Guardate sulla battigia. E deliziate chi passeggia con voi, nel caso ne avvistiate una, spiegandola funzione di questo gasteropode nella cultura antica. L'invito viene dal Museo archeologico delle Marche
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I ricercatori ritengono che l'edificio appartenesse a un santuario associato a una vicina sorgente d'acqua. Nelle vicinanze sono state scoperte anche grandi quantità di ceramiche e diversi serbatoi d'acqua, contenenti resti organici di 2000 anni di fiori, pigne, gusci di noci. Dagli scavi è emersa anche una una scarpa di cuoio completa. Nelle prossime settimane saranno compiute indagini di laboratorio per giungere alla datazione dei reperti organici.
La mazza, che è stata ritrovata in frammenti, e il leone che pende dalla mano sinistra tesa attestano l'identità dell'eroe. Sullo stemma, una corona di foglie di vite che è trattenuta sul retro da una fascia le cui estremità terminano alle spalle
Porto Cesàreo - comune di 6000 abitanti - della provincia di Lecce in Puglia ha importanti radici romane. In quell'epoca si chiamava Portus Sasinae ed era un cruciale scalo portuale per il commercio dei prodotti agricoli delle ricche zone interne
Era una divinità che presiedeva alla rinascita, al passaggio dalla morte alla vita e viceversa, dio dell'agricoltura, dell'occidente, delle malattie, della primavera, dei fabbri e delle stagioni. Si tolse la pelle per dare nutrimento all'umanità
Sono testimonianza dell’esistenza di uno stupendo filare da giardino, parte integrante di tutto un complesso architettonico appartenuto a una villa marittima di lusso frequentata, senza soluzione di continuità, dal I secolo a.C. al IV-V secolo d.C
Scavata tra il 1894 e il 1896, la casa dei Vettii apparteneva a Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus, probabilmente due liberti, divenuti ricchi con il commercio del vino. Annesso un postribolo di lusso. Lo sfarzoso arredo pittorico e scultoreo della casa, dunque, riflette anche la ricchezza del territorio della città, dove si produceva il vino per l’esportazione in tutto il Mediterraneo, e la mobilità sociale, che consentiva a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
Un interessante caso archeologico di morte violenta, riguardante un giovane individuo sepolto negli strati di epoca medievale nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, è stato da poco pubblicato sull’importante rivista scientifica internazionale «Journal of Archaeological Science: Reports» dal team di antropologi dell’Università degli Studi dell’Insubria, Dipartimento di Biotecnologie e scienze della vita diretto da Luigi Valdatta.
Nella cavità sono stati trovati 26 spilloni di bronzo e oltre 70 vasi di argilla di alta qualità, tutti risalenti all'età del bronzo medio (circa 1800-1200 a.C.). Le ceramiche non sono semplici oggetti d'uso quotidiano, ma sono finemente lavorate e decorate. La squadra di scavo ha rinvenuto anche un braccialetto, due spirali metalliche, un dente di animale incastonato, quattro grani d'ambra, un recipiente di corteccia, una paletta di legno, possibili festoni di vegetali intrecciati e numerosi resti botanici, sul fondo.
Il mostro marino è un motivo spesso rappresentato sui mausolei nel I e II secolo .secolo dC . affermano gli archeologi dell'Inrap - perché simboleggia il viaggio verso i soggiorni dei beati dopo la morte