Tavola, gatto e topo. Sapete cosa ci racconta questo quadro? Nell’articolo i simboli e i frutti

Per quanto le nature morte - che spesso, nella tradizione cristiana traggono linfa radice da elementi offertoriali - possano presentare un intrico di rinvii simbolici cristologici - in alcuni casi sono depotenziate rispetto al groviglio simbolico e, con il procedere in direzione del Settecento, divengono sempre più spesso semplici racconti di stagioni e di abbondanza.

Per quanto le nature morte – che spesso, nella tradizione cristiana traggono linfa radice da elementi offertoriali – possano presentare un intrico di rinvii simbolici cristologici – in alcuni casi sono depotenziate rispetto al groviglio simbolico e, con il procedere in direzione del Settecento, divengono sempre più spesso semplici racconti di stagioni e di abbondanza.

Rientra in quest’ultimo caso questa divertente scenetta con agrumi, mele cotogne e nocciole, su un tavolo animato dalla presenza di un piccolo topo e di un gatto, che si affaccia al limite dell’orizzonte dell’asse per scrutare il piccolo clandestino, che rode una nocciola, dopo averla rubata dal piatto. Il dipinto è stato attribuito a Georg Flegel (Olomouc, 1566 – Francoforte sul Meno, 23 marzo 1638) pittore e incisore tedesco, tra i primi artisti del suo Paese a dedicarsi alla pittura di nature morte.

COSA SIGNIFICA NEL SUO INSIEME
Il quadro probabilmente era un dipinto di 4 e rappresenta i frutti del tardo autunno e dell’inverno. Non conosciamo dove siano finiti gli altri tre, ma i dipinti dedicati alle quattro stagioni decoravano spesso ville di campagna, cucine o casini di caccia.

Alla nostra sinistra appaiono le mele cotogne, limoni e, forse, cedri. Abbiamo anche un’informazione supplementare. Questi frutti sono poggiati a una scatola di legno, il contenitore tipico della cotognata, cioè la confettura di cotogne. In altri casi, come in Francia, queste scatole formate da scaglie large e sottili di legno vengono utilizzate per i formaggi a paste tenera. La cotognata è una composta solida mangiata a Natale con le carni lesse (manzo, gallina, cotechino, salame cotto). Ce ne sono due versioni: una piccante, con la senape, molto adatta per formaggi e carni lessate. Un’altra solo con cotogne e limoni che veniva data anche ai bambini, in piccole fette.

A destra le nocciole, che si raccolgono nel tardo autunno. Non ci pare che il quadro abbia significati simbolici particolari. Se non la veglia perenne. Il topo potrebbe essere il ricordo lontano della vanitas e il gatto il castigo. Ma alla fine è una scenetta invernale, prima della preparazione delle marmellate. La mamma, quando preparava queste buone cose e si doveva assentare un attimo, per prendere qualcosa nella dispensa, diceva ai bambini: guardate bene che non passi un topolino! Intendeva dire che il topolino poteva essere uno dei bambini che, in sua assenza, rapidamente, rubasse la nocciola o magari lo zucchero. Così la mamma intonava un canto, mentre andava nella stanza accanto, e tutti dovevano cantare. Per non mangiare. Era anche un gioco. Quella della mamma – gatta – e dei bambini -topo. Curiosità nella curiosità: le nocciole venivano sminuzzate ed erano alla base di un altro dolce magnifico, per le famiglie ricche: il cioccolato spalmabile, che sarebbe poi diventato la Nutella.

Il cotogno (Cydonia oblonga Mill., 1768) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee e al genere Cydonia. È uno dei più antichi alberi da frutto conosciuti: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era ben noto, venendo citato da Catone, Plinio e Virgilio. I frutti in generale si chiamano cotogne; in particolare, le varietà a forma di mela sono dette mele cotogne, mentre quelle più allungate sono dette pere cotogne.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa