Dal 2015 gli archeologi del Centro di ricerca Kaiserpfalz stanno indagando sul cimitero altomedievale nell’area tra Rotweinstrasse e Stevenagestrasse. La stagione in corso sarà per il momento l’ultima, poiché la campagna di scavi terminerà quest’anno. Nell’ultima fase di indagine, il sepolcreto ha offerto ancora una volta una grande sorpresa: in mezzo alle numerose tombe già saccheggiate nel Medioevo è stata scoperta la sepoltura di un uomo che giaceva intatto nel terreno da oltre 1.300 anni, con tutte le proprie armi.
Sul terreno dell’attuale quartiere Nieder di Ingelheim am Rhein, nel distretto di Magonza-Bingen, sorse una tenuta regale merovingia. Poi Carlo Magno fece qui costruire, intorno all’anno 800, un palazzo, le cui imponenti rovine possono essere visitate. Il centro di ricerca Kaiserpfalz, diretto dall’archeologo medievista Holger Grewe, è responsabile della ricerca, appunto, e della conservazione di questo monumento del primo medioevo e di indagini e studi nelle pertinenze e nel circondario.
I Merovingi (dal nome di Meroveo, leggendario capostipite della famiglia) furono la prima dinastia dei Franchi. Successivamente, a causa di quella che appare come una sorta di congiura palatina – svolta con il pieno appoggio del Papa – il potere passò al padre di Carlo Magno, Pipino il breve. Lo scheletro, trovato durante i recentissimi scavi, apparterrebbe – secondo una valutazione stilistico-tipologica delle armi – a un uomo che sarebbe vissuto più di cent’anni prima di Carlo Magno, attorno al VII secolo. Ma valutazioni temporali sono in corso.
Di norma le tombe merovingie sulla Rotweinstrasse sono facilmente riconoscibili dal riempimento più scuro della fossa. In questo caso non si è notato alcuno scolorimento, l’intera area era fortemente disturbata da tombe adiacenti e di difficile interpretazione. “Quando è venuto alla luce il bordo di una sporgenza dello scudo, inizialmente non era chiaro se appartenesse a una delle tombe che erano sta sconvolte, nel passato, o a una non ancora scoperta”, dice il responsabile degli scavi Christoph Bassler. “Così abbiamo continuato a scavare con attenzione finché non è stato chiaro: tra due sepolture saccheggiate abbiamo effettivamente scoperto una tomba completamente intatta, sfuggita all’attenzione dei tombaroli.
Preziosi spunti di costumi e moda
La sepoltura numero 447 è letteralmente qualcosa di speciale: l’uomo lì inumato era armato fino ai denti. La parte più preziosa del suo corredo è senza dubbio una spata, una spada a doppio taglio, che fu posta accanto al braccio destro del defunto. “La lunghezza della lama della spata è di circa 75 cm. L’intera spada, compresa l’elsa e il pomo, è lunga circa 93 cm”, riferisce Bassler. “La lama è anche leggermente flessibile, il che indica uno stato di conservazione eccezionalmente buono”, dice soddisfatto l’esperto del primo medioevo.
Sono ancora presenti anche altre parti della spada, come elementi bronzei del fodero e frammenti della sospensione o della cintura. “Tutto è ancora lì come era stato depositato secoli fa – dicono gli archeologi – Da qui i ricercatori possono ottenere preziose informazioni sugli usi e le consuetudini di sepoltura di quel tempo. Le spalle compresse, nella postura e leggermente rialzate dello scheletro – la cosiddetta postura della bara – dimostrano che il defunto fu sepolto in una bara di legno, di cui non sono sopravvissuti resti”.
“Sono state trovate anche altre parti metalliche del fodero della spada stessa e della cintura. Le spalle compresse e leggermente alzate dello scheletro dimostrano che il defunto è stato sepolto in una bara di legno, di cui non c’erano più i resti. Accanto al suo braccio sinistro c’era un ampio seax (spada corta e tagliente, simile alla daga romana). La lama e i rivetti in bronzo del fodero sono intatti. La tomba conteneva anche un coltello, una lancia e uno scudo. Questo eccezionale assortimento comprende praticamente tutte le armi utilizzate dalla classe guerriera d’élite dell’epoca”.
Tutti gli oggetti della tomba sono stati ora consegnati a un restauratore. Ulteriori indagini dovrebbero, tra l’altro, restringere la datazione preliminare della tomba. Finora caratteristiche stilistiche come la borchia piatta dello scudo con un bordo largo e il massiccio seax rimandano al VII secolo. Tuttavia, molti dettagli della decorazione, come gli intarsi in argento, diventano evidenti solo dopo aver rimosso gli spessi strati di ruggine. Anche il capo del dipartimento Eveline Breyer si aspetta nuove informazioni dalle analisi in corso: “Questa straordinaria scoperta è un altro pezzo del puzzle per la nostra immagine della città nell’alto Medioevo. Come molte altre scoperte sulla Strada del Vino Rosso, ci aiuterà a comprendere meglio e anche a illustrare questa società più antica di Ingelheim.”
A ciò potrebbero contribuire anche i risultati delle analisi antropologiche delle ossa. Non è ancora chiaro come sia morto l’uomo di 30-40 anni. Lo scheletro, almeno a questo punto delle indagini, non mostrerebbe segni di violenza.