di Giacomo Cordova
Dopo anni e anni di esilio forzato negli Stati Uniti presso il J. Paul Getty Museum di Malibù, Hades può finalmente ritornare a casa nella sua patria, la Sicilia, così come toccò in sorte alla Dea.
Questa scultura in terracotta, databile attorno al 400-300 a. C., si ritiene facesse parte di una statua intera o di un busto, ed è una tipica, ma allo stesso tempo unica, rappresentazione di divinità a opera di uno o più artisti provenienti dalle colonie greche della Sicilia. In quei luoghi, probabilmente ancor prima del periodo classico, avvenivano importazioni di marmo bianco di altissima qualità e forse, a differenza dei loro compatrioti dell’entroterra ellenico, gli scultori siciliani utilizzavano il bozzetto per le grandi sculture marmoree prodotte all’epoca in larga scala.
Le caratteristiche iconografiche e strutturali sono un elemento decisivo, che supportano e indirizzano nell’incerta identificazione tra due divinità. La testa cava è stata formata a mano, e sono stati aggiunti i riccioli “a cavatappi”, uno ad uno, prima che fosse terminata. La ricca barba e i folti capelli inanellati (probabilmente realizzati separatamente) ci raccontano la complessa lavorazione della creta, frutto del virtuosismo di abilissimi modellatori. Una profonda incisione delinea gli occhi a mandorla e si possono notare i calchi involontari lasciati dall’ inserimento delle ciglia, realizzate molto probabilmente con metalli preziosi, come era uso nelle decorazioni della statuaria classica prima, ed ellenistica poi. Tracce di pigmento sono rimaste leggermente visibili: del rosso sui capelli, del rosa sul volto e del blu sulla barba; il che ci permettere di immaginare quale era la vivida e policroma bellezza dell’opera.
Si pensava che questa testa potesse rappresentare Zeus: il re degli dei, che tra i suoi numerosissimi epiteti, era chiamato nei poemi omerici dio “dalla barba blu” . Ora però le ipotesi si indirizzano verso il fratello di questi: lo “Zeus sotterraneo” (Ζεὺς καταχϑόνιος), noto come Ade: lo zio-rapitore e sposo della dea Persefone, responsabile del conseguente mutare delle stagioni. Il mito si crede abbia avuto luogo proprio in Sicilia, nei pressi del Lago di Pergusa, non lontano da Morgantina, dove il culto della dea era particolarmente diffuso, assieme a quello della dea sua madre: Demetra.
Oltre ad Hades, di indiscutibile valore archeologico e artistico sono la statua della dea Persefone, i due acroliti e gli argenti provenienti dalla casa di Eupolemos di Morgantina, assieme alla ricchissima raccolta dei numerosi reperti esposti, provenienti dagli scavi condotti a partire dagli anni ’50 dalla Missione Americana delle Università di Princeton e Virginia e dalle Soprintendenze di Siracusa, Agrigento ed Enna.
Questo meraviglioso tesoro è custodito presso il Museo archeologico di Aidone, vicinissimo a Morgantina e distante solo 8 chilometri da Piazza Armerina.
Si tratta di una sede museale interessantissima: una delle diverse e curiose costruzioni di Aidone è l’ex Convento dei Padri Cappuccini, realizzato tra il 1611 e il 1613 sotto la reggenza di Padre Gregorio da Castrogiovanni. L’impianto architettonico originario, comprendente anche la chiesa, dedicata a San Francesco, è stato oggetto di intervento nel 1984, quando fu adibito a museo.
Il mio invito dunque è di visitare questo meraviglioso polo archeologico, sito proprio nell’entroterra siciliano, in provincia di Enna: la florida e suggestiva regione della Trinacria alle falde dell’Etna.
Museo Archeologico Regionale di Aidone
Largo Torres Trupia, Aidone (En)
tel. 0935/87307
Aperto tutti i giorni, dalle h. 8,30 alle h. 18,30
Area archeologica di Morgantina
C.da Morgantina, Aidone (EN)
tel. 0935/87955
Aperto tutti i giorni, dalle h. 8,30 ad un’ora prima del tramonto
http://www.aidone-morgantina.it/museo-archeologico.html
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