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Un abitante di Quezzi, un quartiere genovese sovrastante il luogo dell’ultima alluvione, non riuscendo più a sopportare il degrado in cui versavano gli antichi lavatoi comunali, decide di far ritornare all’ottocentesca bellezza questo bene culturale. Con le proprie forze e praticamente “in solitaria”, inizia una lenta opera di pulizia, libera questi vecchi lavatoi da ciò che nel tempo erano diventati: una discarica a cielo aperto al centro di un quartiere popolatissimo. Ora dopo mesi e mesi di lavoro Stefano Molfino, questo il nome dell’artefice di questo restyling, l’opera di pulizia è giunta quasi al termine e chiede ad un artista un’azione site-specific su questi lavatoi perché possano assumere ulteriore bellezza. Angelo Pretolani prende a cura l’idea e invita amici artisti a intervenire con opere pensate appositamente per questo luogo; dopo l’encomiabile lavoro di Molfino, ecco dunque un ulteriore intervento nel tessuto sociale della città, un’azione di public art atta a rivalutare l’ambiente cittadino.
Maurizio Cesarini per Lavatoys
Concept
Il lavatoio è da sempre luogo di incontro,di comunicazione e di azione; luogo ove si espleta un fare quotidiano, nella lavatura dei panni di casa, ma per sua natura anche un gesto ordinario non può non assumere e sottendere, magari inconsciamente, un senso simbolico. Inoltre l’azione presume un agire collettivo che condivide l’atto rendendolo non solo funzionale, ma sottoscrivendo un senso comune dell’agire. Luogo quindi dove le personalità e le soggettività si amalgamano, si sovrappongono, si definiscono nella speculare percezione dell’altro. E non si è se non nell’immagine che l’altro ci rimanda, se non nella possibilità immaginaria dell’identificazione, che struttura l’egotica percezione di sé attraverso lo sguardo di chi ci definisce nel nostro esserci visti. Ho quindi pensato ad una azione collettiva che riproponga questa dinamica dell’io e l’altro e nel contempo mantenga una funzionalità dell’agire che diviene al tempo anche funzione simbolica.
esecuzione e messa in opera
Un contenitore con dell’acqua viene inserito nello spazio di una vasca (oppure se è possibile riempire la stessa vasca con acqua).
L’artista si lava il volto con l’acqua e si asciuga con un asciugamano che riproduce il suo volto.
La stessa azione viene suggerita ai presenti così che ognuno può compiere l’azione fatta dall’artista.
Il rituale può compiersi nei due sensi: accettare l’azione proposta e creare attraverso questo gesto una sorta di purificazione e distacco di sé e identificarsi con l’immagine dell’artista; oppure rifiutarsi e negare questa possibile identificazione.
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Un antico lavatoio diventa galleria d'arte. E appare la "veronica" di Maurizio Cesarini
Un abitante di Quezzi, un quartiere genovese sovrastante il luogo dell'ultima alluvione, non riuscendo più a sopportare il degrado in cui versavano gli antichi lavatoi comunali, decide di far ritornare all'ottocentesca bellezza questo bene culturale. Con le proprie forze e praticamente "in solitaria", inizia una lenta opera di pulizia, libera questi vecchi lavatoi da ciò che nel tempo erano diventati: una discarica a cielo aperto al centro di un quartiere popolatissimo. Ora dopo mesi e mesi di lavoro Stefano Molfino, questo il nome dell'artefice di questo restyling, l'opera di pulizia è giunta quasi al termine e chiede ad un artista un'azione site-specific su questi lavatoi perché possano assumere ulteriore bellezza. Angelo Pretolani prende a cura l'idea e invita amici artisti a intervenire con opere pensate appositamente per questo luogo; dopo l'encomiabile lavoro di Molfino, ecco dunque un ulteriore intervento nel tessuto sociale della città, un'azione di public art atta a rivalutare l'ambiente cittadino