa, prende il suo nome dal fiume Ghiòdaro che l’attraversa. Il territorio della Valle, che significa “dono della terra”, fu abitato dai Greci, dai Bizantini, dagli Arabi e dai Romani. Lungo il corso del fiume si possono ammirare numerose piccole cascate che hanno formato degli incavi nella pietra sagomata dal perenne scorrere dell’acqua e che hanno assunto colore rosso sangue, a causa dei minerali contenuti nel terreno.

Nelle scorse ore i rilievi del paese sono stati oggetto di un sopralluogo tecnico da parte della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Messina.

“Dopo i vari incontri ufficiosi, c’è stato il primo passo ufficiale per il processo di tutela e valorizzazione dei beni archeologici siti nel nostro comune. – riferisce una nota del municipio – Accompagnati dal Vice Sindaco Leonardo Longo, dall’assessore Marcello Longo e dall’archeologo Dino Alberto Rapisarda in contrada Fanaca,
i tecnici della Soprintendenza di Messina, nelle persone della dottoressa G. Zavettieri (responsabile di zona per i beni archeologici) e dall’architetto R. Burgio hanno visionato il monumentale arco del ponte acquedotto di età romana sito nel nostro territorio ed alcuni dei frammenti del monumento figlio dell’ingegno dei nostri antenati.
Al sopralluogo tecnico ha avuto il piacere di partecipare anche la dottoressa M.G. Vanaria del parco archeologico di Naxos Taormina, i membri del gruppo sentieri della sezione del CAI di Taormina, il Lions Club Letojanni Valle d’agró, nella persona del presidente F.Salvia, Padre Daniele Tuscello, rettore del Santuario e Giovanni Curcuruto, memoria storica della nostra comunità”.
“Un gruppo variegato di rappresentati di enti pubblici, privati, religiosi ed impegnati nel sociale con un unico obbiettivo quello di dare luce al nostro patrimonio storico, incastonato in uno dei più bei paesaggi montani della costa Ionica messinese. Un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti ma una menzione speciale la meritano i ragazzi della consulta giovanile di Mongiuffi Melia ed i volontari, che si adoperano con passione per la sistemazione e la messa in sicurezza degli antichi sentieri”.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz