Cammina sulla riva del fiume e trova una minuscola gemma romana incisa. Il significato dell’occhietto che scruta

La minuscola gemma incisa. Occhio di rana che contiene, a livello della sclera bianca incisioni zoomorfe

IMPERO ROMANO – Strana vibrazione, quel sassolino dalla forma perfetta. Occhieggia tra minuscole pietruzze, piantando lo sguardo sulla scrittrice che cammina sulla riva del fiume e che osserva, a sua volta, con attenzione, ogni piega della proda sassosa. Quella strana “creatura” monoculare la guarda intensamente, come un corteggiatore inopportuno, studiandola nel profondo. Gli sguardi si incrociano e si incardinano, l’uno all’altro, magneticamente.

Una gemma incisa – dalla forma di un occhio che scruta – è stata trovata in questi giorni, tra i sassi del grande fiume londinese, dalla scrittrice inglese Lara Maiklem, che svolge attività di ricerca perlustrando le rive del fiume Tamigi, a Londra e dintorni, trasformando le sue scoperte di materiali – spesso antichissimi – in racconti di suggestive storie del passato trasportate dal nobile e possente corso d’acqua.

Un occhio vivido e acuto che, all’interno contiene una figura che potrebbe rappresentare una rana.

“Il piccolo intaglio romano che ho trovato l’altra settimana non è uno scarabeo, è una rana! – dice Lara Maiklem , dopo essersi confrontata con un eminente cattedratico- Le rane erano associate alla fertilità e all’armonia e alla dissolutezza in associazione con la dea Venere. Gli intagli di rana vengono menzionati anche da Plinio il Vecchio nella sua ‘Historia Naturalis’ (Storia Naturale), un’enciclopedia di scienze naturali che abbraccia trentasette libri, dove parla dell’uso di pietre preziose negli anelli. Secondo Plinio, “Anche la rana, sul sigillo di Mæcenas, incuteva grande terrore, a causa delle imposte monetarie che essa annunciava”. “Gaio Mæcenas – prosegue la scrittrice – era un diplomatico romano, consigliere dell’imperatore romano Augusto, e ricco patrono di poeti come Virgilio e Orazio. Era anche famoso, o noto, per il suo amore per il lusso: cibo, vino, gemme, tessuti e affari amorosi (la sua relazione con il ballerino Bathyllus ha causato uno scandalo).”

“L’intaglio che ho trovato risale al I o II secolo ed è un ritrovamento importante, poiché è il primo reperto, di questo tipo, ad essere mai stato trovato in Gran Bretagna. -conclude la scrittrice – Grazie al Reverendo professor Martin Henig per aver condiviso così generosamente la sua vasta conoscenza del mondo romano”.

La minuscola gemma intagliata si presenta come un occhio spalancato di batrace. All’interno dell’occhio stesso appare inciso – come dicevamo – ciò che vuole suggerire il corpo di una rana.

L’oggetto è di dimensioni molto minute. Per questo si pensa che non fosse tanto utilizzato come sigillo di corrispondenza, ma come amuleto.

L’occhio, nelle antiche civiltà, vigilava anche sull’invisibile. L’occhio era in grado di generare il malocchio, quanto di guardarsi da esso.

Molto probabilmente la gemma era legata al mondo dell’occulto e della superstizione.

Gemme incise romane. Cosa sono. I simboli

Le gemme incise romane sono piccoli gioielli intagliati in pietre preziose o semipreziose, molto apprezzati nell’antica Roma per la loro bellezza, ma anche per le loro molteplici funzioni. Queste gemme, conosciute anche come intagli o cammei – per estensione del genere – erano spesso realizzate in materiali come corniola, diaspro, ametista e onice, e presentavano incisioni raffiguranti divinità, scene mitologiche, ritratti, simboli religiosi o motivi decorativi.

Funzioni delle gemme incise

Le gemme incise avevano diverse funzioni convergenti, nella società romana. In primo luogo, erano utilizzate come ornamenti personali. Potevano essere montate su anelli, collane, o bracciali e indossate come segni di ricchezza e status sociale.

Le immagini, come fossero segni zodiacali o figure simboliche, indicavano anche le inclinazioni caratteriali di chi le indossava e, al tempo stesso, le aspirazioni. Confortavano, corroboravano, indicavano un modello ideale, un animale o una figura totemica che proteggeva e che richiedeva di essere imitata.

