Andate al mare e in acqua sentite una misteriosa strada sotto i piedi. E’ romana? O cos’è? I casi di Follonica, Livorno, Savona. Come in Sicilia e Sardegna

L’impressione è bellissima, se siete avveduti e non inciampate, procurandovi qualche taglio, a causa delle rocce taglienti e delle estremità delle cozze. C’è un “muro” subacqueo che corre parallelo alla riva, in diverse località marittime italiane. Non sono le solite barriere anti-erosione. Avete più o meno l’acqua al petto, uscendo verso il largo, o alla gola quando vi imbattete in una struttura misteriosa sulla quale potete facilmente salire. Sopra è piatta e larga qualche metro. La cosa a cui più somiglia è una strada.

Ci si cammina perfettamente, come se foste sul Vallo di Adriano. Qui sotto vedete quella della spiaggia di Follonica, all’altezza della Torre Mozza. Guardate il tracciato. E’ bellissimo.

La struttura subacquea, scura, che corre parallelamente al litorale, a Follonica @ Foto Amministrazione provinciale di Livorno

Anche osservando con la maschera il fondale e quella miracolosa via che corre, verdastra, sotto l’azzurro e sotto i vostri piedi tutto sembra rifinito da mano umana. Quindi fai una considerazione veloce. In 2000 anni il nostro mare si è innalzato di 80-140 centimetri. Un tempo questa struttura era quindi sopra l’acqua, sopra la spiaggia. Ma perché i Romani o gli Etruschi avrebbero dovuto costruire una strada così esposta alle onde o ai capricci del mare?

In Toscana, a lato della massicciata subacquea – che popolarmente viene chiamata panchina – è facile trovare antichi grumi di fusione dei metalli e, probabilmente, qualche oggettino antico, trascinato lì dalla corrente e incastrato tra le rocce. E’ meglio che non cerchiate oggettini antichi, per non essere tentati. Proseguite, invece, sulla “via” che corre sotto l’acqua e chiedetevi cosa possa essere.

La spiegazione attiene alle cose della natura. De rerum natura. Niente strade, nonostante quella via sia bella piatta.

Si chiamano beachrock e sono banchi di roccia prodotti in qualche millennio da fenomeni naturali, che ora vi spiegheremo dettagliatamente.

Il fenomeno delle beachrock italiane, sebbene meno noto rispetto a quelli presenti nelle aree tropicali, rappresenta un interessante esempio di sedimentazione costiera e di cementazione naturale che coinvolge la composizione chimica delle acque marine e le dinamiche costiere.

Le beachrock, o rocce da spiaggia, sono formazioni sedimentarie composte da materiali come sabbia, ghiaia e limo, cementati principalmente da carbonati di calcio (CaCO3). La loro distribuzione lungo le coste italiane rivela una varietà di scenari geologici e climatici che rendono l’Italia un luogo privilegiato per studiare questo fenomeno. Singolare il gioco della natura, che squadra blocchi di roccia e li fresa, come se ad agire fosse la mano umana, impegnata a realizzare una strada, perfetta per essere percorsa anche dai carri.

La formazione delle beachrock

Le beachrock si formano tipicamente nella zona intercotidale, ovvero l’area della costa che viene alternativamente sommersa e scoperta dalle maree. Questo ambiente particolare, caratterizzato dall’azione continua delle onde e dalle fluttuazioni di salinità e temperatura, favorisce la sovrasaturazione dell’acqua marina con carbonato di calcio, che successivamente precipita e cementa i sedimenti presenti.

I processi di evaporazione, degassificazione della CO2 e l’attività microbiologica svolgono un ruolo chiave nella formazione della roccia. Le beachrock, a seconda della località, possono includere una varietà di materiali sedimentari, come frammenti di conchiglie, corallo e persino manufatti umani. Per questo si diceva che esistono probabilità che manufatti antichi siano stati imprigionati in queste rocce.

Distribuzione delle beachrock in Italia

Sebbene le beachrock siano più comuni nelle regioni tropicali e subtropicali, in Italia si trovano in diversi punti lungo le coste, soprattutto nel bacino del Mar Tirreno. La loro presenza nel contesto italiano è strettamente legata alle caratteristiche geologiche e climatiche delle diverse regioni.

