Grande successo di pubblico per la seconda apertura straordinaria al Gran Carro di Bolsena – in provincia di Viterbo – che ha permesso a più di 40 visitatori di potersi immergere nelle calde acque estive del lago e osservare, anche in apnea, i reperti conservati nella Aiola, oggetto delle ricerche da parte del Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza.
Ha partecipato all’escursione anche il Soprintendente Arch. Margherita Eichberg in una giornata che rappresentava anche la chiusura delle ricerche archeologiche preliminari alla progettazione di un percorso fruibile al pubblico nell’ambito delle attività di valorizzazione programmate dalla Soprintendenza e già finanziate nell’ambito del PNRR.
Hanno fornito preziosa assistenza al numeroso pubblico in acqua i subacquei del Centro Ricerche Archeologia Subacquea, guidando gli appassionati in percorsi sicuri e indicando le evidenze sommerse dal fondo.
La visita è stata preceduta da una conferenza in cui sono stati esposti gli ultimi rinvenimenti, tra cui una deposizione cultuale composta da un vaso biconico che conteneva resti vegetali bruciati affiancato da una scodella ad orlo rientrante, un piattello e una fusaiola secondo un rituale già osservato nelle precedenti campagne, e una delle numerose tazze, probabilmente utilizzata durante le stesse pratiche rituali, rinvenuta tra le pietre nella parte più alta dell’Aiola e poi ricomposta, tutti attribuibili alla prima età del Ferro.
Gran Carro di Bolsena, Aiola (insediamento insediamento perilacustre)
Cos’è? La scheda del Catalogo dei Beni culturali
BOLSENA, X a.C – IX a.C
Il sito archeologico si caratterizza per la presenza del monumentale complesso ellittico dell’Aiola. Indagata solo parzialmente, non è ancora chiara la sua funzione. Si presenta come un grosso cumulo di pietrame informe, privo di elementi strutturali utili alla sua interpretazione. Recentemente è stato proposto che si tratti di una struttura (non l’unica presente nel lago- almeno altre quattro sono conosciute anche se di minori dimensioni) strettamente collegata alla presenza di sorgenti di acqua termale calda. La forma si presenta troncoconica a base ellittica, in pietrame informe senza leganti, e da cui fuoriescono effettivamente sorgenti di gas e acque minerali e termali a 30 e 40 gradi.
Nel 1991 Alessandro Fioravanti effettuò alcune ricerche sulla superficie ed individuò pali lignei e frammenti ceramici attribuibili alla prima età del Ferro specie sul lato SO. Recentemente nel 2020 durante le ricerche e la pulizia di una fascia di sedimento a N dell’Aiola si è potuto constatare per la prima volta che l’Aiola è effettivamente costituita da pietrame informe, ma che ricopre un tumulo sottostante formato di terra. Sotto i massi dell’Aiola è presente abbondante materiale ceramico e ligneo integralmente attribuibile alla prima età del Ferro. In ogni caso, per la prima volta si è potuto osservare che l’Aiola era già presente nel periodo della palafitta e faceva parte integrante del villaggio della prima età del Ferro. La presenza di sorgenti è confermata e anzi si è potuto notare che tra le concrezioni prodotte dall’acqua termale sono presenti frammenti ceramici di impasto inglobati. Un frammento di base di colonna in tufo e il rinvenimento di monete di epoca costantiniana, attesta la frequentazione della struttura anche in epoca tardo romana