Donne e uomini dell’Impero romano pazzi per l’igiene e i cosmetici. Cosa facevano per essere puliti e belli

Il momento dell’acconciatura. Particolare. Villa dei Misteri, Pompei

Nell’antica Roma, la cura e la bellezza del corpo non erano solo privilegio delle donne; anche gli uomini si dedicavano a pratiche di cura personale e di bellezza che oggi potrebbero sorprendere. Questa cultura del benessere personale era radicata sia nelle pratiche quotidiane che in rituali più elaborati, spesso descritti e documentati dai contemporanei dell’epoca come Plinio il Vecchio e Ovidio. Stiamo parlando soprattutto del periodo tardo repubblicano e di quello imperiale, in cu la cura del corpo raggiunse i massimi livelli.

In fondo i romani si distinguevano dai barbari anche grazie all’igiene. Quindi oltre ad essere gradevole, l’igiene era uno status symbol. Si sa che ognuno poi non vuole restare troppo lontano dalle mode. Così questi usi si diffusero rapidamente, anche in direzioni di classi sociali medio basse.

C’erano impianti termali pubblici e privati. I bagni pubblici, vanno intesi come luoghi in cui ci si lavava e poi si entrava in vasche d’acqua calda o fredda per ritemprarsi. Si depilavano anche gli uomini. Niente barbe – del resto, forse il nome dato ai barbari, deriva probabilmente dall’insieme dei termini balbuli, cioè balbuzienti, e barbati – gambe rasate anche per gli uomini. Lozioni, creme e profumi per tutti. Anche i defunti erano dotati di unguentari, contenitori allungati che contenevano profumo in crema.

Per Romani non intendiamo solo i Romani de Roma, ma tutte le popolazioni romanizzate. In breve tempo la comodità dell’accesso all’igiene e la bellezza che esso produceva divennero tratti distintivi di ogni colonia, divenuta poi, saldamente, parte della romanità.

Per estrarre il profumo dagli unguentari, che venivano utilizzati quotidianamente da uomini e donne, si entrava nell’unguentario – che aveva il collo stretto e lungo, come una provetta – utilizzando un cucchiaino dal manico altrettanto lungo e con una paletta minuscola. Se ne trovano ancora, durante gli scavi.

Amavano essere profumati e profondamente puliti, nel profondo. Si diceva, ironicamente, che gli eserciti romani lasciassero scie di profumo perché così volevano i generali. Le donne volevano che anche tutto il personale di casa si sottoponesse a igiene accurata. Lungo le strade ogni manciata di chilometri era possibile trovare strutture di accoglienza che sembravano proprio costruite attorno a una risorsa d’acqua, che poteva diventare un piccolo impianto termale. Certo non mancavano i parassiti. Durante indagini archeologiche, con prelievi ad hoc, ne sono stati individuati tanti. Ma la concentrazioni umane elevate, nelle grandi città, i frequenti spostamenti e probabilmente l’uso delle feci umane per fertilizzare i terreni costituivano un problema. Può essere rilevato un rapporto stretto tra aumento del potere di Roma e l’aumento dell’igiene.

I Romani usavano i profumi, considerati uno dei piaceri offerti dalla vita, fino ad esagerarne, come lo stesso imperatore Tiberio osservava in Senato, deprecando l’l’enorme spesa di 100 milioni di sesterzi per l’importazione di essenze odorose. Un eccesso che non sfuggiva alla satira di Marziale. Figuriamoci come poteva essere la cura delle signore.

Ecco un elenco dettagliato delle pratiche e dei preparati utilizzati:

  1. Depilazione: Gli uomini romani utilizzavano oli come l’olio d’oliva insieme a pece e soda per la depilazione, mentre Cesare stesso, secondo quanto riferito, preferiva l’uso di noci bollenti sulla pelle per lo stesso scopo.
  2. Massaggi e cura della pelle: I soldati romani si massaggiavano con oli aromatici come l’olio di cedro del Libano, noto per rendere la pelle elastica, e olio di oliva, lavanda, rosmarino. Per la cura della pelle, venivano usati oli di sesamo, mandorle, oliva, palma, grano, e preparati più complessi come il lomentum, ottenuto da lupini macerati in acqua fredda e miele.
  3. Cosmetici: Le donne romane utilizzavano una vasta gamma di cosmetici per sbiancare e adornare la pelle. Tra gli ingredienti noti, c’era il grano abbrustolito, lupini, iris, sterco di uccelli marini (alcioni), e miele, utilizzati per preparare maschere emollienti come l’alcioneo. Plinio il Vecchio menziona anche preparati a base di sterco di coccodrillo per sbiancare l’epidermide.
  4. Cura dei capelli: Per i capelli, venivano usati vari trattamenti come il succo di mele con aceto, tuorlo d’uovo con fiori di iris, e miscele di latte, aceto e tuorlo d’uovo.
  5. Igiene e cura dentale: Per combattere l’alito cattivo, erano conosciuti rimedi come il masticare rametti di mirto, mentre per la pulizia quotidiana della bocca si poteva ricorrere l’uso di bicarbonato di sodio con foglie di alloro, e la combinazione di mirra, menta e cannella.
  6. Antirughe e trattamenti anti-invecchiamento: Per contrastare le rughe, venivano usati ingredienti come la cera d’api, incenso, olio d’oliva e latte fresco, oltre a miscele che includevano testicoli di toro e sterco di scrofa gravida, che evidentemente erano creme a base di ormoni.
  7. Bagni: I bagni romani erano rituale importante per l’igiene e il relax. Erano preparati con erbe come rosmarino, timo, lavanda, e anche con latte d’asina, rose, cannella e altre piante aromatiche.
  8. Rimozione del trucco: Per la rimozione del trucco, venivano utilizzati ingredienti come il latte d’asina, menta e miele, oltre a oli di ricino con timo e menta.
  9. Sbiancamento della pelle: Per ottenere una pelle chiara e luminosa, venivano usati metodi come i bulbi di narciso macerati, polvere di alabastro con olio d’oliva, e anche urina di bambino in combinazione con natrun e olio d’oliva.
  10. Altro: Altri trattamenti includevano l’uso di cera d’api, olio d’oliva, miele e talco per curare piaghe lasciate da foruncoli, così come l’uso di placenta di mucca o agnello per trattare piaghe.
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa