Bologna, 13 febbraio 2024 – Un celebre protagonista della pittura europea del Settecento arriva per la prima volta a Bologna: si tratta di Pompeo Girolamo Batoni (Lucca, 1708 – Roma, 1787), di cui il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini del Settore Musei Civici Bologna espone, dal 16 febbraio al 7 aprile 2024, il Ritratto della contessa Maria Benedetta di San Martino proveniente dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid.
La prestigiosa opportunità espositiva, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo e Ilaria Negretti, si inserisce nell’ambito della rassegna Ospiti promossa fin dal 1996 dai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna come attività di valorizzazione del patrimonio e sviluppo delle relazioni scientifiche con istituzioni museali italiane e internazionali, attraverso lo scambio di opere attivato in occasione di prestiti per esposizioni temporanee.
Il dipinto di Pompeo Batoni, considerato il ritrattista più ricercato nell’Europa del XVIII secolo per la sua arte innovativa e originale, giunge infatti a Bologna a ricambiare la visita dell’opera Giuditta con la testa di Oloferne di Lavinia Fontana (Bologna, 1552 – Roma 1614), prestata dai Musei Civici d’Arte Antica di Bologna per la mostra Maestras organizzata dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza dal 31 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024. Curata da Rocío de la Villa, l’esposizione ha presentato un’indagine sulla produzione artistica femminile dalla fine del XVI secolo ai primi decenni del XX secolo attraverso otto contesti importanti nel percorso delle donne verso l’emancipazione. Esposta nella sezione SORORIDAD I. LA CAUSA DELLE DONNE, Lavinia Fontana, insieme a Fede Galizia, Artemisia Gentileschi ed Elisabetta Sirani, ha rappresentato tre generazioni di artiste che hanno ottenuto il successo con le loro versioni caste di personaggi mitologici, eroine bibliche e figure storiche come Giuditta, Jael, Susanna e Porzia nei loro dipinti di storia, stabilendo una tradizione alternativa alla raffigurazione patriarcale di queste eroine in racconti distorti e dipinti erotici offensivi.
Figlio dell’apprezzato orafo lucchese Paolino Batoni sotto la cui guida apprende le prime nozioni di disegno, Pompeo si forma successivamente come pittore con i due artisti locali Domenico Brugieri e Giovan Domenico Lombarda. Nel 1727, all’età di diciannove anni, lascia la sua città natale e si trasferisce a Roma per completare gli studi, frequentando la scuola di Sebastiano Conca e lo studio di Agostino Masucci e di Francesco Ferdinandi, detto l’Imperiali.
Nella capitale riesce a ottenere fama e successo, venendo ammirato anche dal giovane Antonio Canova per il “disegnare tenero, grandioso”, e per il saper comporre in “belle forme” (Diario, 1779). Oltre a disegnare infaticabilmente dall’antico, si addestra ai “buoni precetti” – come egli stesso li chiama in una lettera al marchese Andrea Gerini (4 novembre 1740) – seguiti dai grandi maestri; fondandosi sullo studio del “vero” e sulla selezione degli aspetti migliori presenti in natura, perviene a un ideale di bellezza armonica, spontanea, amabile, molto apprezzata da una committenza imbevuta della sensibilità estetica dell’Accademia letteraria d’Arcadia.
L’esito straordinario di una semplicità perfetta e apparentemente istintiva giustificherà la definizione di Batoni “fatto Pittore dalla Natura”, avanzata per primo dal biografo Onofrio Boni (1787), poi lungamente ripetuta dalla storiografia, soprattutto in opposizione all’attitudine normativa del coevo Anton Raphael Mengs, “fatto Pittore dalla Filosofia” per le propensioni erudite espresse quale autore di teorie sull’arte.
Un campo in cui Batoni è particolarmente conosciuto e apprezzato, e al quale dedicò la maggior parte dei suoi sforzi negli anni ’50 del XVII secolo, è la pittura di soggetto storico, sia mitologico che sacro (gli si deve la fortunata icona del Sacro Cuore di Gesù ideata nel 1765). Una delle sue prime commissioni a Roma fu una pala d’altare raffigurante la Vergine con il Bambino e quattro santi per la chiesa di San Gregorio al Celio. L’artista studiò a fondo i grandi maestri del XVI e XVII secolo, come Raffaello, Guercino e Guido Reni, che influenzarono profondamente il suo lavoro.
