William Blake, il visionario con il compasso che contemplò la propria maschera funebre

L'analisi del suo percorso esistenziale conferma che la sua pittura visionaria era sorretta da vere allucinazioni e da squarci di verità non evidenti al mondo sensibile. Tutto era iniziato a quattro anni quando aveva visto Dio presentarsi alla sua finestra



W. BLAKE, Isaac Newton, 1795 - 1805, acquerello e inchiostro, cm 46 x 60, Londra, Tate Gallery
W. BLAKE, Isaac Newton, 1795 – 1805, acquerello e inchiostro, cm 46 x 60, Londra, Tate Gallery

W.BLAKE, La casa della morte
W.BLAKE, La casa della morte

W.BLAKE, Anteo depone a terra Dante e Virgilio, acquerello, 1824-1827
W.BLAKE, Anteo depone a terra Dante e Virgilio, acquerello, 1824-1827

Difficile inquadrare secondo qualsiasi schema o appartenenza ad un movimento l’arte di William Blake (Londra 1757-1827), che fu insieme poeta, pittore e incisore. La sua singolare e complessa identità rappresenta solo il lato più noto di una vicenda biografica tutta contrassegnata da una dimensione eccentrica e visionaria, che costò a Blake giudizi spesso inappellabili riguardanti una presunta insania mentale. Il poeta William Wordsworth, per esempio, non aveva esitato a dichiararsi certo della sua pazzia. Quel che è indubbio è che la pittura e la poesia di Blake, anche se sono state valutate separatamente, gli servirono di concerto per creare opere che hanno sfidato e in certi casi tentato di sostituire le convenzioni in uso. La sua fu un’arte complessa, frutto dell’incontro e della mescolanza di diverse componenti. Egli trovò stimoli nell’antichità, nel Rinascimento e nel Manierismo, ma soprattutto, nutrito com’era di letture religiose, filosofiche e mistiche, fu fortemente attratto dal gusto neogotico.

W. BLAKE, La scala di Giobbe, 1800
W. BLAKE, La scala di Giobbe, 1800

Risultò molto sensibile agli stimoli dl clima culturale del proprio tempo, in cui si intrecciavano il mito classicista settecentesco e i fermenti protoromantici, e produsse opere poetiche di eccezionale carica innovativa che illustrò da sé, applicando inedite tecniche di incisione e di stampa. Testo e illustrazioni erano per lui intimamente fusi, parti di un unico progetto espressivo che studiava nei minimi dettagli. Egli ha svolto, secondo un giudizio accettato trasversalmente, un ruolo cruciale per lo sviluppo del moderno concetto di immaginazione nella cultura occidentale. La convinzione che l’umanità potesse superare i limiti ad essa posta dai cinque sensi rappresenta da questo punto di vista il suo più grande lascito. Frequentemente liquidato come poeta visionario ed eccentrico ribelle, Blake è stato a lungo indicato quale semplice precursore del Romanticismo; tuttavia, nel corso del Novecento si è andata delineando anche una diversa interpretazione della sua produzione, che individuava in essa un rimando a suggestioni appartenenti all’arcano, e che ha spinto ad una rilettura delle sue opere e delle sue incisioni con un’attenzione maggiormente rivolta a quegli aspetti simbolici e allegorici che potevano in effetti rivelare l’influenza delle correnti esoteriche occidentali.
Acerrimo nemico del razionalismo e dei Lumi, concepiva l’immaginazione come una facoltà in grado di creare e operare “magicamente”. Nell’impostazione filosofica che sottende tale concezione si può osservare l’impronta teosofica, che conferiva una grande importanza a questa facoltà, ritenuta capace di disvelare all’uomo i mondi superiori divini. Del resto Blake risulta profondamente influenzato dal  mistico tedesco Jacob Böhme (1575-1624) e soprattutto dallo scienziato e mistico svedese Emanuel Swedenborg (1688-1772),nel cui pensiero, che rifacendosi alla tradizione neoplatonica considerava il mondo un’emanazione diretta dello spirito divino, si possono individuare i capisaldi dell’esoterismo, come la corrispondenza tra il macrocosmo e il microcosmo ( cioè tra divino e umano), o alcuni assunti quali la Natura vivente e il valore dell’immaginazione e della meditazione. Per cercare di penetrare il senso profondo delle basi filosofiche su cui poggia il lavoro creativo di Blake, risulta però indispensabile soffermarsi su alcuni aspetti biografici, evidentemente determinanti nella definizione della sua personalità artistica. Sin dalla prima infanzia. Infatti, egli pare soggetto a visioni, che avrebbero influenzato tutto il suo immaginario poetico ed iconografico. All’età di quattro anni ebbe la sua prima allucinazione: Dio che gli appariva alla finestra. Compiuti gli otto, le visioni diventarono ricorrenti. A dieci, Blake cominciò a scrivere poesie, dimostrando nel contempo la propria attitudine verso il disegno; frequentò una scuola artistica e si dedicò alla lettura. In particolare della Bibbia.
Milton, Shakespeare, Dante. A ventun anni s’iscrisse alla Royal Academy e si specializzò nella tecnica dell’incisione. Blake ebbe a raccontare addirittura che suo fratello, morto qualche tempo prima, gli aveva spiegato in sogno come incidere, sullo stesso foglio, poesia e disegno. Nel 1782 sposò Catherine Boucher, on la quale iniziò una vira coniugale anch’essa piuttosto singolare: un amico comune riferì ad esempio di averli sorpresi una volta nel giardino della loro casa mente nudi, incuranti di essere osservati, impersonavano le parti di Adamo ed Eva recitando le parti del Paradiso perduto.  Nel 1795, Blake iniziò a realizzare una serie di dipinti dedicati alle sue tematiche preferite: Elia sul carro di fuoco, Newton, La casa della Morte, Elihin che crea Adamo. Negli anni seguenti cominciò a godere di una certa notorietà, sia come poeta che come pittore di soggetti apocalittici e profetici. La sua fu insomma la vicenda di un artista stravagante ed inquieto, straordinario cantore di angeli e demoni, del divino e del ferino, probabilmente folle della stessa follia i molti altri geni.


La maschera di William Blake
La maschera di William Blake

Nel 1823, quattro anni prima di morire, lui che affermava” L’immaginazione è i mio mondo”, commissionò a sé una maschera funeraria, non volendo affidare alla fantasia le fattezze del proprio volto dopo la dipartita. Usando tale maschera come modello un altro pittore, Francis Bacon, avrebbe realizzato cinque ritratti.

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Redazione
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