Liguria e Varigotti

Un esempio significativo di beachrock si trova lungo la costa ligure, a Varigotti, una piccola località balneare in provincia di Savona. Qui, le formazioni di beachrock si trovano in aree prossime alla costa e rappresentano un raro esempio di beachrock in un ambiente più temperato rispetto alle tipiche aree tropicali o subtropicali. La presenza di beachrock a Varigotti testimonia la lunga evoluzione geologica della regione e l’interazione costante tra la terra e il mare.

Toscana: da Livorno al Golfo di Follonica

In Toscana, le formazioni di beachrock sono conosciute localmente come “panchine”, una denominazione che evidenzia la loro natura piatta e compatta. Queste rocce sono presenti lungo la costa da Livorno fino al Golfo di Follonica, un tratto di litorale caratterizzato da ampie spiagge sabbiose e acque calme. Qui, il fenomeno del beachrock ha un impatto non solo geologico, ma anche paesaggistico, poiché queste rocce affiorano in alcune spiagge e creano particolari strutture visibili anche a occhio nudo.

Sicilia: tra Capo Peloro e Ganzirri

In Sicilia, le beachrock sono presenti lungo il tratto di costa che va da Capo Peloro a Ganzirri, nella parte nord-orientale dell’isola, vicino allo Stretto di Messina. Questa zona è conosciuta per le sue forti correnti marine e per la presenza di diverse formazioni geologiche uniche. Le beachrock di questa area si distinguono per la loro composizione sedimentaria, che include anche frammenti di roccia vulcanica e materiale organico proveniente dalla ricca biodiversità marina dello stretto.

Sardegna: un caso particolare

La Sardegna è una delle regioni italiane con la maggiore presenza di beachrock, e ciò non sorprende considerando la complessità geologica dell’isola. Qui, le beachrock raggiungono un’inusuale potenza, ovvero uno spessore considerevole che può arrivare fino a 5 metri. Le formazioni di beachrock si trovano lungo diverse coste sarde, soprattutto nelle aree meno esposte all’erosione costiera. In alcuni punti, queste rocce diventano veri e propri elementi paesaggistici che definiscono il litorale, influenzando non solo la morfologia della costa, ma anche l’ecologia degli ambienti costieri. Il loro spessore e la loro estensione indicano una sedimentazione prolungata e cicli multipli di cementazione.

Implicazioni geologiche e ambientali

La presenza di beachrock lungo le coste italiane ha diverse implicazioni sia dal punto di vista geologico che ambientale. Dal punto di vista geologico, queste formazioni sono una testimonianza dell’evoluzione delle coste italiane nel corso del Quaternario, un periodo caratterizzato da importanti oscillazioni del livello del mare dovute ai cicli glaciali e interglaciali. Le beachrock rappresentano anche un indicatore utile per lo studio delle variazioni del clima e dei cambiamenti ambientali avvenuti nel passato.

Dal punto di vista ambientale, le beachrock possono influenzare la dinamica delle coste, agendo come una sorta di protezione naturale contro l’erosione. Le rocce cementate, essendo più resistenti rispetto alla sabbia non consolidata, possono creare barriere naturali che limitano l’azione erosiva delle onde. Tuttavia, la loro formazione dipende da un delicato equilibrio tra l’azione dei processi naturali e la presenza di condizioni climatiche e geochimiche specifiche.

Prospettive future e ricerca

Le beachrock italiane sono un campo di studio relativamente recente e offrono interessanti spunti per la ricerca scientifica. Studiare queste formazioni può fornire informazioni preziose sull’evoluzione delle coste italiane e sugli impatti dei cambiamenti climatici passati e futuri. Inoltre, comprendere i processi che portano alla formazione del beachrock potrebbe avere implicazioni pratiche nella gestione delle coste e nella protezione degli ambienti costieri dall’erosione.

Tutte località che fanno parte dell’Italia misteriosa, alla quale abbiamo dedicato una rubrica.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa