Una frase di Simone de Beauvoir, papessa del femminismo, e un'opera Klimt. Entrambe basate sulla sottolineatura della parte culturale notevolissima che contribuisce a trasformare il genere femminile in donne vere. Così si può dire, naturalmente del mondo maschile. Uomini non si nasce, lo si diventa. Il rapporto tra corporeo ed extracorporeo, uniti in un'unica sfera, produce ciò che siamo. Una donna o un uomo bellissimi, ma privi d'aura, precipitano nel vuoto. E questo, solo per fare un esempio, superficiale, ma immediato. Siamo pertanto chiamati quotidianamente alla Creazione, secondo un concetto di libero arbitrio ottimamente espresso, in chiave neoplatonica, da Pico della Mirandola
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“Da piccolo vedevo mia madre dipingere in casa, dipingeva spesso autoritratti. La ricordo bene mentre si faceva un autoritratto, uno dei suoi quadri preferiti se lo tiene sul caminetto ancora oggi e se lo guarda”. E cosa pensavi mentre la vedevi dipingere? Mi piaceva vederla disegnare perché mentre lo faceva riusciva anche a parlarmi, a badare a me e mentre dipingeva ricordo che era rilassata e mi chiedevo come riuscisse a dipingere così bene senza sforzarsi, e con un sorriso accennato, leggera e in pace"
Alessandra Sarritzu, la mia vita raccontata attraverso ricordi e vegetali sublimati dalla cianotipia
"È un progetto legato al senso di appartenenza e al concetto di memoria, di identità, di frammentazione e di tempo. Ragionando sulle mie origini e attraverso la scelta e la manipolazione di un personale materiale d'archivio, sviluppo delle immagini sospese nel tempo, che rappresentano una parte del mio vissuto che torna ad essere visibile e che possono essere lette come una sorta di autoritratti. Questo lavoro nasce dunque da un archivio, come luogo di attivazione del presente attraverso la memoria e per riflettere sulla funzione che svolgono le immagini, in particolare la fotografia".
"L'opera che ho presentato al Premio Nocivelli 2019 è Specchi dell'Anima. Quest'opera realizzata nel 2018 vuole riassumere la leggerezza dell'anima dei bambini. Gli hula hoop sono rappresentati come degli specchi che riflettono appunto l'anima, spensierata e giocherellosa, dei piccini, così come il cielo e le nuvole. L'opera è un collage digitale, ovvero, ho ritagliato le fotografie e le immagini sul software di grafica vettoriale Adobe Photoshop e poi ho assemblato insieme il tutto. Ho scelto quest'opera perchè è una delle opera che mi sta più a cuore, probabilmente perchè è quella che mi rappresenta di più"
"Pittura acrilica, olio, polvere e vari residui (capelli, peli di pennello...) si mischiano per creare vari effetti pittorici e rendere nella materia il processo di creazione che comprende fasi vive, di lavorazione e fasi “fisse” di osservazione, riposo e accumulazione di residui. Ho scelto quest’opera per la mia prima partecipazione ad un premio di tale importanza perché mi rappresenta in modo “sincero”. E’ un tentativo di esplorare il vero significato dell'autorappresentazione, cioè il compito paradossale di dover fissare l'immagine di un soggetto in sé incompleto, in costante mutamento. Esplora i temi ricorrenti della mia creazione come la confusione delle dimensioni, la coesistenza della vita e la morte o la corruzione inarrestabile dell’essere e della stessa opera d’arte".
"Lavoro cercando umanità in ciò che mi circonda. L’umanità che per definizione è caratteristica umana, per paradosso o contraddizione, viene additata spesso a tutto ciò che umano non è. Ad oggi l’uomo sembra più impegnato a trovare se stesso in tutto ciò che non è un suo simile. Il digitale, gli oggetti o gli animali sono intrisi di umanità grazie alla nostra percezione di essi. Cerco e studio il “Rapporto” inteso come relazione, in quanto può implicare ‘connessione’ più o meno oggettiva di momenti della realtà o del pensiero. L’elemento di modifica del contemporaneo sembra appartenere proprio al nostro rapporto con noi stessi, con lo spazio, il tempo ed con il mondo e non solo".
"Con questo progetto mi propongo di fare un omaggio ai miei artisti preferiti, integrando, mescolando e reinterpretando alcune delle loro caratteristiche stilistiche all’interno dello spazio creativo della mia serie di quadri “Aria dura per la finzione di uno scorcio urbano”. Questa interazione avviene tramite lo sviluppo e rimodellamento dello stile dell’artista all’interno della mia visione artistica o tramite un inserto stilisticamente ben definito e riconoscibile di elementi caratterizzanti dell’autore scelto."
I due amanti danteschi divennero protagonisti della pittura soltanto nell’Ottocento. Le diverse rappresentazioni dimostrano il mutamento del costume e del senso comune dell’amore. Fino a giungere all’eros-energia elettrica di Umberto Boccioni
La giovane artista : "Ho trovato in questi “vuoti” di informazioni un’apertura, una possibilità di aggiungere un secondo strato alla realtà e di creare quindi un monto immaginario, in cui ognuno abbia la possibilità di rifugiarsi e di farlo proprio. La frase Hic sunt dracones, dal latino Qui ci sono i draghi, veniva incisa nell’antichità per scoraggiare o, nel caso dei più avventurieri, per incoraggiare ad andare oltre i limiti conosciuti: era la password per accedere a un “altro” mondo. Hic Sunt Dracones segnava drasticamente il confine del conosciuto aprendo allo stesso tempo il varco verso l’ignoto e l’infinito".