Emerge con sempre maggior chiarezza un’area sacra romana, all’interno della quale sorgevano tempietti votivi, nei pressi di quella che appare come un’antichissima struttura ricettiva che probabilmente accoglieva i pellegrini. La nuova campagna – 2021 – condotta dagli archeologi dell’Inrap ha permesso di portare alla luce due serie di due urne con coperchio (ollae), poste ai lati dell’ingresso di una cella e a filo del terreno. Altre urne, sempre in coppia, sono distribuite nel cortile su cui si aprono i tempietti. Il loro stato di conservazione è notevole e le analisi archeologiche dovrebbero consentire di identificare che tipo di offerta possono aver raccolto (vino, olio, carne, incenso, ecc.). Di elevato interesse anche una statuetta ex voto che rappresenta un cinghiale, venuta alla luce sempre durante la più recente campagna di scavi.
Sparsi per il temenos – cioè l’area recintata e destinata al culto -, in precedenza, durante lo scavo 2010, erano stati stati trovati anche un gran numero di lucerne, frammenti di specchi di bronzo, lamiere traforate, monete di piccola pezzatura. Una fossa rituale (favissa), legata alla pulizia dell’interno del tempio, aveva restituito una quarantina di lucerne perfettamente conservate. Il luogo di culto fu in funzione per un lungo periodo, compreso tra il I secolo a.C. al V secolo d.C.
Le scoperte sono avvenute a Bâtie-Montsaléondal, un piccolo comune francese di 210 abitanti situato nel dipartimento delle Alte Alpi della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il cui centro sorge a un’altitudine di 700 metri. Ai tempi dei romani qui prosperava la cittadina di Mons Seleucus, situata all’incrocio delle vie di comunicazione nord-sud (Sisteron-Grenoble) ed est-ovest (Italia-Valle del Rodano). Mons Seleucus – dicono gli archeologi dell’Inrap – vedeva transitare merci e persone da tutta la regione dell’Impero Romano
“Questo insieme votivo (area sacra e templi) – proseguono gli studiosi dell’Inrap – è associato a spazi abitativi più o meno densi. Nelle immediate vicinanze della peribola o peribolos (recinto sacro), un quartiere potrebbe essere interpretato come una locanda destinata ai pellegrini. Altri ritrovamenti archeologici del passato hanno mostrato che l’insieme religioso fa parte di uno spazio urbano più ampio: probabilmente terme, residenze riccamente decorate, cantine e una necropoli”.