Una piazza di età medio imperiale, pavimentata con basoli in andesite viola locale e decorata da due fontane monumentali per giochi d’acqua è stata portata alla luce durante i nuovi scavi a Nora, nel territorio comunale di Pula, in Sardegna. Nora è un’area archeologica che si affaccia sul mare. Pula è un comune di 7 104 abitanti della città metropolitana di Cagliari in Sardegna, situato a sud-ovest del capoluogo
La notizia del ritrovamento è stata data stamane, nel corso di una conferenza stampa. La cronaca dell’evento è ben ricostruita dal quotidiano Cagliari Casteddu on line.
La fontana maggiore, come riporta il quotidiano, è un’opera di grande impatto scenografico”. “Doveva costituire un monumento dal sicuro impatto visivo, con balaustra e saliente centrale, opera probabilmente voluta da un eminente cittadino di Nora o addirittura da un imperatore. – scrive Valeria Putzolu – La piazza doveva essere il centro di numerose attività artigianali e produttive, come dimostrano gli ambienti che gli si affacciavano sul lato occidentale. Inoltre, il rinvenimento di frammenti di teglie da fuoco e di un piano con griglie in terracotta associabile a un forno, permettono di immaginare questi ambienti come sede di un’attività artigianale dedicata alla lavorazione del pane”.
Un luogo privilegiato, quello di Nora, come si evince dalla scheda della Direzione regionale Musei Sardegna.
“La frequentazione fenicia del promontorio del Capo di Pula ha inizio nell’VIII secolo a.C., epoca a cui risale anche la nota stele di Nora, recante un’iscrizione in caratteri fenici in cui appare per la prima volta il nome della Sardegna. – scrive la direzione regionale dei musei – Il centro abitato stabile si sviluppa probabilmente solo a partire dal VI secolo a.C. con l’arrivo dei Cartaginesi. Dal 238 a.C., e dal 227 a.C., con l’istituzione ufficiale della provincia, la Sardegna passa sotto il controllo dei Romani mantendo evidenti fenomeni di continuità culturale. Con l’assunzione del titolo di municipium, Nora si dota delle strutture tipiche della città romana, come ad esempio il foro, il teatro e gli edifici termali. Nel 455 d.C. i Vandali occupano l’isola sino alla conquista bizantina; in questa fase alcune strutture perdono la loro funzione e vengono riutilizzate per attività diverse da quelle originarie, come ad esempio il teatro. Le ultime frequentazioni risalgono all’VIII secolo d.C”.
“I primi scavi nell’area archeologica – prosegue la scheda – risalgono alla fine dell’Ottocento, quando, dopo una forte mareggiata, riemerge un reperto degno di attenzione, il tophet. A partire dagli anni 1891-92, l’archeologo Filippo Nissardi indaga le necropoli puniche e nei primi del Novecento viene messo in luce un lembo della necropoli romana. Nel corso degli anni Cinquanta l’area urbana è indagata sistematicamente da Gennaro Pesce e conosce poi ulteriori ma sporadici interventi durante gli anni Settanta e Ottanta. Dal 1990 le ricerche sul sito riprendono in maniera costante fino ad oggi grazie al lavoro delle Università di Cagliari, Genova, Milano e Padova”.