di Claudio A. Barzaghi
È sempre forte la speranza in una superiorità dello spirito sulla materia. Il pensiero di una simile possibilità è gratificante e consolatorio insieme, se non altro perché la materia si acciacca, usura, e col tempo si corrompe, mentre lo spirito in alcuni casi, e per alcuni individui, sembra rimanere intangibile, aureo, indifferente al tempo e alle miserie. Ad alimentare tale speranza contribuisce spesso l’arte, proprio l’arte tout-court, ma altrettanto spesso il compito spetta ad alcune iniziative particolarmente azzeccate.
Una di queste è in pieno svolgimento, fino al 15 novembre, nelle sale del Museo del Paesaggio di Boccafossa, una piccola frazione di Torre di Mosto paese nel veneziano. La cosa ha quasi del miracoloso, non tanto e non solo per la mostra in sé – un riuscitissimo Omaggio a Goffredo Parise completamente affidato all’arte con la “a” maiuscola – ma per l’esempio che offre questo piccolo museo sorto nel bel mezzo del nulla come un fungo prodigioso (a dimostrazione di quanto possa lo spirito).
Parise, scrittore e giornalista tra i più rappresentativi del secolo appena trascorso, dopo i lunghi soggiorni a Milano e a Roma, e i numerosi viaggi in paesi lontani (Usa, Vietnam, Cina e Giappone), nel 1970, complice una cavalcata sulle rive del fiume Piave, scorge una casa / rudere a Ponte di Piave (TV), e se ne innamora a tal punto da acquistarla. Dopo la ristrutturazione andrà a viverci fino alla fine dei suoi giorni (1986) rendendo ancora più saldo, lui di origine vicentina, il suo legame con il Veneto. Sin qui nulla di strano, quel che risulta però significativo e giustifica il particolare omaggio, è il rapporto intenso e duraturo intrattenuto dallo scrittore con l’arte (parzialmente praticata in gioventù) che troverà nuova linfa nei contatti sia d’amorosi sensi, sia amicali stabiliti con i più bei nomi dell’arte romana d’avanguardia degli anni ’60: Giosetta Fioroni, Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mario Ceroli, Cy Twombly. Sono gli anni della dolce vita e della ricerca di una nuova oggettualità in arte, e in mostra i protagonisti di quella stagione ci sono tutti, con opere belle e importanti, ma a tener loro compagnia ci sono anche tanti altri.
L’esposizione articolata in quattro sezioni, ne ospita una in particolare (“Esperienze parallele”) dedicata a Ezio Gribaudo, forse la più riuscita, qui sono presenti anche le opere realizzate dall’artista durante un viaggio compiuto nel 1961 in compagnia dell’amico Lucio Fontana. Il ciclo pittorico s’intitola “Diario di New York”, e nel catalogo si adombra una credibile relazione, quasi una suggestione diretta, con i reportage scritti da Parise per il Corriere della Sera in occasione di un analogo viaggio negli Stati Uniti, da costa a costa con sosta a New York, datato anch’esso 1961.
A proposito del suo intenso rapporto con l’arte, Parise scrive: “Non sono un critico d’arte e non credo nella storia dell’arte se non come lavoro esclusivamente classificatorio, sistematorio ma non critico. Perché ho scritto d’arte figurativa in modo che può sembrare critico? La risposta è semplice. A sedici anni ho dipinto anch’io, per un paio d’anni quadri che oggi , se avessi l’età, apparterrebbero alla transavanguardia “. E suona quasi come l’imbarazzata spiegazione di un’intrusione, come la futile giustificazione di uno imbucatosi a una festa. Forse è proprio così, però in un’altra occasione afferma: “Non sono un critico d’arte, ma uno scrittore, con una sensibilità fortemente visiva anche in letteratura. Ecco perché sono stato sempre attratto dal mondo dei pittori tra i quali conto numerosi amici”, e di fatto sembra più veritiero, soprattutto se si considera che nella semplice casa di Ponte di Piave, quella alla quale abbiamo accennato per poi abbandonarla, diventata nel frattempo spazio istituzionale con il nome Casa di Cultura Goffredo Parise, nel corso degli anni il critico “per caso” – tuttavia alimentato da passione certa – aveva accumulato una parte significativa dei tesori oggi in esposizione al Museo di Boccafossa.
A rendere ancora più intensa l’esperienza della visita, una sorta di mostra nella mostra, sempre parte dell’Omaggio ma più in forma di corollario rigorosamente contemporaneo, intitolata “Paesaggi accademici e non”. Ventuno artisti che secondo i curatori, seppur con opere diverse per periodo e concezione estetica, si collocano in una linea di continuità con lo spirito dello scrittore.
In estrema sintesi: incantevole l’ubicazione, meritevoli tutte le opere esposte, impeccabile il catalogo. L’ingresso è addirittura libero.
Museo del Paesaggio
Via Boccafossa (Loc. Boccafossa)
30020 – Torre di Mosto (VE)
Info: 0421324440 (Interno 1)
Orari – fino al 15 novembre 2014
Sabato: ore 16 – 19
Domenica: ore 10 – 12 // 16-19