Scoprono ora sotto terra 100 pezzi di una “machina” religiosa romana di 1800 anni fa. Sculture in calcare e pietra. Com’era fatta e cosa rappresentava? Le ipotesi degli archeologi

Sono elementi eterogenei, quelli trovati. Ma tutti riferibili, secondo, gli archeologi che hanno portato alla luce queste prodigiose sculture romane, ad un unico monumento strutturato in un modo, a dir poco, singolare. Stavano “una sull’altra”, queste strutture e questi fregi, come afferma chi ha pianificato la campagna di scavo. La presenza di tante divinità lascerebbe intendere una sorta di pantheon nella villa romana in cui il destrutturato monumento è stato trovato.

La complessità di questa “machina liturgica” e devozionale potrebbe essere collegata proprio ad un procedere per aggiunta di divinità. Le pietre sembrerebbero di diversa natura e pertanto lascerebbero ipotizzare che le sculture non siano frutto di una pianificazione architettonico-decorativa unica.

Qui si voleva onorare tutto ciò che era oggetto di culto a Roma. Allora andrebbe forse riletta la funzione della grande e ricchissima villa romana che qui sorgeva e che era perno di un’intensa attività agricola e artigianale? Il tempio lascerebbe avanzare l’ipotesi che la villa potesse avere una funzione pubblica. Come sontuosissima mansio o come edificio residenziale dello Stato.

Il 24 ottobre 2024 l’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti del Consiglio regionale di Stoccarda ha presentato la scoperta di questo importante monumento romano dedicato agli dei, rinvenuto nel sito archeologico di Hechingen-Stein, nello Zollernalbkreis. La presentazione della scoperta è avvenuta presso il Museo romano all’aperto di Hechingen-Stein, frutto di un progetto di scavo portato avanti dall’Ufficio e dall’associazione di sostegno del museo. I reperti, oltre 100 frammenti di pietra scolpita con rilievi raffiguranti divinità e figure mitologiche, offrono una rara testimonianza del culto religioso romano in questa provincia di confine.

Un monumento frammentato e la sfida della ricostruzione

Come spiegato dal dott. Klaus Kortüm, archeologo dell’Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e responsabile degli scavi, il monumento era composto da diversi blocchi di pietra impilati. Ogni blocco, di forma cubica, riportava bassorilievi su tutti i lati, raffiguranti divinità e personaggi leggendari. Tuttavia, in epoca post-romana il monumento è stato distrutto e disperso, rendendo oggi visibili solo frammenti scolpiti, sufficienti però a intuire l’importanza del monumento.

“Abbiamo recuperato solo una piccola parte dell’opera originale, ma i dettagli visibili ci permettono di apprezzarne il valore simbolico e artistico,” ha dichiarato Kortüm. “Il riconoscimento delle figure si basa su confronti con opere simili meglio conservate, essendo molti frammenti difficili da interpretare.”

Per tentare una ricostruzione fedele, il team archeologico sta utilizzando repliche in stampa 3D per ricomporre un modello in scala. Questo modello, completato con i frammenti originali, sarà esposto in modo permanente al Museo romano all’aperto.

Il contesto archeologico: la villa romana di Hechingen-Stein

La scoperta del monumento si inserisce all’interno del grande complesso della villa romana di Hechingen-Stein, un sito di notevole importanza del II e III secolo d.C. L’edificio principale, scoperto tra il 1978 e il 1981 dalla Sovrintendenza ai monumenti di Tubinga, è oggi parte integrante del museo all’aperto, inaugurato nel 1982 e ampliato più volte negli anni. Dal 1992, in collaborazione tra l’associazione del museo e l’Ufficio statale, si conducono scavi quasi annuali che hanno portato alla luce edifici agricoli, un muro di cinta e vari reperti che permettono ai visitatori di immergersi nella vita romana dell’epoca.

Un monumento raro nelle province di confine

Monumenti agli dei di dimensioni e complessità simili sono rari nelle province romane di confine sul Reno e sul Danubio. La dimensione e la ricchezza dei rilievi della colonna ritrovata a Hechingen-Stein lasciano supporre che essa sia stata commissionata da una figura di alto rango e possa rappresentare un importante evento o un atto votivo di grande rilevanza.

Un’opera che solleva nuovi interrogativi

La scoperta solleva nuove domande sulla storia della villa e del suo proprietario: chi avrebbe commissionato questo monumento e quale circostanza ne giustificò la costruzione? Quali divinità e figure mitologiche decoravano il monumento in origine? Il monumento agli dei di Hechingen-Stein costituisce una nuova importante tessera nel mosaico storico di quest’area e, con le prossime fasi di ricerca e restauro, potremo avvicinarci alla comprensione dei misteri legati a questo straordinario ritrovamento.

La villa romana di Hechingen-Stein e la presenza romana nel Württemberg

La villa romana di Hechingen-Stein rappresenta una delle testimonianze più imponenti e meglio conservate della presenza romana nella regione del Württemberg, in Germania. Costruita tra il II e il III secolo d.C., l’edificio si sviluppa su tenuta ampia e articolata, con edifici residenziali, strutture agricole e un imponente muro di cinta. Il complesso, di chiara impronta romana, è parte del vasto sistema di insediamenti e fortificazioni creati lungo i confini dell’Impero per mantenere il controllo e la sicurezza della regione.

Durante gli scavi condotti tra il 1978 e il 1981, è emerso che la villa non era solo una residenza rurale, ma un vero e proprio centro produttivo. Si suppone che l’economia della villa fosse basata sull’agricoltura intensiva e l’allevamento, con una particolare focus sulla produzione di grano, vino e altri beni destinati sia al consumo locale sia al commercio. La sua posizione strategica vicino al confine del Limes Germanicus, linea di difesa romana che separava i territori imperiali dai territori germanici, favoriva l’approvvigionamento delle guarnigioni e degli insediamenti limitrofi.

Una villa straordinaria per la regione

L’edificio principale della villa era decorato con affreschi e mosaici di alta qualità, che testimoniano la presenza di un proprietario facoltoso e legato alla cultura romana, probabilmente un ufficiale o un membro dell’élite provinciale. Una possibile struttura religiosa legata al Pantheon potrebbe anche aprire l’ipotesi che questa fosse una villa di Stato, che dava forse ospitalità ai funzionari romani di passaggio o agli amministratori di più alto livello.

La scoperta di ambienti termali, sistemi di riscaldamento a ipocausto e di lussuosi spazi di rappresentanza suggerisce che il complesso fosse pensato per ostentare ricchezza e potere, riflettendo l’influenza della romanizzazione in questa parte della Germania. Gli scavi hanno riportato alla luce anche oggetti di uso quotidiano e ceramiche di produzione locale, che testimoniano una vita agiata e ben integrata nel contesto dell’Impero.

La romanizzazione del Württemberg: un presidio strategico

La provincia del Württemberg rappresentava una zona strategica per Roma, che vedeva in essa sia un confine naturale che una porta verso il mondo germanico. La romanizzazione dell’area si consolidò a partire dal I secolo d.C., quando Roma stabilì una rete di forti e insediamenti civili lungo il Limes Germanicus, da cui si irradiava l’influenza culturale e commerciale romana. A differenza delle zone più interne dell’Impero, dove la romanizzazione era radicata e stabile, le aree di confine richiedevano una forte presenza militare e civile per garantire sicurezza e coesione. L’architettura, il sistema stradale, la cultura e le pratiche religiose romane influenzarono profondamente l’area, lasciando tracce durature ancora visibili nei siti archeologici locali.

La villa di Hechingen-Stein, con la sua estensione e il suo prestigio, rappresenta un esempio eloquente della romanizzazione del territorio germanico e della sua complessa integrazione all’interno della struttura socioeconomica romana.

E’ possibile consultare il sito ufficiale del Museo romano all’aperto di Hechingen-Stein all’indirizzo www.roemischesfreilichtmuseum.de.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa