Mattoni perfettamente collegati formano una volta. In fondo allo scavo del metanodotto emerge l’antico cunicolo. La ruspa l’ha colpito alla sommità dell’arco, ma la cavità è facilmente riparabile. Bloccati i lavori. Arrivano gli archeologi della Soprintendenza.
La Riserva del Borsacchio, rinomata per la sua biodiversità e i suoi paesaggi unici, si conferma anche un importante scrigno di storia archeologica. Durante per la realizzazione del gasdotto, è emersa una struttura sotterranea riconosciuta come parte di un antico acquedotto romano del periodo imperiale.
Questa scoperta è avvenuta a Cologna Marina, frazione di Roseto degli Abruzzi, nella provincia di Teramo. Non lontano da questo tratto di acquedotto – che corre da ovest ad est – sono stati trovati, nel passato, i resti di una fabbrica romana di anfore, un sarcofago del III secolo e, collegato alla fine dell’Impero, l’“Elmo di Montepagano” di origine ostrogota.
L’acquedotto, realizzato in mattoni e con un efficace uso di malta idraulica, poggia su un letto di cocci d’anfora e conferma della maestria ingegneristica dei Romani.
E adesso che avverrà? In provincia di Brescia – Valtrompia – recentemente, un condotto idraulico romano identico a quello trovato ora in Abruzzo, è stato tagliato in sezione e spostato per i lavori di un raccordo autostradale.
Come venivano costruiti gli acquedotti romani?
Gli acquedotti romani sono tra le più straordinarie opere di ingegneria dell’antichità, ideate per portare acqua potabile alle città, alle terme e ai centri produttivi. La costruzione richiedeva precisi calcoli e l’uso di materiali duraturi.
Calcolo della pendenza
Per garantire un flusso costante dell’acqua, i Romani progettavano gli acquedotti con una lieve ma costante pendenza. Solitamente, si mantenva una pendenza di circa 0,5-1 metro per chilometro, calcolata con l’ausilio di strumenti come la groma e il chorobates. Quest’ultimo, simile a una livella ad acqua, permetteva di determinare inclinazioni minime su grandi distanze con una precisione straordinaria.
Le condutture seguivano un percorso ottimizzato, spesso composto da tratti sotterranei (cuniculus) e ponti (arcate) per attraversare valli o avvallamenti. La scelta di questi percorsi garantiva sia il mantenimento della pendenza sia la protezione delle condotte dall’erosione e dalle intemperie.
Le condutture e la malta idraulica
Le condutture erano realizzate con materiali diversi a seconda delle necessità:
- Mattoni o pietra: per i tratti principali.
- Tubi in piombo (fistulae): per le diramazioni più piccole.
- Laterizi rivestiti di malta idraulica: particolarmente usati nei cunicoli sotterranei.
La malta idraulica romana, chiamata opus signinum, era composta da calce, sabbia, cocci di terracotta polverizzata e pozzolana, una cenere vulcanica che rendeva il materiale impermeabile. Questa malta permetteva di sigillare le condutture, evitando dispersioni d’acqua e resistendo all’azione corrosiva.
All’interno, le condotte erano spesso rivestite di calcare depositato dall’acqua stessa, che agiva come uno strato aggiuntivo di protezione. Questo processo, noto come incrostazione calcarea, era in grado di consolidare ulteriormente le pareti interne delle condutture.
Castrum e Castrum Novum
L’acquedotto recentemente scoperto potrebbe essere collegato al reticolo che serviva – probabilmente in diversi tronchi – anche due antiche città romane situate non distanti dal punto del ritrovamento: Castrum e Castrum Novum.
La storia di Castrum
Castrum, l’odierna Giulianova, era un importante centro abitato già in epoca preromana e divenne una città strategica sotto il controllo romano. La sua posizione privilegiata lungo la costa adriatica e alla foce del fiume Tordino la rendeva un punto nodale per il commercio e le comunicazioni.
La città era caratterizzata dalla presenza di ville rustiche e strutture agricole che beneficiavano di sistemi idrici avanzati come acquedotti e cisterne. Le testimonianze archeologiche mostrano che l’acqua era fondamentale non solo per l’uso domestico, ma anche per l’irrigazione e la produzione agricola.
Castrum Novum
Castrum Novum, la cui localizzazione esatta è ancora oggetto di studio, è citata nelle fonti come un insediamento romano successivo. Probabilmente sorto per esigenze difensive o commerciali, si sviluppò lungo la stessa direttrice costiera.
La presenza collegato ad aree contigue a questi centri conferma l’importanza dell’approvvigionamento idrico per lo sviluppo delle città romane in Abruzzo. L’acqua era un bene essenziale per sostenere la crescita delle comunità urbane, alimentare le terme e servire le infrastrutture produttive.