12 gennaio 2024 – Per il quarto anno consecutivo, il team di archeologi svizzeri appartenenti all’Esag, School of Archaeology in Greece, insieme ai loro colleghi greci, ha condotto scavi entusiasmanti nel santuario di Artemide Amarysia, situato ad Amarynthos, nell’isola di Eubea, in Grecia. La campagna del 2023 – i cui risultati sono stati presentati in queste ore – ha consentito lo scavo completo dei resti di un tempio risalente al VII secolo avanti Cristo.
L’edificio ha riservato agli archeologi numerose sorprese: la sua pianta era absidata, cosa abbastanza insolita per questo periodo, mentre le sue dimensioni erano maggiori di quanto originariamente previsto. La sua lunghezza raggiungeva infatti i 34 metri, che corrispondono a 100 piedi nel sistema metrico greco: questa misura “perfetta” si riscontra su altri monumenti dello stesso periodo.
Un aspetto unico di questa struttura è emerso attraverso la scoperta di focolari e altari all’interno del tempio, contrariamente alla pratica comune nei santuari greci, dove solitamente si trovavano all’esterno. Su queste piattaforme di pietra, si svolgevano i riti di sacrificio, come indicato dai densi strati di cenere ricchi di ossa calcinate. Si presume che il fumo dei sacrifici si disperdesse attraverso aperture nel tetto del tempio, offrendo un’interessante variante rispetto alle consuete cerimonie all’aperto. Questa rivelazione getta nuova luce sulle pratiche rituali all’interno di questo antico santuario di Artemide Amarysia. Artemide, come ben sappiamo, era dea della caccia, degli animali selvatici, della foresta, del tiro con l’arco; è anche la dea delle iniziazioni femminili e della luna, protettrice della verginità e della pudicizia. Quando le si voleva chiedere qualcosa a proposito della luna le si offrivano focacce tonde, mentre quando le si voleva chiedere qualcosa a proposito della foresta le si offrivano focacce con la forma della testa di un cervo, che era il suo animale sacro.
La festa di Artemide dell’Eubea si distingueva per diversi aspetti, dalle altre feste in nome della Dea, tra i quali gli splendidi cortei; Strabone riferisce di aver visto, nel tempio di Artemide Amarisia, una colonna posta dagli abitanti di Eretria a ricordo di uno splendido corteo celebrativo a cui avevano preso parte 3000 opliti, 600 cavalieri e 60 carri.
Proprio come gli anni precedenti, gli scavi di quest’estate hanno portato alla luce un gran numero di offerte: vasi, armi, gioielli, ecc. Spiccavano diversi oggetti esotici, tra cui una testa d’avorio finemente cesellata con caratteristiche egiziane. Irriconoscibile al momento del ritrovamento, è stato meticolosamente restaurato per rivelare la qualità della sua lavorazione-
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La lunga storia del Santuario
Man mano che gli scavi continuano, la storia del santuario diventa più chiara. Tracce di incendio fanno pensare che il tempio “di 100 piedi” sia stato parzialmente distrutto da un incendio nella seconda metà del VI sec. a. C.; fu temporaneamente restaurato con muri in mattoni crudi, prima di essere interamente sostituito da un nuovo edificio alla fine del secolo.
Profondi scavi di prova hanno portato alla luce anche resti di epoche precedenti: un edificio che potrebbe risalire al IX o VIII sec. a.C., diverse statuette di animali in bronzo dello stesso periodo, nonché una testa di toro in terracotta della tarda età del bronzo. Sebbene l’esplorazione di questi antichi livelli sia ancora agli inizi, le scoperte finora effettuate sembrano già confermare che il culto di Artemide ad Amarynthos affonda le sue radici nella preistoria del sito.
Amarynthos preistorico
Il santuario sorge ai piedi di una collina abitata già durante l’età del bronzo. Gli scavi effettuati sulle sue pendici hanno messo in luce imponenti murature, che probabilmente facevano parte di un sistema di fortificazione realizzato nel III mulino. AVANTI CRISTO. L’esistenza di Amarynthos in epoca micenea (seconda metà del II millennio a.C.) è attestata anche negli archivi del palazzo miceneo di Tebe, nella vicina Beozia. I resti dell’Amarynthos preistorico, ancora visibili quando fu realizzato il santuario, contribuirono certamente all’attrattiva del sito: ce n’erano abbastanza per alimentare racconti di un passato eroico, come quelli di Omero, a cui aspiravano i greci dell’epoca.
Il santuario nel paesaggio antico
Parallelamente agli scavi, viene effettuata un’ampia ricognizione nella regione di Amarynthos. Gli archeologi stanno cercando di comprendere come il santuario fosse integrato nel paesaggio antico, attraverso lo studio dell’ambiente naturale, della distribuzione degli insediamenti, delle aree agricole, dei cimiteri, delle cave, nonché della rete di comunicazioni. Quest’ultimo comprendeva una “Via Sacra” che collegava il santuario di Amarynthos all’antica città di Eretria.
Dopo lo scavo
Dopo diversi anni di intenso lavoro sul campo e una serie di scoperte spettacolari, è giunto il momento di utilizzare i dati raccolti. Un team internazionale di specialisti sta contribuendo a questa fase della ricerca. Archeozoologi e archeobotanici, che identificano migliaia di frammenti ossei e resti vegetali, esperti che analizzano al microscopio gli strati rimossi durante lo scavo, specialisti della ceramica, architetti, ecc.: le indagini su Artemide continuano ora in laboratorio.
L’isola del ritrovamento
La località del ritrovamento si trova sull’isola Eubèa o Èvia (in greco moderno Εύβοια, Evvia, in greco antico Εὔβοια, Èuboia), chiamata dai veneziani Negroponte. L’isola greca – 3658 km², 218 032 abitanti – è situata nel Mare Egeo, adiacente a parte della costa sud-orientale della penisola, con capoluogo Calcide, dove l’isola dista dalla terraferma solo 40 metri. È per grandezza la seconda isola della Grecia, nonché la sesta del Mar Mediterraneo dopo Sicilia, Sardegna, Cipro, Corsica e Creta.