Un cibo-cosmetico contribuì alla splendida conservazione del corpo? Cos’è il mistero di Bella e della sua tribù? E come può essere usato per la salute, oggi, come Elisir della Giovinezza? Viaggio in una scoperta di queste ore. Con l’aiuto diagnostico dell’intelligenza artificiale.
La “Bella” di Xiaohe è una delle mummie più affascinanti e ben conservate scoperte nel cimitero di Xiaohe, situato nel remoto deserto del bacino del Tarim, nella regione occidentale della Cina. Dai caratteri fisionomici che mischiano Occidente e Oriente, questa splendida giovane signora, vissuta 3800 anni fa, continua a stupire. Possibile che le sue condizioni di conservazione eccezionali siano dovute anche a una sostanza batteriostatica contenuta in una specie di yogurt? Gli studiosi hanno notato che le mummie di Xiaohe hanno parti del corpo coperti da una sostanza biancastra o che, accanto ai corpi stessi, furono anche collocati alcuni grumi, che sembrano pietre, ma che sono materie organiche fossilizzate. Uno studio ne identifica l’origine nel formaggio di kefir.
L’analisi del formaggio di kefir
Grazie all’impiego delle tecniche più recenti, un team di ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze, guidato dal paleontologo Qiaomei Fu, ha identificato il DNA di mucca e capra all’interno del materiale, confermando la sua natura di formaggio di kefir. Questo tipo di formaggio viene prodotto utilizzando grani che sono una miscela di batteri e lievito.
“Questo è il campione di formaggio più antico mai scoperto al mondo”, afferma Fu. “I prodotti alimentari come il formaggio sono estremamente difficili da conservare per migliaia di anni, il che rende questa un’opportunità rara e preziosa”. Kefir e yogurt sono entrambi prodotti lattiero-fermentati, ma differiscono per il processo di fermentazione e la composizione microbiotica. Il kefir è una bevanda più liquida e leggermente effervescente, ricca di probiotici diversi, inclusi lieviti benefici. Lo yogurt, invece, è fermentato con batteri lattici specifici (principalmente Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus), che producono una consistenza più densa e un sapore meno complesso rispetto al kefir.
Un rituale legato all’aldilà?
Il motivo per cui questo formaggio fosse posto nelle tombe di Xiaohe è rimasto incerto, ma alcuni studiosi ipotizzano che si trattasse di un’offerta rituale o di una cibo riservato all’aldilà. Forse, i piccoli grumi di formaggio erano pensati come starter per la produzione di kefir nel mondo dei morti. Altri suggeriscono che il formaggio fosse parte di un rituale funerario più complesso, legato alle credenze delle popolazioni locali sull’eternità e il nutrimento dell’anima.
Noi abbiamo notato una possibile difformità rituale e abbiamo provato a mettere ipoteticamente in relazione la presenza di kefir nelle tombe con una potenziale azione batteriostatica esercitata dal kefir che, pur in un contesto ambientale secco e salato – quindi di per sé favorevole alla conservazione dei corpi – avrebbe potuto contribuire ad ungere l’epidermide e ad abbattere i processi putrefattivi. Quindi un contributo ai processi di mummificazione?
In un campione di Kefir, gli studiosi hanno evidenziato la presenza di Aspergillus che ha una attività antibatterica e di Penicillium rubens , che è un produttore primario di penicillina, quest’ultimo abbondante nel kefir della mummia Xiaohe-M25.
Abbia quindi chiesto all’Intelligenza artificiale che analizzasse la possibilità che i depositi di kefir e l’uso degli stessi nelle tombe potessero contribuire a processi di mummificazione o comunque di conservazione dei corpi: Ecco la risposta della Ia: “Il kefir possiede proprietà antimicrobiche significative che potrebbero essere considerate in relazione alla conservazione delle mummie. Questo fermentato contiene sostanze come acido lattico, acido acetico e perossido di idrogeno, che hanno effetti battericidi e batteriostatici. Tali componenti sono in grado di inibire una vasta gamma di microrganismi, inclusi Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Bacillus subtilis. Queste capacità antimicrobiche del kefir possono essere utili nel controllo della proliferazione batterica, aspetto cruciale nella conservazione delle mummie per prevenire la decomposizione microbica”.
