Saranno presentate il 16 febbraio alle 17.30 alla Biblioteca di Marzabotto – Bologna – le scoperte della campagna di scavi che si è svolta nella città etrusca di Kainua, situata nel territorio comunale di Marzabotto. Lo annuncia il Museo nazionale etrusco della cittadina emiliana. Elisabetta Govi, professoressa di Etruscologia ed antichità italiche all’Università di Bologna, parlerà di “Kainua. La campagna di scavo 2022 e gli ultimi ritrovamenti”.
“In questa occasione – spiegano gli studiosi del Museo etrusco – verranno illustrati i risultati dell’ultima campagna di scavo dell’estate 2022 che ha visto importanti ritrovamenti utili a definire ancora meglio il ruolo dell’antica Kainua nel contesto etrusco-padano. Novità importanti riguardano la configurazione monumentale del santuario della dea Uni di cui sono emerse strutture imponenti che consentono di ricostruire il paesaggio sacro della città. Inoltre la scoperta di un deposito votivo ha portato alla luce testimonianze importanti delle pratiche svolte dagli abitanti, tracce di azioni rituali tra le quali spiccano teste votive in terracotta di pregevole fattura”
Kainua fu fondata nel VI sec. a.C. nel corso del generale riassetto economico e politico dell’intera Etruria padana, fortemente incentrato sullo sfruttamento della Valle del Reno come via commerciale. “La scelta del sito fu sicuramente determinata dalle condizioni favorevoli che offriva il pianoro; collocato in prossimità del fiume Reno e circondato da colline, un luogo in cui l’approvvigionamento idrico era garantito dalla presenza di una ricca falda d’acqua a limitata profondità. – spiegano gli archeologi dell’Università di Bologna – Nella seconda metà del secolo (Fase II) sembrano potersi collocare le tracce di un abitato con una compiuta organizzazione e grandi potenzialità economico-commerciali; lo dimostrano i resti di edifici domestici, santuariali ed impianti artigianali oltre ai materiali rinvenuti in questi contesti, testimoni dell’elevato livello culturale della comunità etrusca stanziata sul pianoro. Tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C. (Fase III) la città viene rifondata (Kainua la “nuova”), mediante un atto rituale che risistemò urbanisticamente il precedente impianto dandogli un assetto definitivo e più rispondente ai principi della fondazione Etrusco ritu”.
Agli inizi del IV sec. a.C. la calata dei Celti determinò la fine della città etrusca. In seguito all’occupazione da parte di un nucleo di popolazione gallica, la città venne perse la propria identità urbana, divenendo una sorta di avamposto militare.
“Il nome etrusco della città (Kainua) – annotano gli archeologi dell’Università di Bologna – è stato recentemente dedotto grazie al fortunato rinvenimento di un fondo di coppa recante l’iscrizione: kainuaϑi. La desinenza -ϑi della parola indica che il termine è declinato al caso locativo, al fine di indicare il nome di un luogo (kainua appunto) che è stato riconosciuto come il nome etrusco della città. La terminazione -ua della parola avvicina questo termine ad altri poleonimi (nomi di città n.d.r.) etruschi come Mantua, Genua, Addua, Padua e Berua. La radice kain- della parola sembrerebbe poi avvicinabile all’aggettivo greco kaniòs/kainòn, che significa “nuovo”. Il nome Kainua verrebbe così a significare “la nuova”.
“Ad uno sguardo d’insieme emerge l’esistenza di un vero e proprio piano urbanistico, elaborato teoricamente e applicato concretamente sul terreno al momento della rifondazione della città. – sostengono gli studiosi dell’Università di Bologna – Questo risulta imperniato su quattro principali assi stradali larghi 15 metri (chiamate plateia A, B, C e D), che incrociandosi ortogonalmente suddividono l’area dell’abitato in 8 porzioni definite regiones. Queste risultano poi ulteriormente ripartite in isolati (insulae) da una rete di strade minori di larghezza 5 metri; all’esterno dell’area abitativa si trovano poi l’acropoli, dislocata su una piccola altura a nord-ovest e due necropoli, a nord ed est dell’abitato”.
“Se dunque l’aspetto dell’impianto urbano risulta fortemente avvicinabile alle esperienze magnogreche, la sua rigorosa orientazione secondo i punti cardinali presuppone un’impostazione diversa, tipicamente etrusca, e volta a costituire la città come una proiezione terrestre dell’ordine celeste; il templum. A questo va aggiunta la presenza sull’acropoli di strutture architettoniche che possono essere interpretate come sede di un rito funzionale alla fondazione della città e al tracciamento delle sue infrastrutture. Sulla base di queste osservazioni è stato possibile ricostruire in maniera puntuale lo svolgimento del rituale di fondazione; la forma urbana di Kainua-Marzabotto corrisponde infatti alla figura che collega i punti estremi delle albe e dei tramonti del sole al solstizio d’inverno e d’estate. Nel corso del rito in questi punti vennero deposti dei cippi, iscritti con una croce e orientati secondo i punti cardinali (decussis); quello principale, risulta visibile ancora oggi sul campo, al centro esatto dell’antica città”.
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