Boom e performance dell’economia romana in Britannia. Un nuovo studio: “Fu un benessere diffuso”. Tutte le prove

Le terme romane a Bath, in Inghilterra. Foto di Diego Delso, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0

Un nuovo studio anglosassone rivela sorprendenti scoperte sulla crescita dell’economia nell’antica Britannia durante l’Impero Romano. Fu un imperialismo seduttivo. Non solo armi e guerre. Ma tanta tecnologia, tanti prodotti, tanti servizi in precedenza inimmaginabili. Tante possibilità di raggiungere, individualmente, il benessere.

I risultati della ricerca, pubblicati da Science Advances, sfidano la credenza tradizionale secondo cui le economie antiche non erano in grado di aumentare la loro efficienza in modo duraturo.

Numerosi i parametri seguiti per rilevare le performance. Accanto ai quadri della macro-economia, gli studiosi hanno raccolto indicatori che fungono da spia della vita quotidiana dei nostri antenati, quali il numero di monete perse dai cittadini in ogni data area e nei diversi periodi, la presenza quantitativa e qualitativa della ceramiche in ogni singola abitazione, il numero di ristrutturazioni edilizie che trasformavano e miglioravano gli edifici.

Il risultato di questo studio? I Romani giunsero in una Britannia povera, innescarono un grande boom economico, che portò a un aumento del reddito pro-capite e a un notevole miglioramento della qualità della vita, esclusa – naturalmente – la libertà di autodeterminazione dei popoli originari.

Un imperialismo capitalista, per certi aspetti. I nuovi sudditi erano conquistati, nel profondo, dal miglioramento della qualità della vita, da un più facile accesso alle merci, da occasioni di lavoro e commerci moltiplicati. I risultati furono raggiunti anche grazie a un ricorso notevole alle tecnologie – nuovi aratri, nuovi modi di costruire, nuovi carri ecc – alle riorganizzazioni urbane che fornivano servizi di elevata qualità – terme, acquedotti, fognature, vie di comunicazione, mercati – . E forse il pugno di ferro, nell’ambito dell’ordine pubblico, costituiva una garanzia per una crescita costante. Prima e dopo, il vuoto. Il crollo dell’Impero romano ebbe conseguenze gravissime, sotto il profilo economico, anche in Britannia, che ebbe una ripresa soltanto 1000 anni dopo.

Lo studio si è concentrato sulla crescita economica nella Britannia romana, una provincia che faceva parte del vasto Impero romano sin dalla conquista da parte di Claudio nel 43 d.C. Utilizzando i registri archeologici, gli scienziati hanno esaminato tre aspetti chiave della macro-economia: la densità di popolazione negli insediamenti, la relazione tra dimensione della popolazione e produttività economica e come questi fattori interagivano per guidare la crescita.

Per condurre questa analisi, i ricercatori hanno utilizzato la teoria della scala di insediamento, un quadro teorico che propone che la produttività pro capite aumenta con la densità della popolazione.

In altre parole, nelle società in cui le persone vivono più vicine e hanno più interazioni, si verifica una maggiore specializzazione del lavoro, che porta a un aumento della produttività economica. Questo concetto si applica non solo alle economie moderne, ma anche a quelle antiche, consentendo un confronto diretto tra diverse epoche.

I risultati dello studio hanno mostrato che gli insediamenti nella Britannia romana hanno sperimentato rendimenti crescenti con la crescita della popolazione, il che è in linea con le previsioni della teoria della scalabilità. Inoltre, è stato osservato un aumento della produttività pro capite nel tempo, un modello simile a quello osservato nelle economie contemporanee.

Una delle scoperte più interessanti è stata che questa crescita non era dovuta solo all’agglomerazione di persone, ma anche ai miglioramenti nella tecnologia e nelle istituzioni sociali.

Le innovazioni tecnologiche che hanno contribuito a questa crescita includevano la costruzione di strade, l’uso di veicoli a ruote e progressi nell’agricoltura, come aratri più efficienti e animali da tiro più forti. Questi miglioramenti hanno consentito un aumento della produzione agricola, che a sua volta ha dato impulso all’economia complessiva.

Per quanto riguarda le istituzioni sociali, l’introduzione della moneta e l’istituzione dello stato di diritto sotto il dominio romano facilitarono il commercio e l’amministrazione efficiente delle risorse. Questi miglioramenti istituzionali giocarono un ruolo cruciale nella crescita economica, dimostrando che le economie antiche erano in grado di aumentare la loro produttività attraverso innovazioni non solo tecnologiche ma anche sociali.

Questo studio sfida l’idea che le economie preindustriali si basassero esclusivamente sulla crescita estensiva, ovvero sull’aumento della popolazione, per incrementare la produzione economica. Invece, dimostra che anche i miglioramenti tecnologici e istituzionali erano fondamentali nel guidare la produttività pro capite.

“Per molti decenni, gli storici antichi hanno sostenuto che le economie antiche erano statiche, tanto che tutti, tranne una piccola élite di proprietari terrieri, vivevano a livelli prossimi alla sussistenza e l’aumento della popolazione era generalmente dannoso per gli standard di vita della maggior parte delle persone. – dicono gli autori dello studio -Tuttavia, negli ultimi decenni, i ricercatori hanno riesaminato le fonti scritte antiche e le prove archeologiche sostenendo che il mondo romano era relativamente prospero e dinamico. In seguito a questo riconoscimento, il dibattito si è spostato sulla questione se i miglioramenti nel benessere materiale della popolazione fossero un semplice sottoprodotto della crescita della popolazione o se anche la produttività pro capite fosse aumentata” .

“Una serie di linee di evidenza suggeriscono che nei secoli successivi alla conquista romana della Britannia si verificò una crescita sia estesa che intensiva. proseguono gli studiosi – Le città principali con funzioni amministrative specifiche furono istituite subito dopo la conquista, per lo più in località di oppida della tarda età del ferro e successive installazioni militari romane; e nei secoli successivi si svilupparono altre piccole città e insediamenti lungo le strade agli incroci e lungo le principali rotte di viaggio, indicando un aumento sostanziale della popolazione “urbanizzata”.

Affermano i ricercatori: “Altre prove, tra cui un passaggio dagli edifici in legno a quelli in muratura di pietra, la crescente presenza di mosaici e sistemi di riscaldamento a pavimento (ipocausto), un numero crescente di manufatti in metallo, una produzione sempre più standardizzata di beni per la casa, prove di una maggiore specializzazione manifatturiera, miglioramenti nella produttività agricola e la costruzione di una rete stradale provinciale a cui la popolazione si orientò sempre di più, supportano tutte la conclusione che gli standard di vita materiali aumentarono per almeno alcune persone durante il periodo romano. Insieme, queste osservazioni empiriche suggeriscono che, durante il periodo romano, l’economia della Gran Bretagna sperimentò una sostanziale crescita pro capite (vale a dire, aumenti di produttività e consumi), non solo aumenti della produzione lorda”.

Fonte: Scott G. Ortman et al., Identification and measurement of intensive economic growth in a Roman imperial province. Sci. Adv. 10, eadk5517(2024). DOI:10.1126/sciadv.adk5517

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