A questa produzione Batoni affianca un’ampia attività di ritrattista, incontrando i gusti di una raffinata clientela internazionale, spesso composta da giovani aristocratici del Nord Europa in soggiorno a Roma durante il Grand Tour. Per rispondere alle esigenze di questo pubblico – soprattutto rampolli della nobiltà inglese – a partire dalla metà del secolo Batoni si farà ideatore di una nuova tipologia ritrattistica – il ritratto/souvenir – in cui il personaggio viene presentato in posa elegante, ma disinvolta, accanto a monumenti e reperti antichi, quasi a comprovare l’avvenuto compimento dell’esperienza del viaggio di formazione, divenuto prassi irrinunciabile per una classe sociale destinata ad assumere, una volta rientrata in patria, incarichi politici e diplomatici consoni al proprio status. L’elegante rappresentazione circondata dalle rovine classiche era intesa non solo ad offrire un resoconto dei viaggi compiuti, ma anche a riflettere ricercati interessi artistici.
Anche nella più convenzionale ritrattistica ufficiale Batoni sa raggiungere risultati stupefacenti e sofisticati per qualità esecutiva e accostamenti cromatici. Ne è esempio il Ritratto della contessa Maria Benedetta di San Martino – firmato sul bordo del tavolo e datato 1785 – che appartiene alla tarda produzione del pittore e ne incarna a pieno l’ideale di grazia e delicata eleganza espressa nella resa delle figure femminili. L’identità dell’autore è nota dall’iscrizione in corsivo sotto la firma dell’artista. La tela, registrata a Roma in possesso dei discendenti della contessa, passò successivamente nella collezione dell’architetto Andrea Busiri Vici, dove si trovava nel 1964 quando fu inserita in una mostra monografica su Batoni tenutasi a Lucca. Nel 1973 è a Monaco di Baviera e quattro anni dopo entra nella collezione Thyssen-Bornemisza. È stato esposto sullo scalone principale di Daylesford House, la residenza del barone e della baronessa nel Regno Unito.
Nella scheda redatta per il catalogo generale dei dipinti del Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Mar Borobia, responsabile del Dipartimento di Pittura antica per il museo madrileno, presenta così l’opera: “Batoni raffigura la contessa seduta in un interno buio. Gli unici riferimenti classici sono gli oggetti, come il tavolo con un cuscino rosso sopra e la tazza in equilibrio sul bordo vicino. L’immagine è molto accattivante per la gamma di colori contrastanti utilizzati per l’abito della contessa, dipinto in un vivace blu con una delicata gamma di toni argentati. La contessa è raffigurata con occhi vivaci e brillanti, un abito scollato e un’acconciatura elaborata e sofisticata. I capelli alti e abbondanti sono decorati con perle, un ornamento blu in tinta con l’abito e un piccolo mazzo di rose. La posa, l’ambientazione e l’acconciatura sono state paragonate a quelle di un altro ritratto tardo di Batoni della marchesa Barbara Durazzo Brignole del 1786″.
Il gesto della protagonista sembrerebbe alludere all’episodio narrato da Plinio il Vecchio, in cui Cleopatra, dopo avere scommesso con Marco Antonio di essere in grado di offrirgli un banchetto sontuoso spendendo un milione di sesterzi, avrebbe preso la perla di inestimabile valore di un proprio orecchino e l’avrebbe sciolta nell’aceto, bevendo poi la miscela. Come la seduttiva regina dell’Egitto, la contessa è infatti colta nell’atto di sospendere una grossa perla sopra una coppa, dimostrando così un’aristocratica indifferenza nei confronti dell’aspetto venale del lusso (comunicato stampa).
Durante il periodo di esposizione dell’opera, il Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini propone un ciclo di visite guidate gratuite a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza:
sabato 17 febbraio ore 16.30
domenica 25 febbraio ore 16.30
domenica 3 marzo ore 16.30
sabato 16 marzo ore 16.30
sabato 30 marzo ore 16.30
domenica 7 aprile ore 16.30.
Opera esposta
Pompeo Girolamo Batoni (Lucca, 1708 – Roma, 1787)
Ritratto della contessa Maria Benedetta di San Martino, 1785
Olio su tela, cm 99 x 74
Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid
Inv. n. 32 (1977.28)
SCHEDA TECNICA
Mostra
Un ritratto di Pompeo Batoni (1708 – 1787) dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid
A cura di
Mark Gregory D’Apuzzo e Ilaria Negretti
Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
In collaborazione con
Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid
Sede
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44, Bologna
Periodo di apertura
16 febbraio – 7 aprile 2024
Inaugurazione
Giovedì 15 febbraio 2024 ore 17.30
Orario di apertura
Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 – 15.00
Venerdì 14.00 – 18.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 18.30
Chiuso lunedì non festivi
Ingresso
Gratuito
Informazioni
Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore 44 | 40125 Bologna
Tel. +39 051 236708
museiarteantica@comune.bologna.it
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