Archeologa si cala nel pozzo di un’antica mansio romana. Sul fondo, tra perline, anelli e ceramiche, trova anche una scarpa di 2000 anni fa. Lo scavo. La storia del luogo

Durante lo scavo del pozzo, sono stati estratti anche resti di legno e una varietà di campioni di flora e fauna. La suola della calzatura si è conservata perfettamente - sono visibili tutte le scanalature antiscivolo, disposte elegantemente - grazie all'acqua e al fango che hanno creato un ambiente privo di ossigeno, impedendo i processi putrefattivi

Una campagna eccezionale nel sito di Lucus Asturum, situato a Llanera, nelle spagnole Asturie ha portato a importanti scoperte. L’archeologa Esperanza Martín e il suo team hanno condotto scavi nella tenuta La Castañera, in particolare nel pozzo precedentemente identificato, rivelando una serie di reperti di notevole interesse. Esperanza Martìn e i colleghi si sono calati nel pozzo dell’antico insediamento romano dove hanno trovato copiosi materiali.

L’archeologa Esperanza Martín si cala nel pozzo romano @ Foto Angel Villa, Museo Arqueológico de Asturias

Tra questi spicca una suola di scarpa romana decorata, un ritrovamento insolito, insieme a un anello, perline e vari bicchieri e brocche. Uno dei reperti più notevoli è una brocca d’Aquitania del primo. Durante lo scavo del pozzo, sono stati estratti anche resti di legno e una varietà di campioni di flora e fauna. La suola della calzatura si è conservata perfettamente – sono visibili tutte le scanalature antiscivolo, disposte elegantemente – grazie all’acqua e al fango che hanno creato un ambiente privo di ossigeno, impedendo i processi putrefattivi.

La suola della scarpa romana trovata sul fondo del pozzo romano @ Foto Esperanza Martìn

Lucus Asturum – che potremmo tradurre come Bosco delle Asturie – era citata come “mansio” dall’Anonimo di Ravenna nei suoi scritti del VII secolo. Una funzione che si era mantenuta nei secoli. Nell’antica Roma, il nome “mansio” derivava dal latino “mansus” ed era un termine utilizzato per designare una sosta ufficiale su una strada romana. Queste soste erano gestite dal governo centrale e servivano come punti di ristoro e “stazioni di servizio” per ufficiali e uomini d’affari in viaggio attraverso l’Impero Romano. Nel tempo, queste strutture si adattarono ad accogliere viaggiatori di varie condizioni, compreso persino l’imperatore. Le “mansio” erano gestite e supervisionate da un funzionario noto come “mansionarius.”

Archeologi all’imboccatura del pozzo @ Foto Esperanza Martìn

Lucus Asturum aveva un’importanza cruciale nell’antica rete stradale romana nelle Asturie. Da questo punto centrale si dipartiva una strada che collegava la regione con la Cantabria, mentre un’altra strada conduceva ad Asturica Augusta (Astorga), seguendo la celebre Vía de La Carisa. Questo luogo, quindi, si sviluppò come una “mansio.”

L’archeologa Esperanza Martín con il fotografo Mario Suarez Porras nei pressi dello scavo archeologico

Ma torniamo agli scavi archeologici del 2023. Simultaneamente alla pulizia del pozzo, è stata condotta una procedura di flottazione e setacciatura dei sedimenti del pozzo nell’acqua, utilizzando setacci di diverse dimensioni per classificare gli elementi in base alle loro dimensioni. Questo processo ha permesso di identificare e successivamente analizzare i resti di fauna e flora raccolti. I risultati preliminari sono promettenti, in quanto hanno fornito importanti informazioni sull’ambiente, l’economia e la biologia dell’epoca di Lucus Asturum. Esperanza Martín ha condiviso questi risultati con la viceministra della Cultura, Vanesa Gutiérrez, in occasione della sua visita al sito, accompagnata dal sindaco di Llanera, Gerardo Sanz, e dai consiglieri Ivo Pérez e Eva María Pérez.

Lo scavo del sito romano di Lucus Asturum, condotto nella campagna 2023 @ Foto Esperanza Martìn

È stato notato che la presenza di materiali organici nei resti è significativa, in particolare i resti di legno che sono stati conservati grazie alla mancanza di ossigeno nel pozzo chiuso. Tra i resti faunistici raccolti, sono stati identificati bovini, lagomorfi, roditori, uova, rettili, anfibi e gusci d’uova, tra gli altri.

Questi scavi sono parte di un progetto di ricerca che ha ripreso nel 2015 dopo decenni di interruzione scientifica, grazie al finanziamento del Comune di Llanera. Dai ritrovamenti effettuati in questi anni emerge che il sito di Lucus Asturum è stato abitato ininterrottamente dal I secolo dC almeno fino al VII secolo dC. Gli scavi del 2023 hanno contribuito in modo significativo alla comprensione dell’insediamento di Lucus e dell’epoca romana nell’antica Asturia.

Un aspetto notevole di questi ritrovamenti è la scoperta di brocche d’Aquitania del primo periodo nel 2023, che sono simili a ciò che un altro team, guidato da Almudena Orejas, sta attualmente scoprendo a Campa Torres. Inoltre, tra i reperti c’è un contenitore con coperchio, che sembra essere parte di un rito di fondazione, ma il suo contenuto rimane da esplorare, in quanto è stato trovato sotto il pavimento di una delle stanze.

Oltre agli scavi, sono stati condotti lavori di restauro, tra cui il rimontaggio della ceramica, l’adesione di frammenti per scopi di studio, la pulizia di monete per scopi di datazione e la stabilizzazione in caso di corrosione attiva. Gli oggetti sono stati adeguatamente imballati per la conservazione e il trasporto, e ogni oggetto trattato in laboratorio è documentato con immagini prima, durante e dopo l’intervento, con tutti i protocolli eseguiti sotto la supervisione del Servizio di Restauro del Museo Archeologico delle Asturie.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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