Una statuetta romana di Venere, in argilla bianca – materiale che sarebbe stato utilizzato nel millennio successivo per produrre pipe – è stata trovata da una persona che stava passeggiando tra un campo e un boschetto del verde quartiere londinese di Thamesfield (London Borough Ward).
Il reperto è stato segnalato nelle ore scorse – 13 febbraio 2024 – all’autorità archeologica britannica, che ha iniziato a disporre gli accertamenti. Il reperto risale, secondo la scheda compilata dagli archeologi, a un periodo compreso tra il 100 e il250 d.C. La statuetta è alta 118,7 mm, pesa 90 grammi circa e raffigura la dea completamente nuda mentre tiene un indumento che scende lungo la gamba sinistra e poggia sulla base accanto al piede sinistro (ora mancante). “La divinità – è scritto nella scheda di registrazione del reperto – è raffigurata con un’elaborata acconciatura, con trecce ai lati della testa e raccolti dietro sulla nuca; altre trecce scendono a cascata fino alle spalle ai lati e sulla schiena. Il gomito piegato del braccio destro posiziona la mano e le dita distese sui capelli a destra del viso, mentre le gambe sono strettamente unite e interrotte, a causa di una rottura, all’altezza del ginocchio. Alla statuetta manca la base”.
Un paio di altri esempi di queste figurine sono state registrate nel database archeologico, ma questo particolare esempio è forse il più completo. “La somiglianza complessiva di questo oggetto alle parti di altre statuette che sono state trovate – soggiungono gli archeologi – suggerisce che le statuette siano state realizzate con gli stessi stampi e forse importate in lotti, in Britannia”.
L’oggetto, dopo la registrazione, è stato riconsegnato in custodia a chi l’ha trovato, in attesa che si svolga la procedura prevista da Treasur act, la legge britannica sui tesori. Una commissione, di fatto, procederà alla valutazione del pezzo. Nel caso esso sia dichiarato “tesoro sarà proposto – a prezzo di mercato – ai musei e alle istituzioni culturali. Il ricavato verrebbe poi diviso tra chi l’ha trovato e il proprietario del terreno. Nel caso in cui gli enti non siano invece ad esercitare il diritto di prelazione, l’oggetto verrebbe restituito a chi l’ha trovato e al proprietario del terreno che potrebbero tenerlo o venderlo sul libero mercato.