“Ma sono uova di gallina di 2000 anni fa!”. Alcune integre. Che ci fanno nel caldo delle Terme etrusco-romane? Qual è il loro segreto? Perché le gettarono nell’acqua? Le nuove scoperte degli archeologi

A San Casciano dei Bagni – in provincia di Siena -, un sito archeologico unico nel suo genere, sono state scoperte, nel corso del 2024, numerosi preziosi reperti – bronzi, monete, ecc – e uova di gallina, alcune rotte e altre incredibilmente intatte, risalenti a oltre 2000 anni fa. Quelle rotte, trovate nel fango, emanavano un intenso odore. Il rinvenimento è collegato alle offerte rituali. Le uova sono state trovate nel fango caldo delle terme, sul fondo di una vasca antichissima. Questo straordinario ritrovamento si colloca nel contesto del Bagno Grande, un complesso termale e santuario utilizzato prima dagli Etruschi e successivamente dai Romani. Il sito, che fu frequentato per le sue acque termali considerate sacre, ha restituito una varietà di reperti, tra cui statue in bronzo, altari votivi e altri materiali organici – soprattutto vegetali – in condizioni eccezionali grazie all’ambiente protettivo della vasca sacra e al fango caldo​

La conservazione delle uova per millenni

Le uova ritrovate, simboli di fertilità e rinascita, si sono preservate grazie a un ambiente privo di ossigeno e a temperature costanti nelle acque termali. Queste condizioni hanno impedito la decomposizione dei gusci e del contenuto interno. L’assenza di perturbazioni nel sedimento e il contatto diretto con il fango ricco di minerali hanno contribuito ulteriormente alla loro eccezionale conservazione. ​

Altri ritrovamenti di uova integre

Le uova ritrovate a San Casciano non sono un caso isolato. In altri scavi archeologici sono stati riportati alla luce reperti simili. Un esempio è rappresentato dalle uova trovate a Vindolanda, un forte romano lungo il Vallo di Adriano, dove un esemplare si è preservato integro fino al momento del ritrovamento ma si è purtroppo rotto durante lo scavo. Si ritiene che l’uovo sodo più antico mai trovato integro risalga all’età del ferro in Cina, dimostrando che questo tipo di reperto, pur rarissimo, ha un’ampia distribuzione geografica e cronologica.

Il valore simbolico delle uova nel santuario

Nel contesto del santuario di San Casciano, le uova potrebbero essere state offerte agli dèi come ex voto, celebrando la fertilità e la vita. Questo si collega ai valori simbolici della vasca sacra, già nota per le offerte di serpenti in bronzo a divinità come Iside, Apollo, Esculapio e Fortuna Primigenia​. L’uovo, affermano gli archeologi, è collegato al ciclo eterno della rinascita. A giudizio degli studiosi di Stile arte la presenza della uova potrebbe essere anche collegata alla presenza di molti “ex voto” in forma di serpente e di un agatodemone di bronzo, un grosso serpente con corna che era considerato un essere buono e protettivo dai Romani. I serpenti sono molto ghiotti di uova. E l’offerta poteva anche essere un dono offertoriale per loro. Essi erano infatti gli spiriti che presiedevano la fonte e ne garantivano la cura e la sopravvivenza, in collegamento con le divinità superiori.

Un modello di ricerca interdisciplinare

Lo scavo di San Casciano è stato condotto da un team internazionale e interdisciplinare che include specialisti di varie discipline. L’importanza del sito, che continua a svelare i suoi tesori, sottolinea il ruolo cruciale della ricerca archeologica nel preservare e valorizzare il patrimonio culturale.

Questo straordinario ritrovamento, insieme agli altri reperti scoperti nel santuario, non solo arricchisce la nostra conoscenza del passato ma contribuisce anche a stimolare il turismo e lo sviluppo culturale nella regione di San Casciano dei Bagni​

Potevano diventare sode con il contatto con l’acqua calda?

L’acqua termale del santuario di San Casciano dei Bagni sgorga a una temperatura di circa 42 °C, che non è sufficiente per rassodare le uova. Perché un uovo diventi sodo, è necessario che la temperatura raggiunga almeno 70 °C per coagulare completamente il tuorlo. A 42 °C, né l’ovotransferrina nell’albume (che coagula a 62-65 °C) né il tuorlo possono solidificare.

Uova sode in ambienti naturali

Per rassodare le uova senza fornelli, sono necessari ambienti dove l’acqua raggiunga temperature superiori a 70 °C. Questi luoghi esistono e sono spesso legati a fenomeni vulcanici o geotermici. Per esempio:

  1. Aree geotermiche islandesi: In Islanda, le sorgenti calde come quelle della zona di Geysir raggiungono temperature di ebollizione (circa 100 °C). Qui, gli abitanti locali cuociono le uova immergendole direttamente nell’acqua termale.
  2. Laghi vulcanici: In Giappone, a Owakudani, le uova vengono bollite in acque sulfuree a circa 80-100 °C, assumendo una caratteristica colorazione nera del guscio.
  3. Pozze termali italiane: Nella zona dei Campi Flegrei (Napoli), alcune sorgenti raggiungono temperature adatte a cuocere uova o altri alimenti.

Conservazione e scopi simbolici

Le uova trovate nel santuario di San Casciano, probabilmente offerte come ex voto, non erano sode al momento del deposito. Questo suggerisce che non erano destinate al consumo ma piuttosto a un uso rituale, legato al simbolismo di fertilità e rigenerazione. L’ambiente geotermale del sito, pur non abbastanza caldo per cuocerle, ha contribuito alla loro conservazione, impedendo la decomposizione tramite un naturale isolamento anaerobico.

Ecco alcune tradizioni culinarie e fenomeni di conservazione legati a materiali organici che sfruttano risorse geotermiche o condizioni ambientali particolari:

  1. Cottura geotermica in Islanda
    In Islanda, l’energia geotermica è utilizzata per diverse pratiche culinarie. La cottura nel terreno caldo è una tradizione consolidata, come dimostra il metodo di preparazione del rúgbrauð (pane di segale). Questo pane viene cotto lentamente per 24 ore sottoterra, sfruttando il calore delle sorgenti termali. Inoltre, nei pressi dei geyser si cucinano pesce e uova, sfruttando il vapore naturale​.
  2. Conservazione nelle torbiere in Europa settentrionale
    Le torbiere, ambienti poveri di ossigeno e altamente acidi, hanno la capacità di conservare materiali organici, inclusi alimenti. Questi ecosistemi sono stati utilizzati in passato per la conservazione del burro. Ritrovamenti archeologici hanno infatti portato alla luce blocchi di burro risalenti a centinaia di anni fa, ancora riconoscibili. Le condizioni delle torbiere limitano la proliferazione batterica, garantendo una conservazione prolungata​.
  3. Cottura nelle fumarole e nei geyser in aree vulcaniche
    Nelle regioni vulcaniche, come le isole Azzorre, il calore del terreno viene usato per cucinare piatti tradizionali come il cozido das Furnas. Gli ingredienti vengono inseriti in pentole sigillate e interrate nelle fumarole, dove cuociono lentamente per diverse ore grazie al calore geotermico​.
  4. Conservazione glaciale
    Un esempio estremo di conservazione naturale è rappresentato dai ghiacciai. Resti di alimenti e altri materiali organici sono stati trovati praticamente intatti nelle Alpi e nelle Ande, dove le basse temperature hanno preservato il materiale per migliaia di anni. Questo processo è stato utile anche per lo studio di antichi insediamenti umani​

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa