Enormi strutture a più piani sono state identificate in questi giorni sotto una fortezza dell'Impero romano d'oriente, in Turchia, grazie all'intervento degli archeologi con i georadar, strumentazioni che, funzionando un po' come i sonar che scandagliano la profondità del mare, consentono di "vedere" cavità e muri sotto il terreno
Nelle immediate vicinanze del ritrovamento gli archeologi hanno scoperto altri resti organici: un frammento di pala di legno e parte di pelliccia - forse un cappuccio - con un'allacciatura
96 oggetti gioielli antichissimi, provenienti da collezioni europee, vanno all'asta in queste ore sul sito internazionale Catawiki. Un'asta molto curiosa, che consente di fare una carrellata tra anelli, pendenti, braccialetti dall'inusuale disegno. Per vedere le foto degli oggetti preziosi, conoscerne quotazioni e provenienza potete cliccare qui
“I resti – dice il Ministero della cultura – sono quelli di una struttura quadrangolare di grandi dimensioni che si può ricollegare a un edificio di culto di età romana, datato, in via preliminare, al I sec. a.C., coevo con la pavimentazione in lastre di pietra arenaria del foro lasciate a vista nella vicina area archeologica pubblica e ritrovate anche alla base delle evidenze strutturali messe in luce. L’eccezionalità di tale rinvenimento consiste anche nel suo stato di conservazione: un’unica imponente struttura in corsi orizzontali di blocchi di arenaria, identificata come il podio sopra il quale si dovevano ergere i muri dell’antico edificio di culto, secondo la tipologia di tempio italico ben attestata nella penisola, conservato per un’altezza massima di 2,85 metri”.
Il Forte San Felice, il cui nucleo originario risale al 1385, anno della posa della prima pietra del Castello della Luppa - quello che è stato liberato ora dalla vegetazione che ne impediva la lettura - venne costruito in posizione strategica sull'isolotto naturale all'ingresso della laguna dopo la Guerra di Chioggia che aveva visto la Repubblica di Venezia attaccata da quella di Genova
C'è da farne mezzo museo. Mezzo museo dedicato all'evoluzione della ceramica medievale italiana - con particolare riferimento all'Italia centrale - nel passaggio al Rinascimento e al Barocco. I pezzi recuperati dal pozzo di Campo della Fiera di Orvieto sono di assoluta bellezza e testimoniano una "civiltà del bere" che poggiava sulla narrazione e sulla bellezza. Che fosse acqua o vino il liquido agognato giungeva al consumatore racchiuso in una storia policroma, con una suggestione simbolica.
I romani, quando realizzavano le strade, prevedevano una capillare rete per la manutenzione delle strade stesse e per la sorveglianza che spesso erano garantite da titolari di locande autorizzate che potevano dar vitto e alloggio ai passanti. Alcuni di questi alberghi fornivano anche servizio postale e di cambio dei cavalli
La testa era ornata da un copricapo in bronzo composto da una cuffia realizzata con emisfere, tubuli spiraliformi con fermi a disco e a catenelle. Anelli in bronzo e ferro erano posti alle dita delle mani e dei piedi. Sulla veste erano fibule di diverso tipo. Grazie al restauro è ora visibili una statuetta di ariete in bronzo utilizzata come pendente, posta nella mano sinistra della defunta appesa ad una catenella realizzata da anellini in bronzo e da vaghi in vetro colorato giallo. Vasi in ceramica dipinta completavano il ricco corredo. Il lavoro di restauro in corso presso il museo permetterà il recupero di tante altre tombe conservate nei depositi
Il pezzo è di notevole pregio estetico. Il fine lavoro di intaglio si dispiega su soli 6,4 centimetri di lunghezza per 5,2 di larghezza. L'osso umano intagliato ha uno spessore di 5 centimetri nella parte inferiore, che diminuisce verso l'alto. L'indumento nasale è stato confezionato con la parte anteriore dell'osso distale della tibia umana - segmento che si connette con il piede -, in modo da sfruttare la cresta che corre lungo la diafisi dell'osso. A chi apparteneva quell'osso? A un antenato mitico? A una sorta di santo? A un nemico?
Non sarà mai sciolto il mistero della pipa sotterrata. Essa fu semplicemente persa, in giardino - e poi finì sotto il terreno, durante i lavori - o Annie se ne disfò deliberatamente? Intendeva allontanare da sé un ricordo doloroso? La scoperta della pipa da football porterà a condurre ricerche biografiche approfondite su questa calciatrice, destinata a diventare uno dei simboli dell'emancipazione femminile