Il metal detector suona all’impazzata. Paul scava nel fango. Una giara nasconde un tesoro. 6000 monete romane. La scoperta in queste ore. Il “bottino” già consegnato al museo. Quanto vale?

La scoperta è avvenuta in queste ore di freddo e fango. Il metal detector di Paul, un appassionato cercatore, ha iniziato a suonare con insistenza su un terreno apparentemente senza grandi potenzialità archeologiche. La vanga assaggia la zolla, resa umida dalle recenti piogge. Lo strumento di rilevazione dice di scendere ancora. Dopo aver scavato con cura tra i 45 e i 75 centimetri di profondità, ecco un oggetto tondeggiante, ampio, entrare in contatto con il guanto dell’uomo. Ora si lavora con delicatezza, nell’acqua. Una giara di terracotta affiora lentamente. E, dentro, un’altra sorpresa: tra le 5.500 e le 6.000 monete romane d’argento, i celebri denari.

Emergono dal terreno argilloso le prime monete. Credit: Minelab Metal Detectors

Il ritrovamento, avvenuto nei giorni scorsi in Galles, è stato immediatamente descritto come uno dei più significativi nella storia archeologica del Paese. E’ subito iniziato il un processo di studio e conservazione destinato a fare luce su un periodo cruciale dell’impero romano.

Paul infatti ha deciso di consegnare il tesoro al National Museum of Wales.

Un danaro romano d’argento estratto dalla buca scavata da Paul. L’immagine rappresentata è quella della Fortuna. La fortuna del legionario e del viaggiatore, che poi riportava a casa chi aveva affrontato lunghi viaggi e insidiosi pericoli Credit: Minelab Metal Detectors

Ma perché questo vaso giaceva sepolto, nascosto al mondo per così tanto tempo?

Gli storici ipotizzano che potesse essere stato nascosto durante un periodo di instabilità politica o militare. Il Galles, all’epoca provincia remota dell’Impero Romano, era spesso teatro di conflitti e saccheggi. Nascondere denaro prezioso in una giara di terracotta e seppellirlo in un luogo isolato – almeno oggi è tale, ma verifiche archeologiche consentiranno di capire se nell’area esistono fondazioni di edifici romani – poteva rappresentare l’unico modo per proteggere i propri beni da predoni e nemici.

Un’altra ipotesi suggerisce che il proprietario del tesoro fosse un mercante o un funzionario romano che, per qualche motivo, non ebbe mai l’opportunità di recuperarlo.

L’estrazione delle monete dal fango. Credit: Minelab Metal Detectors

La conquista romana del Galles era iniziata nel 48 d.C. sotto l’imperatore Claudio, ma fu completata solo nel 78 d.C. con l’imperatore Agricola, dopo anni di resistenza da parte delle tribù celtiche locali. Ossa dure, i Gallesi, più dei britannici. Le difficoltà principali per i Romani furono il terreno montuoso e la guerriglia delle tribù gallesi, come i Siluri, che opposero una dura resistenza. La romanizzazione del Galles si manifestò soprattutto nell’edificazione di forti, strade e città, come Caerleon e Segontium. I Romani introdussero infrastrutture, commercio e una certa forma di amministrazione, ma le tradizioni celtiche rimasero forti, soprattutto nelle zone interne. La resistenza gallica continuò per secoli, ma gradualmente le influenze romane si radicarono. La romanizzazione, tuttavia, non fu mai completa, e molte popolazioni gallesi mantennero la propria identità culturale.

Dal campo al museo: la legge gallese sulla gestione dei reperti archeologici

Con grande senso di responsabilità, Paul ha consegnato il tesoro al National Museum of Wales. Questo passaggio è stato essenziale non solo per preservare il valore storico e culturale del ritrovamento, ma anche per rispettare la normativa britannica in materia di tesori archeologici.

In Galles, come nel resto del Regno Unito, la Treasure Act del 1996 regola il ritrovamento di tesori storici. Secondo la legge, qualsiasi reperto costituito da almeno due monete d’oro o d’argento con più di 300 anni di storia è considerato tesoro. I ritrovamenti devono essere segnalati entro 14 giorni alle autorità competenti per consentire una valutazione accurata del loro valore archeologico.

Dopo l’analisi da parte di esperti, se il ritrovamento viene dichiarato tesoro, i musei locali hanno la possibilità di acquisirlo a un prezzo stabilito da una commissione indipendente. Il ricavato viene poi equamente suddiviso tra chi ha effettuato la scoperta e il proprietario del terreno.

Denari d’argento: qual era il potere d’acquisto

Le monete ritrovate sono denari, la valuta d’argento più diffusa nell’Impero Romano. Introdotto nel III secolo a.C., il denario aveva un valore equivalente a un giorno di paga per un legionario. Durante il periodo imperiale, un denario poteva acquistare circa 8 kg di pane o garantire una notte in una locanda.

Rapportare il valore di un denario al potere d’acquisto odierno è complesso, ma gli storici stimano che una singola moneta avrebbe un valore approssimativo tra i 20 e i 50 euro. Se si considera l’intero tesoro scoperto, il valore materiale è notevole, ma è il suo significato storico a renderlo inestimabile.

Un patrimonio da studiare e preservare

Il National Museum of Wales ora si prepara a catalogare e analizzare ciascuna delle monete. Ogni incisione e dettaglio sarà studiato per comprendere meglio l’economia, la società e la presenza romana nel territorio britannico.

Il ritrovamento rappresenta non solo un evento eccezionale per gli archeologi, ma anche una preziosa opportunità per avvicinare il grande pubblico alla storia antica. Questo straordinario tesoro è un ponte tra passato e presente, un racconto tangibile che riemerge dalla terra per continuare a stupire e ispirare le generazioni future.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa