I frammenti dei Fasti, una sorta di cronaca incisa su lastre di marmo che riportano notizie preziose sulla storia politica e monumentale di Roma e di Ostia e la cui redazione spettava al pontifex Volcani, massima autorità religiosa locale, sono stati rinvenuti in seguito alle indagini effettuate nell’Area B del Parco archeologico, corrispondente al Foro di Porta Marina
La donna era sepolta nella necropoli picena e romana di Contrada Nevola, nel territorio corinaldese. L'indagine è stata condotta nell’ambito del progetto ArcheoNevola, che vede collaborare proficuamente dal 2018 il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Ateneo bolognese, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro Urbino e il Comune di Corinaldo
Una struttura meravigliosa, con pavimenti di marmo ricchissimo, emersa durante lavori edilizi. Sotto la stanza dei bambini, in una casa del centro storico, c'è un mondo intero, nascosto
All'interno di queste terme, nella zona dell'apodyterium o degli spogliatoi sono state trovate, praticamente intatte, le sbarre di una finestra, fatte in ferro. Facevano parte del crollo delle mura e del tetto del soggiorno, da qui la presenza di mattoni e tegole.
Sono state utilizzate la pianta essiccata di reseda, i capolini d Hypericum e il mallo delle noci raccolte alla fine di giugno. Il bagno deve avere una lunga durata.
Queste lastre in pietra accuratamente disposte costituivano una strada larga quattro metri che collegava l'isola, creata artificialmente, con la costa. - proseguono gli studiosi dell'Università di Zara - Grazie all'analisi al radiocarbonio del legno trovato nel villaggio sommerso, è stato possibile datare l'intero insediamento al 4.900 a.C. circa
In questo sito, relativamente vicino e a 7 metri di profondità, sono state scoperte due anfore Dressel 6/A quasi intatte, un’anfora lunga 80 cm priva di anse, due colli di anfore vinarie, un frammento di vaso ed uno di un piatto in “terra sigillata”, quest’ultimo di interessante fattura, con rilievi e decorazioni che ne denotano il suo pregio
I ritrovamenti permettono di comprendere le dinamiche della distruzione di Akragas del 406 a.C. ad opera dei Cartaginesi, quando gli abitanti dovettero fuggire in esodo verso Gela lasciando, come scrive Diodoro Siculo, “tutto quello che aveva costituito la loro felicità”, quindi i beni, l’ordinario, gli dei dinanzi a cui pregare
"Appurata la buona fede del privato cittadino - dice l'archeologa - ho lasciato in acqua i reperti prima di portarli al centro di restauro della nostra soprintendenza dove saranno trattati adeguatamente per la loro conservazione, in quanto il prelievo non autorizzato, oltre a poter avere risvolti di carattere penale, espone al rischio di distruzione gli oggetti imbibiti di sali, come quelli subacquei".
Furono forse uccisi o, essendo ritenuti appartenenti a un gruppo ritenuto magicamente sinistro, neutralizzati, dopo la morte per evitare che tornassero in vita, come vampiri o spiriti inquieti e vendicativi