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Protettore dell’amore. E, nella modernità a noi più vicina, propiziatore della gioia di coppia. Almeno così lo vediamo anche se la sua storia è ben più austera. Sono almeno tre diversi santi di nome Valentino, tutti e tre morirono durante le persecuzioni da parte degli imperatori romani e sono considerati pertanto martiri. La loro festa è stata fissata il 14 febbraio da Papa Gelasio nel 495. E ‘stato da quel momento che sono menzionati nei primi martirologi. Il più noto è San Valentino di Terni, vescovo della città umbra. San Valentino, detto anche san Valentino da Terni o san Valentino da Interamna (Terni, 176 circa – Roma, 14 febbraio 273), è stato un vescovo romano, martire.
Venerato come santo dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e successivamente dalla Chiesa anglicana, è considerato patrono degli innamorati e protettore degli epilettici.
La più antica notizia di san Valentino è nel Martyrologium Hieronymianum, un documento ufficiale della Chiesa dei secoli V-VI dove compare il suo nome e anniversario di morte. Ancora nel secolo VIII un altro documento, Passio Sancti Valentini, ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura a Terni ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, il successivo martirio di questi e la loro sepoltura. Il presule ternano si prodigò a favore dell’amore coniugale, rendendo possibile la celebrazione dei matrimoni, anche in circostanze difficili. Forse anche per questo venne chiamato a proteggere gli innamorati, che a lui potevano rivolgersi per ottenere la soluzione dei casi sentimentali più difficili e intricati o per aspirare, con massima rapidità, al matrimonio. La data del 14 febbraio, di fatto coincideva con l’avvicinamento alla chiusura dell’anno romano – erano i giorni più duri, quelli dei Lupercalia, quando i lupi, ormai stremati dalla fame, scendevano verso le case, le cascine e i centri abitati – e, al tempo stesso della proiezione verso il nuovo anno, che iniziava il primo marzo. Il momento di trapasso dell’inverno, dava il via ai corteggiamenti tra ragazze e ragazze.
La prima menzione del giorno di San Valentino con una connotazione romantica risale al XIV secolo in Inghilterra, dove si credeva che il 14 febbraio fosse il giorno del ritorno degli uccelli, dopo i rigori invernali. Questa convinzione è menzionata negli scritti di Geoffrey Chaucer. Era comune durante questo periodo che gli amanti si scambiassero biglietti, chiamati valentini. Uno di questi biglietti, sempre del XIV secolo, è alla British Library .
Si dice che durante un periodo di divieto del matrimonio dei soldati romani – imposto dall’imperatore – Valentino, segretamente,garantisse la felicità coniugale organizzando le nozze. Nella maggior parte delle versioni di questa leggenda, il 14 febbraio è la data legata al suo martirio.
Fu la letteratura cortese a diffonderne immagine gesta gentili. Otto di Grandson, durante la seconda metà del XIV, e il capitano Vaud nella corte d’Inghilterra, passarono questa usanza al mondo latino, tra cui la corte sabauda. Il trenta per cento della poesia di Grandson è dedicata a questa tradizione. Tra le composizioni si ricordano Lament Valentine (I e II), Complaincte Sainct Valentin Gransson, il giorno di San Valentino e il Sogno di San Valentino .
Nei primi anni del XV secolo, Carlo d’Orleans fece conoscere la figura di San Valentino alla corte di Francia. Egli stesso scrisse diverse poesie dedicate al santo.
Nell’iconografia nordica antica appare spesso collegato a una piccola figura sdraiata – un epilettico – e il suo volto è spesso deforme o scavato da profonde rughe, a causa della vecchiaia, poichè, secondo le fonti antiche, sarebbe stato ucciso all’età di 97 anni. La gravità del suo viso tendeva peraltro anche a sottolineare la gravitas della sua figura, che non poteva essere assimilata a a quella di una sorta di mezzano di faccende d’amore. Fu a partire dal Gotico francese e dal Cinquecento italiano che la sua immagine si ingentilì, assumendo i tratti di un giovane sacerdote dai tratti petrarcheschi.