Proseguono gli approfondimenti sulle mummie di donne e bambini inuit, risalenti al XVI secolo, trovate in un quello che sembrava un abituro-grotta da due cacciatori in cerca di pernici.
Ed emerge una pista che porterebbe alla spiegazione di quelle morti e di quella tomba che unì più donne e bambini.
Le donne e i bambini qui deposti – legati da stretti vincoli di parentela – furono sepolti intorno al 1475 appena fuori dall’insediamento di Qilakitsoq a Uummannaq, un luogo oggi abbandonato, in Groenlandia. Le donne sono sei, due i bambini.
I cacciatori, anni fa, entrando nel tumulo, videro questi corpi in condizioni stupefacenti. Pareva che si fossero addormentati da poco. In primo piano c’era quella che pensavano fosse una bambola. Era invece la mummia di un bambino (nella foto) d’età compresa tra i 6 mesi e l’anno. Il bambino era figlio di una di queste donne.
Le indagini genetiche portano, con maggior probabilità, a una donna di oltre 30 anni, la cui mummia, ben conservata, è esposta al Nunatta Katersugaasivia Allagaateqarfialu, Museo e archivi nazionali della Groenlandia.
.La mamma del bambino potrebbe essere la sorella di un’altra donna sepolta lì accanto, quella che è chiamata II/7.
La tomba delle otto mummie differisce dalle altre sepolture di Qilakitsoq. Si trovava a circa 200 metri al di fuori dal piccolo insediamento e conteneva – a differenza d’altre sepolture, che sono singole – un gruppo femminile. Collocata sotto una rupe a strapiombo, era stata costruita con un cumulo di grosse pietre.
Questo luogo colpito dal vento del mare offrì condizioni ottimali per la mummificazione naturale dei corpi, in un’atmosfera fredda, asciutta e ben ventilata, al riparo dagli animali e dalle intemperie.
I cadaveri erano molto vicini, alcuni uno sopra l’altro, in due gruppi distanti, tra loro, solo un metro. Erano completamente vestiti, imbottiti di abiti, coperti di pelli di foca, pietre piatte ed erba.
Al tempo della cultura Thule, che durò fino al 1800 d.C. circa, nella zona si trovava un insediamento di circa 30 residenti. Durante la bella stagione, la comunità si spostava per la caccia e per la raccolta di frutti e vegetali, vivendo nelle tende.
In autunno tornava a casa, portando con sé le provviste per la stagione fredda. Gli inuit ritiravano così in casette costruite con terra e zolle. Fu forse durante il rientro autunnale che avvenne, in una delle case, una disgrazia.
Sei donne e due bambini. Tre generazioni con stretti legami familiari furono deposti, insieme, in quella tomba. La causa della loro morte è sconosciuta.
I corpi non presentano segni di violenza, ma si pensa che siano morti tutti nello stesso periodo, in autunno, poco dopo essere arrivati all’insediamento invernale. Considerate le basse temperature del luogo, i cadaveri potrebbero essere stati anche depositi in tempi successivi, anche se la sepoltura anomala e di gruppo, oltre che tracce di fumo nei polmoni della zia del bambino, potrebbero far pensare a una disgrazia che colpì il gruppo di donne, nei primi giorni del rientro a casa.
Forse il gruppo femminile aveva anticipato, nel ritorno, i membri maschili del gruppo. Forse, una volta rincasate, le donne, a causa del freddo, aumentarono la legna sui bracieri o ridussero la fuoriuscita dei fumi del focolare per scaldare più rapidamente gli ambienti freddi e umidi. Quindi si rinchiusero lì per la notte. Morirono a causa dell’ossido di carbonio?
Le cinque donne d’età maggiore – tra i 30 e i 50 anni – hanno tatuaggi facciali quasi identici. La donna più giovane è la 11/7, colei che si ritiene sia la zia del bambino. Quando è morta aveva circa vent’anni. A differenza delle altre donne non aveva tatuaggi sul volto forse perché nubile o senza figli.
C’era anche un altro bambino, lì sepolto, di quattro anni, probabilmente affetto dalla sindrome di Down e sua mamma, una donna di 20-30 anni, figlia a sua volta di una cinquantenne, anch’essa deposta nella tomba. Sotto il tumulo, anche la sorella di quest’ultima. I due gruppi avevano legami di parentela.
Tutte le mummie erano completamente vestite. Sono stati scoperti un totale di 78 capi di abbigliamento. Degni di nota erano i kamit, stivali quasi impermeabili cuciti con pelle di foca, che erano isolati dal freddo usando uno strato di fieno.
I calzini erano generalmente indossati sotto il kamit. Le mummie generalmente indossavano due strati di abbigliamento: pantaloni esterni e interni (per lo più corti), e una giacca a vento sia esterna che interna. La mummia di una delle donne più anziane ne indossava addirittura tre. Le giacche a vento all’interno erano in gran parte realizzate con piume di uccelli. Gli strati esterni erano realizzati in pelle di foca.