“Sebbene non ci siano studi diretti sull’uso del kefir per la conservazione delle mummie – prosegue l’intelligenza artificiale – le sue proprietà potrebbero aver potenzialmente contribuito a limitare la crescita batterica su materiali organici, come i corpi imbalsamati, ritardando la decomposizione. Questa ipotesi richiederebbe ulteriori ricerche per essere validata. Tuttavia, considerare un utilizzo del kefir o dei suoi componenti come parte dei processi di conservazione è un campo che potrebbe offrire spunti interessanti”.
Ricerche scientifiche indicano anche che il kefir è stato studiato per le sue capacità antitumorali e immunomodulatorie, il che lo rende una sostanza dalle numerose potenzialità benefiche in campo medico e biotecnologico, non esclusivamente legate alla salute umana”.
La bellezza senza tempo della “Bella” di Xiaohe
Con il suo viso sorprendentemente ben conservato e le sue sembianze quasi intatte, “Bella” ha colpito profondamente gli archeologi e il pubblico. Nonostante il passare di migliaia di anni, la pelle del suo volto appare ancora liscia e i suoi tratti delicati, con occhi chiusi, labbra sottili e zigomi alti, lasciano intravedere la sua bellezza straordinaria. Il corpo della mummia è stato trovato avvolto in strati di pelle e stoffe, protetto dall’ambiente arido e salino del deserto, che ha agito come un naturale conservante. La presenza di kefir potrebbe aver contribuito ulteriormente all’azione batteriostatica.
Chi era “Bella” di Xiaohe?
La “Bella” di Xiaohe, così chiamata per la sua straordinaria conservazione e bellezza, apparteneva a una popolazione misteriosa che abitava la regione del bacino del Tarim. Queste persone, caratterizzate da tratti europoidi e imparentata con coloro che sarebbero, poi, diventati gli indiani d’America, hanno sorpreso gli studiosi per la presenza, in una regione così lontana, di popolazioni con caratteristiche fisionomiche europee. Questa popolazione tendeva a non fondersi con le comunità limitrofe. Ciò avrebbe portato ad un’accentuazione dei caratteri originari.
Abbigliamento e corredo funerario
La “Bella” di Xiaohe è stata sepolta con una serie di oggetti rituali e di uso quotidiano che riflettono l’importanza dei riti funebri nella cultura del tempo. Tra questi, spiccano strumenti in legno, cesti intrecciati e ceramiche. Inoltre, il suo abbigliamento, composto da pelli animali e tessuti finemente lavorati, suggerisce che appartenesse a una classe sociale elevata. Il suo corpo era avvolto in un sudario ben confezionato, con una tiara che adornava la testa, segno di uno status importante all’interno della comunità.
Un enigma genetico e culturale
Le analisi genetiche e archeologiche condotte su “Bella” e sulle altre mummie di Xiaohe hanno sollevato molte domande sulle loro origini etniche e culturali. Sebbene la popolazione di Xiaohe sembri avere tratti fisici europoidi, non è chiaro come questi individui siano arrivati in questa regione remota e desertica. Gli studi del DNA hanno indicato che si trattava di una popolazione mista, con legami sia con l’Europa occidentale che con l’Asia orientale, riflettendo le antiche migrazioni lungo la Via della Seta.
La conservazione e il mistero della sua morte
Nonostante il suo aspetto sereno, la “Bella” di Xiaohe è una figura enigmatica. Non si sa con certezza cosa abbia causato la sua morte, anche se le analisi non hanno rivelato segni evidenti di violenza. Le ipotesi spaziano da malattie a condizioni climatiche avverse, ma il vero motivo resta sconosciuto. Il processo di mummificazione naturale, favorito dal clima secco e dalla composizione salina del terreno – e forse dall’uso di una sorta di crema batteriostatica a base di kefir – ha garantito la straordinaria conservazione del corpo, preservando un frammento di vita dell’antica civiltà del Tarim.
Nell’articolo, qui sotto, uno studio genetico condotto negli scorsi anni, sulla ragazza e sul misterioso popolo a cui apparteneva.