Svelati i piccoli misteri delle antiche ragazze romane in bikini e ai giochi. C’è anche l’antenato del beach volley. La storia

A sinistra una delle figure del mosaico (Foto: pubblico dominio). A destra: il mosaico completo. Foto Holger Uwe Schmitt Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Cosa rappresenta la scena? Nel mosaico della Villa romana di Piazza Armerina, in Sicilia, appaiono otto ragazze in “due pezzi”. E’ probabile che il costume succinto fosse usato anche nelle piscine e al mare. Una delle giovani donne raffigurate è rappresentata con una cicatrice. Quindi non è un “quadro idealizzante”, ma il mosaico si riferisce a una persona specifica e a un fatto realmente accaduto. Forse una gara tra le ragazze della famiglia e le loro amiche?

Il bikini romano: Villa Romana del Casale a Piazza Armerina

Uno dei primi esempi noti di costumi da bagno risale al IV secolo d.C. ed è contenuto, appunto, nei mosaici nella Villa Romana del Casale a Piazza Armerina, in Sicilia. La scoperta della villa si deve a Gino Vinicio Gentili, che, nel 1950, ne intraprese l’esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del posto. Il moderno bikini nasce nel 1946.

Queste superfici musive pavimentali raffigurano giovani donne – impegnate in attività sportive e giochi – che indossano ciò che è l’antenato del moderno bikini. Le donne sono rappresentate con indumenti molto ridotti. Abiti pratici per l’attività fisica. La scena emana un messaggio di felicità, salute e bellezza.

Questi costumi indicano la consapevolezza della pratica di indossare indumenti aderenti e adatti per l’attività fisica, il nuoto e altre attività acquatiche.

Le otto sportive raffigurate vestono il bikini e sono impegnate in una competizione tra loro. Ce n’era anche una nona, di cui si vedono soltanto le gambe a causa del danneggiamento del mosaico. Della decima, con corona in mano e a seno nudo, parleremo tra poco.

A sinistra una delle figure del mosaico (Foto: pubblico dominio). A destra: il mosaico completo. Foto Holger Uwe Schmitt Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Guardiamo la doppia fascia di figure. Da sinistra, in alto vediamo, dopo la figura mancante:

1) Una ragazza è impegnata nel sollevamento dei pesi. Forse si tratta di un’attività a corpo libero con pesi e non della disciplina sportiva del sollevamento tout court

2) La seconda ragazza probabilmente sta effettuando il lancio del disco

3) la terza e quarta ragazza affrontano una gara di corsa . Non è possibile dire se esse siano in competizione tra loro – così parrebbe – o se la terza fosse impegnata in una gara di corsa veloce, mentre la quarta in una corsa da fondo. Probabilmente il mosaicista ha però voluto rappresentare il momento dello scatto, in vista del superamento dell’avversaria. L’atleta in vantaggio guarda dietro di sé, procedendo con una cadenza rallentata, forse a causa della fatica.

Scendiamo di un “piano”.

L’ordine inferiore dell’affresco Foto Holger Uwe Schmitt Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

1) La prima figura della banda inferiore è una ragazza vestita come Dea-giudice. Il seno indicherebbe proprio che questa giovane si raccorda con la figura di una dea, forse la Vittoria, che regge palma e corona, protendendole verso le concorrenti. Le dee appaiono spesso a seno nudo, nell’arte romana, mentre viene coperto quello delle donne. Al di là dell’ipotesi di una presenza allegorico-mitologica, non è escluso che durante la gara una giovane donna si fosse travestita da Vittoria e che esercitasse la funzione di giudice di gioco, pure incoronando la vincitrice, al termine degli incontri.

2) La seconda figura reca tra le mani uno strumento circense che potrebbe alludere alla ginnastica artistica con attrezzi. E’ da rilevare, infatti, la sua posa flessuosa e armoniosa.

Una scomposizione del mosaico nelle singole figure singole. Foto: Almare, Creative Commons

3) La terza ragazza forse risulta vincitrice di tutte le discipline di “atletica multipla”. Indossa la corona e tiene nella mano sinistra, poggiandola all’avambraccio, la palma della vittoria. E’ forse lei una figlia o una parente dei proprietari della villa, che hanno voluto ricordare e celebrare quella vittoria?

4) La quarta e la quinta ragazza sono impegnate in una sorta di incontro di pallamano o di pallavolo. Viste così sembrerebbero proprio moderne atlete di beach volley.

Un dettaglio degno di nota è la presenza di una ragazza con una cicatrice. Ciò indica il realismo assunto dal mosaicista. Ci riferisce probabilmente a una persona specifica.

Vere – non leggendarie, intendiamo – dovevano essere quelle ragazze del mosaico, che costituisce una sorta di fotografia di un momento di gioia e di gloria sportiva. Ciò suggerisce che tra le ragazze potrebbero esserci giovani donne della stessa famiglia e che il mosaico possa riferirsi a un evento realmente accaduto.

E’ evidente che un costume così comodo potesse essere utilizzato anche per i bagni in piscina o al mare.

Il Medioevo e l’Era Vittoriana: cambiamenti nei costumi

Durante il Medioevo e l’era vittoriana, i costumi da bagno erano, di fatto, abiti. Le donne indossavano vestiti abiti voluminosi per coprire tutto il corpo, riflettendo le norme sociali e le convenzioni dell’epoca che proibivano di mostrare il corpo femminile in pubblico.

Questi costumi erano più funzionali che estetici e non si discostavano molto dagli abiti da strada in termini di copertura e materiali utilizzati.

Il XX secolo: verso il bikini moderno

Il XX secolo segna una svolta significativa nella storia del costume balneare, con un graduale cambiamento delle norme sociali e culturali che influenzano la moda. Negli anni ’20 e ’30, i costumi da bagno iniziano a diventare più aderenti e più adatti per il nuoto, ma sono ancora considerati molto conservatori rispetto agli standard moderni.

È solo negli anni ’40 che la vera rivoluzione del bikini inizia a prendere forma. Due designer, Louis Réard e Jacques Heim, entrambi reclamano l’invenzione del bikini moderno nel 1946. Louis Réard, in particolare, rivendica il merito di aver creato il bikini come lo conosciamo oggi, ispirato dai test nucleari nell’Atollo di Bikini, nell’Oceano Pacifico, che erano di grande rilevanza mediatica all’epoca. Il bikini era esplosivo, come una bomba. Suscitò scandalo. I vigili urbani multavano le turiste che lo indossavano.

Il bikini di Réard era audace e rivoluzionario, composto da due pezzi molto piccoli che rivelavano gran parte della figura femminile. La sua introduzione ha suscitato scalpore e controversie, ma ha anche segnato una nuova era di liberazione e di sfida alle convenzioni sociali.

Da allora, il bikini ha subito numerosi cambiamenti e adattamenti per rispecchiare le tendenze di moda, i cambiamenti culturali e le preferenze personali. Negli anni ’50 e ’60, il bikini divenne sempre più popolare grazie all’approvazione delle celebrità e all’evoluzione della moda balneare.

Negli anni successivi, il bikini ha continuato a evolversi, con l’introduzione di nuove forme, tessuti e stili. Le influenze della moda e delle culture globali hanno portato a una vasta gamma di design, dai bikini minimalisti ai modelli più complessi e strutturati.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa