Trovati “pizzini” d’oro e un “biberon” in una tomba calabrese del IV secolo a.C. Ora si lavora col microscopio

La tomba per consentire uno studio più accurato è stata prelevata dall’area di scavo per intero ed è stata trasportata nel laboratorio del parco, per essere indagata scientificamente e restituirci così nuovi capitoli della storia dell’immortalità presso i Greci. Per la prima volta il lavoro di microscavo in laboratorio della sepoltura e l’immediato restauro di quanto si scopre avverrà davanti la pubblico

Al Parco archeologico di Sibari reperti d’oro del IV secolo a. C. e i lavori di recupero saranno aperti al pubblico. Lo comunica la Direzione regionale Musei Calabria . “Mnemosyne. La memoria e la salvezza” è un progetto particolare ed unico che assegna alla Calabria un primato in Italia.
“Al di fuori delle mura di Thurii, in Calabria, presso Sibari, colonia greca del V sec. a. C. si trovavano le città dei morti. – spiega la direzione regionale dei musei calabresi – Le necropoli furono rintracciate sul terreno sin dalle esplorazioni della fine dell’800. A quei tempi nelle località chiamata Favella della Corte si scavarono i “Timponi”, tumuli che coprivano sepolture monumentali riservate ai cittadini più illustri e ricchi di Thurii. Il “timpone grande” e il “timpone piccolo” hanno restituito alcune laminette d’oro iscritte conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le lamine sono fogli d’oro di pochi centimetri su cui sono riportate le istruzioni per il viaggio del defunto nell’aldilà. L’anima doveva intraprendere un preciso cammino, evitare certi sentieri e percorrerne altri per raggiungere la beatitudine”.

Nell’area di Favella della Corte oltre ai “timponi” si trovano anche delle semplici tombe. Tombe a fossa, a cassa e “tombe a cappuccina” con coperture a doppio spiovente di tegole.

“Nell’estate del 2022 – affermano gli studiosi della Direzione regionale Musei Calabria – è stata scoperta una nuova sepoltura, denominata Tomba 22.1. Conteneva una persona in posizione supina, gli elementi di corredo sono un piattino , guttus-poppatoio, due frammenti accartocciati di lamine d’oro iscritte con lettere maiuscole dell’alfabeto greco. Gli elementi del corredo in ceramica erano posizionati lungo il fianco destro del defunto, in prossimità del bacino. Le lamine vicino alla mano destra del defunto. La tomba per consentire uno studio più accurato è stata prelevata dall’area di scavo per intero ed è stata trasportata nel laboratorio del parco, per essere indagata scientificamente e restituirci così nuovi capitoli della storia dell’immortalità presso i Greci. Per la prima volta il lavoro di microscavo in laboratorio della sepoltura e l’immediato restauro di quanto si scopre avverrà davanti la pubblico”.

Dal 30 marzo oltre ad una sezione espositiva con alcuni degli oggetti provenienti dalla Tomba 22.1 e di quelli rinvenuti a Favella della Corte negli anni ’90, c’è un angolo con un microscopio elettronico, uno scanner e altre attrezzature per procedere subito alle analisi di quel che viene scoperto. Un progetto pionieristico per la prima volta in Italia.

“Mnemosyne. La memoria e la salvezza” si chiama il progetto del Parco Archeologico di Sibari che consente per la prima volta al pubblico di un Museo di assistere in diretta alla costruzione della storia, alla raccolta, all’interpretazione e all’analisi dei dati e potrà capire le dinamiche che fanno funzionare la ricerca, viverle.
#ministerodellacul

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Maurizio Bernardelli Curuz
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