L’intelligenza della virtù. La memoria. L’atteggiamento bonario. Era famosa in tutta Europa, l’elefantessa asiatica Hansken. A metà del diciassettesimo secolo, era l’unico elefante vivente nel continente ed era in tournée in mercati, fiere e corti. Quando Hansken si fermò ad Amsterdam, Rembrandt la disegnò, con particolare realismo. Era simpatica, Hansken. E a tutti richiamava le virtù degli elefanti, presenti nei bestiari medievali e decantati, più di un secolo prima, dallo stesso Leonardo da Vinci.
The Rembrandt House Museum di Amsterdam racconta la storia della vita di questo elefante prodigioso e delle interazioni con il pittore, rilevando le tracce possenti del suo passaggio nelle opere d’arte di Rembrandt e dei suoi contemporanei, attraverso documenti storici e una mappa digitale su cui è possibile seguire le tracce dell’animale-star attraverso l’Europa. AL museo anche il teschio di Hansken, che è stato conservato ed è stato portato dall’Italia alla Rembrandt House Museum. “La storia di Hansken è sorprendente, ma anche commovente. – dicono i curatori del museo di casa Rembrandt – Ha dovuto sopportare molto nella sua vita; era costretta a fare lunghi viaggi e doveva costantemente fare spettacoli e pubbliche apparizioni”.
Nel 1633 Hansken apparve per la prima volta ad Amsterdam. Poteva essere vista quell’estate sul Kloveniersburgwal, proprio dietro l’angolo della casa Rembrandt. Ma l’artista forse, in quel momento, era in Frisia. “Nell’autunno del 1637 era di nuovo ad Amsterdam e Rembrandt colse l’occasione. – dicono i responsabili del museo – Doveva essere pieno di meraviglia, perché non aveva mai visto un elefante, dal vero. L’enorme animale grigio con la lunga proboscide gli ha fatto certamente fatto una profonda impressione. Egli ha immortalato Hansken in diverse occasioni”.
Dice Leonore van Sloten, curatrice del The Rembrandt House Museum: ‘I disegni di Hansken realizzati da Rembrandt lo mostrano davvero mentre osservava da vicino e con grande interesse: l’ha disegnata con attenzione, in ogni dettaglio. Appare anche nell’acquaforte di Rembrandt, dedicata ad Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre. Lì sì vede Hansken, sullo sfondo. Rembrandt ha incorporato un elemento contemporaneo, nella rappresentazione della scena biblica, che ha reso la stampa ancora più attraente per gli acquirenti”.
Hansken non ha lasciato tracce solo nelle opere d’arte. Nel 1647 cadde da un ponte di legno sulla diga accanto all’Amstel, appena fuori città e finì in acqua, ma rimase illesa. Una breve poesia, The Elephant Bridge, del poeta del XVII secolo Jan Six van Chandelier, commemora questo evento. Il ponte è stato restaurato, ma ora realizzato in pietra e chiamato The Elephant Bridge. Nello stesso quartiere c’era anche un Sentiero dell’Elefante e una taverna chiamata L’Elefante.
Come ha fatto Hansken a finire in Europa e cosa le è successo? “L’impulso iniziale per il suo arrivo è venuto dal principe Federico Enrico d’Orange, fortemente interessato ai territori colonizzati. – spiegano gli studiosi olandesi – E così ha chiesto più volte di ricevere animali esotici, tra cui un elefante, dai domini lontani. Dopo che la prima nave che trasportava un elefante affondò nel 1629, una seconda nave arrivò ad Amsterdam nel 1633. A bordo c’era un cucciolone di tre anni Hansken, elefante femmina di Ceylon. Fu collocata nella tenuta di campagna del principe. Pochi anni dopo fu venduta a Cornelis van Groenevelt, che in seguito l’avrebbe condotta attraverso l’Europa per quasi vent’anni. Gli opuscoli invitavano il pubblico a partecipare a una presentazione: Hansken era il prototipo degli animali da circo successivi. La sua vita fu breve: per ignoranza, non ha ricevuto la giusta alimentazione o cure adeguate. Morì, all’età di soli 25 anni, durante uno spettacolo a Firenze. L’artista Stefano della Bella era presente in quel momento e ha colto l’elefante morto in un paio di disegni.