L’incisione di figure mitologiche o divinità non era solo decorativa, ma serviva anche come una sorta di protezione. Costituiva un amuleto contro il male. Ad esempio, una gemma incisa con l’immagine di Ercole poteva evocare la forza e il coraggio del dio, conferendo al portatore una sorta di protezione simbolica. Al tempo stesso induceva in chi indossava il sigillo a sentirsi – in questo caso – coraggioso, volitivo, potente e a concentrarsi per diventare sempre più forte ed efficace, superando fatiche e insidie.

Inoltre, queste gemme avevano una funzione pratica: erano spesso usate come sigilli personali. I romani utilizzavano gli anelli con gemme incise per imprimere il proprio sigillo – una sorta di stemma – su cera o argilla, con cui chiudevano lettere o documenti. Questo non solo identificava il mittente, ma garantiva anche l’integrità del messaggio, assicurando che il contenuto non fosse stato manomesso. L’incisione, quindi, aveva un valore di certificazione dell’autenticità del messaggio e rappresentava simbolicamente il mittente.

Iconografia e simbolismo

Le incisioni sulle gemme romane riflettevano un vasto panorama iconografico, esprimendo credenze religiose, valori culturali e gusti estetici. Le immagini più comuni includevano divinità come Giove, Minerva, Venere e Marte, ognuna associata a particolari qualità o virtù. Anche scene mitologiche, come le fatiche di Ercole o l’amore di Eros e Psiche, erano molto popolari.

Non mancavano simboli astratti o esoterici, come il caduceo di Mercurio, simbolo di commercio e prosperità, o la cornucopia, emblema di abbondanza.

I ritratti, spesso di imperatori o di figure influenti, celebravano il potere e la maestosità della personalità rappresentata e creava, con essa, una sorta di canale di comunicazione ideale.

In alcuni casi, le gemme incise potevano essere particolarmente personalizzate per riflettere l’identità o le aspirazioni del proprietario. Chi si identificava in una rana o in un minuscolo occhio di rana?

Qualcuno prudente ma lubrico, viscido come i desideri notturni? Qualcuno che amava la notte, che se ne stava acquattato nell’oscurità in attesa del cibo o dell’amore, che sgusciava tra le dita di chi tentava di afferrarlo? Qualcuno che, in modo furtivo, prendeva la tintarella di luna ed era inclinato all’amore, come Venere, e alla notte, come Diana Artemide? E’ assai probabile che l’occhio avesse la funzione di intercettare l’invidia altrui e di radere al suolo la conseguenza dell’invidia: il malocchio.

Le gemme incise in Britannia

Con l’espansione dell’Impero Romano, le gemme incise si diffusero in molte province, inclusa la lontana Britannia. Questa regione, che divenne provincia romana nel 43 d.C., ha restituito numerose gemme incise nei siti archeologici, testimoniando la presenza e l’influenza della cultura romana.

Negli scarichi di alcuni edifici termali pubblici della Britannia ne sono state trovate a centinaia. Il calore dei luoghi, il passaggio da ambienti caldi ad ambienti freddi e viceversa, l movimenti compiuti durante i bagni potevano far cadere la pietra dal castone dell’anello, dal bracciale o dalla collana.

L’acqua, poi, li accumulava nei canali di scolo, dove sono rimasti per circa 1700-1800 anni.

Le gemme trovate in Britannia sono simili a quelle del resto dell’Impero, ma possono presentare peculiarità iconografiche dovute all’influenza delle tradizioni locali. Alcune gemme mostrano divinità e simboli associati alla religione celtica – tali erano gli abitanti del luogo, cugini dei “francesi” e dei “belgi” – combinati con l’iconografia romana. Ad esempio, figure come Cernunnos, il dio celtico della natura e della fertilità, possono essere trovate accanto a immagini di divinità romane.

Non bisogna poi dimenticare che, in molti casi, i legionari o i comandanti inviati in Britannia erano romani di origine gallica. Quindi gente che veniva dalla Francia, dal Belgio, ma anche dall’attuale Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte o dalle Marche. Truppe valorose, che avevano comunque la possibilità di un dialogo culturale con gli occupati che venivano da un’analoga matrice originaria.

Le gemme incise scoperte in Britannia sono state rinvenute in vari contesti, tra cui tombe, siti militari, terme e centri urbani. Questo suggerisce che erano possedute sia da individui romani che da nativi romanizzati, utilizzate come simboli di status o come strumenti di protezione personale. La loro presenza in Britannia è un’ulteriore prova dell’integrazione e della diffusione della cultura romana nelle province più remote dell’Impero.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa