Il Consigliere regionale pugliese Fabio Amati e una troupe cinematografica scendono in una grave, una grotta, in Puglia per girare un documentario dedicato a Dante Alighieri e agli antichi accessi agli inferi. Si calano attraverso un pozzetto, affidandosi a imbragature e a corde. Giunti sul fondo della cavità, notano – con una certa inquietudine – un teschio, affiorante dal terriccio, tra le pietre. Il cranio è stato è stato recuperato nei giorni scorsi dopo un successivo sopralluogo da parte della Soprintendenza e dei carabinieri. L’area sarà oggetto di indagini convergenti.
Il cranio potrebbe appartenere a una donna. Ma a quando risale quella morte? Potrebbero essere i resti di una delle vittime di un’epidemia del 1790 o sono più antichi? La grotta fu utilizzata durante la preistoria?
In paese – a Fasano, nel Brindisino, in Puglia – quell’ampia cavità alla quale si accede attraverso uno stretto pozzetto, viene chiamata la Grave o grotta degli appestati. E qualcuno dice che voci profonde borbottano. Certo, è l’aria, che risuona, quando cambia il tempo e il cielo si fa cupo.
La cavità ha il potere di amplificare ogni suono, come una gigantesca cassa armonica. La Grave si trova all’interno di una tenuta con masseria, che appartiene al giornalista Donato Mancini. I proprietari, tempo fa, hanno messo in sicurezza il prato alla sommità esterna della grave, per evitare ogni possibile incidente. Nel tempo, l’enorme cavità fu usata come deposito a perdere delle attività agricole. In essa si gettava soprattutto il pietrame che emergeva durante il dissodamento dei campi. Dell’antica attività di smaltimento è rimasta testimonianza in un antico conoide di materiali di scarto.
La grave “degli appestati” si trova nelle pertinenze agricole della masseria Casaburo, probabilmente antico possedimento dei cavalieri di Malta, che, per secoli, furono amministratori di Fasano. Su una chianca della proprietà – lastra di pietra chiara utilizzata diffusamente nell’architettura pugliese – è scolpita la caratteristica croce ad 8 punte tipica dell’ordine di Malta.
“Sono sceso nella Grave con uno speleologo e una troupe cinematografica che sta realizzando un docufilm su Dante e le cavità pugliesi, ed ecco la straordinaria scoperta. Un teschio. – dice il consigliere regionale Fabiano Amati – Non sappiamo, ovviamente, se di uomo o donna. Una leggenda racconta che ogni sera dagli ingressi del crepaccio echeggino i lamenti di quelle anime intrappolate laggiù, che reclamano il riposo eterno. Mi piace pensare che da stasera riposeranno in pace, perché ci hanno finalmente fatto sapere. Grazie a Donato Mancini, proprietario della Grave, curioso come noi e sempre disponibile ad aprire con la sua amabile moglie la porta di casa, e grazie ai miei “compagni” d’avventura Carlos Solito, Gianluca Selleri, Federico Passaro, Stefano Passaro e Christopher Solito”.
“Oggi il suo teschio è tornato alla luce – prosegue il consigliere regionale Fabiano Amati – sarà “interrogato” in laboratorio e noi aspettiamo con ansia che gli antichi resti mortali possano svelarci tutti i segreti della sua vita e di quei tempi, così da depositarli nel grande bagaglio della nostra storia comune.
Grazie a chi ha compiuto l’opera odierna. Ai tecnici della Soprintendenza, Elena Dellù, Roberto Rotondo e Cristina Ancona, ai componenti del CNSAS, Gianni Grassi, Nino Abbracciavento, Mimmo Gentile e Carlo Apollo, ai Carabinieri Giacomo Palmisano e Francesco Guarnieri. Grazie sempre a Donato Mancini, proprietario del terreno e al suo amico Maurizio Minchilli che oggi lo ha accompagnato nella discesa”.
E ora le risposte sono affidate al laboratorio. E a successivi sopralluoghi. Vi terremo informati.